CI VUOLE ORECCHIO

DI MARIO RIGLI

 

 

 

Io veramente lo avrei chiamato “chiusura” o “confinamento” o “prigionia” invece che “lock down” , ma si sa l’inglese, a volte, è di gran moda rispetto all’italiano.
– No – mi ha suggerito un mio amico virtuale stamani – non è per questo, ma per l’assonanza ottimistica a “luck town”! –
Non ci avevo pensato, ma è forse meglio immaginare una “citta della fortuna” che una “clausura” entro quattro pareti.
Il fatto è che io sto diventando insofferente a questo lock down comunque lo si immagini.
E non solo quando lo rispetto ossessivamente, ma anche quando ne allargo un po’ le maglie, allargatura rigorosamente consentita, come andare a comprare il pane o le sigarette o l’Urorec per la prostata.
Si, mi sento in galera anche fuori. Vi spiego.
Sono un po’ sordo, anzi più di un po’ per certe frequenze, e prima del Covid mi dovevo avvicinare all’interlocutore a meno di un metro per udire, e se ero più lontano avevo un valido aiuto scrutando il labiale dell’altro.
Ora la distanza e la bocca coperta mi hanno privato di tutto questo. Non posso stare sempre a dire. “come?” , “ehh!”. Cerco di evitare i contatti allora, cammino veloce e a testa china e solo quando sento un saluto o mi chiamano mi avvicino. Il toccarsi il gomito non è come stringersi la mano, cerco di evitare anche questo, un semplice ciao, un sorriso invisibile sotto la mascherina e me ne vado.
Ma il mio cruccio più grande è un altro. Il mio cruccio più grande sono i miei orecchi.
Ho dei padiglioni auricolari ben visibili, alla Spock per intenderci.

Come chi è Spock? Quello di Star Trek! Allora come quelli del sindaco di Roma. Avete presente di come gli orecchi a Virginia le escano sempre dai capelli? Come quelli, come quelli di Spock e di Virginia.

Ma a loro differenza la mia cartilagine è tenera, flebile, duttile, malleabile. La mia cartilagine è “tenerume” avrebbe detto mio babbo. Lui chiamava “tenerume” la cartilagine del pollo, del maiale, dell’agnello.
– E’ tenerume, è più buono della carne, è vicino all’osso, ma tenero, mangialo! – diceva a noi figli quando scartavamo troppo della nostra porzione.
Sì, i miei padiglioni sono teneri come quelli di un neonato.
– E allora? –
Allora non reggono le mascherine!. Le prime volte che le indossavo sentivo l’orecchio che si piegava, piano piano cedeva fino a che l’elastico non saltava. Lo rimettevo, poi la stessa cosa dall’altra parte e la mascherina penzolava ciondoloni dall’orecchio che aveva resistito. Qualche volta mi facevano “gueo” insieme e la mascherina volava a terra.
Per fortuna mia moglie è esperta di cucito e ha messo un terzo elastico fra i due che mi tiene alla nuca,
Ora anche i miei orecchi si comportano bene e non sono più menci, mosci, flaccidi come un pene dopo un orgasmo multiplo e prolungato.