QUANDO IL FALLO E’ DI RIGORE

DI MARIO RIGLI

Il fallo? pure io ho provato a farlo!

 

Il gigantesco fallo trovato nella piazza di Venezia, mi ha veramente incuriosito.
Era la prova lampante che in arte e specialmente in scultura questo soggetto è riprodotto da migliaia di anni.
L’anno scorso, mi pare, è stato trovato a Goteborg un fallo di tremila anni fa.

Il fallo di Goteborg

La mia perplessità nasceva però dal particolare periodo in cui ci troviamo e al quale l’installazione scultorea veniva esplicitamente collegata. I riferimenti non erano solo le scritte in pennarello indelebile sul marmo, ma soprattutto quella mascherina, anche lei scolpita, sulla cima del glande. Gli elastici questa volta non erano retti dagli orecchi, ma dai testicoli.
Si, ero perplesso perché oggi siamo quasi in uno stato di prostrazione per questa peste che ci attanaglia, peste della carne, ma anche dell’anima. L’”erezione” non mi pareva adatta!
L’umanità è smarrita, flaccida, moscia, ed usare un simbolo di potenza, di virilità, di fertilità per rappresentare questo periodo mi pareva del tutto fuori luogo.
I totem, gli obelischi, da sempre, nei secoli richiamano alla forza ed ora, invece, una specie di assuefazione sembra caratterizzare questa epoca.
No, le parole dell’autore sconosciuto, ma che ha rilasciato una intervista anonima, hanno davvero chiarito il perché autentico della installazione artistica.
– E’ una metafora del periodo difficilissimo che stiamo vivendo –
– E’ un invito a tenere duro, a non mollare, a rialzarsi –
– Il fallo maschile è un simbolo di vita, Venezia è viva e ha bisogno di vivere –
Quindi “erezione” contro “afflosciamento”.
Non so bene che fine abbiano fatto quei due quintali di marmo, so solo che ha fatto scandalo e non poteva essere diversamente.
E mi sono venuti in mente due episodi a me accaduti: uno per una scultura ed uno per un dipinto.
Si, scusatemi, se è arrivato il momento di specchiarsi nella pozzanghera, di guardare il proprio ombelico, di “dipignere se stesso”
La scultura.
Si tratta di un tronco di quercia scolpito molti anni fa. Per quello sono stato oscurato, bannato, ostracizzato più volte da Facebook, quindici giorni almeno a volta.
Non so se per il soggetto o per il titolo leggermente blasfemo.
La scultura si intitola “Uno e trino”, parole prese a prestito dalla Trinità. Il fatto è che “Uno”
si riferisce ad un fallo e “Trino” a tre testicoli.

Ora la scultura ha una cornice degna. Fa bella mostra di sè in uno studio commercialista di Roma e nessuno pare scandalizzarsi.

Il dipinto.
Del secondo episodio vi racconto cosa accadde quel giorno.

Stavo mangiando, petto di pollo all’olio e insalata. Lattuga, la mia lattuga coltivata da me. Nella mia ciotola c’era anche una cipollina novella tritata. Non in quella di Lisa, a lei non piace o forse ha paura per l’alito. E’ arrivato un messo notificatore.
– Rigli lei ha un avviso di garanzia per atti osceni in luogo pubblico.-
– Quali atti e quale luogo? –
– Non lo so, ma credo che si tratti di sue pubblicazioni (atti) di sue opere su
Facebook (luogo) –
– Ma sa di cosa si tratta? –
– Credo un piatto in ceramica –
– Ah, OK, aspetto ulteriori sviluppi, intanto indagate pure. –

Ricordai subito il soggetto, si chiamava “Annunciazione”

Mario Rigli : “Annunciazione” Tecnica mista su ceramica cm 60

Non è successo nulla per la causa che è stata lasciata cadere, ma il piatto mi è stato rubato insieme a molti altri miei lavori, in un magazzino in una casa in campagna.
….
Chissà cosa succederà al “Fallo di Venezia”?
Lo possono anche distruggere, ma ormai le sue foto sono entrate in rete e la scultura ha acquistato un po’ di eternità.