Migranti. Youssef (6 mesi) sepolto a Lampedusa. Ritardo nei soccorsi?

Di Ennio Remondino

Youssef

Non c’è geopolitica possibile a spiegare, dare una logica, una parvenza di giustificazione a quanto accaduto tre giorni fa nel Mediterraneo tra Libia e Lampedusa, il più vasto cimitero d’Europa per africani. Non è tema consueto per questo giornale. Ma perché prestare attenzione a questo dramma e non agli altri simili che si ripetono quasi giornalmente? Ma c’è Youssef, bimbo di 6 mesi che i filmati ci hanno mostrato mentre moriva annegato, e come fai ad ignorarlo? Presi nel mezzo tra sensibilità umana di genitori e nonni e la coerenza giornalistica del districarsi in mezzo a mille altri drammi contemporanei nel mondo, oggi ci concediamo qualche luccicone e indiretto senso di colpa per tutti gli Youssef del mondo.

Lampedusa, la nostra stessa rabbia e dolore

«Youssef aveva solo 6 mesi», a dire che se la morte cancella sempre e comunque la vita, morire nel modo in cui è morto Youssef, non ha giustificazione comprensibile. Parole meste quelle del parroco di Lampedusa, Carmelo la Magra, riferite da Avvenire, il giornale dei vescovi. Mercoledì il naufragio al largo della Libia, in cui sono morte altre cinque persone, due donne e tre uomini. Il corpicino di Youssef è stato portato sull’isola insieme alla giovane mamma e a una donna incinta.

Orazione funebre via facebook

«Caro Youssef – scrive il sacerdote – nei tuoi sei mesi di vita, niente avesti da bambino, né una culla, né giochi, né serenità o pace. Sei mesi e mai hai potuto essere bambino, come la tua mamma giovanissima e già al colmo del dolore. Noi oggi e sempre, qui, siamo la tua famiglia. Ci vediamo in cielo dove saremo bambini per sempre».

Vita eterna si o no, ma una vita decente su questa terra?

Il bimbo, soccorso insieme agli altri naufraghi da Open Arms, secondo la ong spagnola è morto a causa dei ritardi nell’intervento delle autorità europee che erano state sollecitate perché si prendessero subito carico dei sopravvissuti. Sei le vittime della tragedia del mare.

Stragi in mare. Il ricatto libico con le motovedette italiane

«Di fronte a eventi terribili come questo – dice il sindaco Totò Martello- l’opinione pubblica si commuove e si indigna, ma a questa reazione non segue un passo conseguente della Comunità europea sulla necessità di garantire la sicurezza nel Mediterraneo e si continua a scaricare sui territori di confine il peso maggiore della prima accoglienza».

Agrigento, inchiesta sui tempi dei soccorsi

Il fascicolo aperto dalla procura, è ‘per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e per naufragio colposo’. Per ora. Da capire i tempi dei soccorsi, se ci sono stati ritardi e per quali motivi, e se il bimbo poteva essere salvato. Alla Guardia costiera di Lampedusa la drammatica testimonianza della mamma di Youssef, la giovanissima Hajay che compirà 18 anni il prossimo 18 novembre. Con lei è stata ascoltata anche un’altra donna, evacuata dall’Open Arms perché incinta, mentre il resto dei naufragi attende ancora di essere sbarcato.

Registri di bordo e l’allarme lanciato dalla Ong

La procura ha acquisito i registri di bordo e delle comunicazioni partite in quelle ora dalla nave della Ong. Sia sul naufragio che sulle condizioni di Youssef. E dalla Open Arms arrivano altre immagini che toccano il cuore.

Sono quelle di un altro bambino, Bangaly, 6 anni, che racconta il naufragio e chiede “dove è mamma?”. La sua mamma è una delle due donne morte.

STRAGE CONTINUA

A pochi giorni dal drammatico evento costato la vita a sei persone tra cui il neonato Yìoussef, almeno 74 migranti sono morti annegati al largo delle coste libiche. Secondo l’Organizzazione internazionale per le migrazioni l’imbarcazione affondata trasportava oltre 120 persone, tra cui donne e bambini. I 47 sopravvissuti sono stati portati a riva dalla Guardia Costiera libica e da pescatori, 31 corpi sono stati recuperati. Poi poco più tardi ancora vittime al largo della Libia: altri 20 migranti annegati. A farlo sapere Medici senza Frontiere.

da Remocontro

#EnnioRemondino

Ennio Remondino, nato a Genova 1 novembre 1945.
Giornalista, corrispondente estero, inviato di guerra Remocontro.it la virtù del dubbio, spazio giornalistico aperto.
Libri:
Da Belgrado in diretta telefonica (coautore) con Rosanna Cancellieri, Manni Editori, 1999
La televisione va alla guerra, Sperling & Kupfer, 2002
Tutti sporchi comunisti?, Sperling & Kupfer, maggio 2003
Senza regole. Gli imperi televisivi all’assalto dell’Europa, Editori Riuniti, 2004. Niente di vero sul fronte occidentale. Da Omero a Bush, la verità sulle bugie di guerra, Rubbettino Editore, 2009