25 Novembre
Eppure pensavo che si trattasse di amore/
avremmo scalato montagne, attraversato foreste /
che mai mi avresti procurato dolore /
che avresti gioito sulle mie carni peste/
e invece in un angolo buio ho stretto i ginocchi/
in attesa di botte, di calci e di sputi/
con le mai tremanti ho coperto gli occhi /
ho pensato al tempo, agli anni perduti/
mi hai privato dell’ultimo filo di voce /
ho sentito il caldo del sangue colare dal naso/
i miei e tuoi figli hai messo in croce /
ti sei scoperto tu, non bestia a caso/
tu non potevi essere Adamo/
la mia non è la tua costola/
era falso ogni tuo “ti amo” /
tu solo una fetida pustola./
Ed io madre, moglie, sorella e donna/
davo di me più del dovuto/
dell’umanità mi pensavo colonna/
e per te ero solo starnuto/
la tua lama che penetra non fa male/
io vivrò ancora anche se perdo la vita/
solo un passaggio duro da affrontare
ma per te è sicuramente finita,
non calpesterò più le strade del mondo
ne solcherò le onde del mare
ma tu, essere nauseabondo
non sai cosa vuol dire amare.
Nei miei palmi hai piantato chiodi
come nelle mani dei nostri figli
suppliche e lamenti più non odi
devi sprofondare, non hai più appigli.
(Mario Rigli)