‘MANI PULITE’ IN VATICANO, IL CARDINALE BECCIU LASCIA INCARICO E PRIVILEGI PER L’AFFARE IMMOBILIARE DI LONDRA

Di Ennio Remondino

   

Bollettino della Sala stampa vaticana. “Il Santo Padre ha accettato la rinuncia dalla carica di Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi e dai diritti connessi al Cardinalato, presentata da Sua Eminenza il Cardinale Giovanni Angelo Becciu». Problema giuridico-morale, l’utilizzo dei soldi dell’Obolo di san Pietro, il fondo raccolto per le opere di aiuto ai poveri. «L’intera cassa vaticana affidata al finanziere Enrico Crasso, ex Credit Suisse”, che aveva indirizzato gli investimenti vaticani verso fondi speculativi con sede in paradisi fiscali».
Peggio, Becciu «avrebbe chiesto e ottenuto per ben due volte un finanziamento a fondo perduto in favore della cooperativa Spes, braccio operativo della Caritas di Ozieri, provincia di Sassari, di cui titolare e rappresentante legale è il fratello Tonino».

Un solo precedente nella storia bimillenaria della Chiesa cattolica

Travolto dall’affare “opaco” (parole del segretario di Stato Pietro Parolin) della compravendita del Palazzo di Londra dal finanziere Raffaele Mincione, l’arcivescovo Angelo Becciu si è dimesso non solo dall’ufficio di Capo Dicastero delle Cause dei Santi, ma anche dai “diritti connessi al fatto di essere cardinale”, a partire da quello di entrare al prossimo Conclave. Lascerà insomma la porpora.
Non si ha memoria di un evento così dirompente per la Curia romana e il Vaticano, che pure di recente ha visto la dismissione allo stato laicale di un altro cardinale, Theodore McCarrick. All’inizio del’900, Papa Pio XI fece dimettere il cardinale francese Louis Bouyer. ″In quel caso – osserva don Davide Scito, docente di Diritto canonico alla Pontificia Università della Santa Croce. – fu per motivi dottrinali”. Ma qui è tutta un’altra vicenda.

Affare ‘Fumo di Londra’

Più indagini penali in corso in Vaticano su una vicenda «veramente avvolta dal fumo di Londra», scrive Maria Antonietta Calabrò sull’UffPost, indietro nel tempo fino al 2012. La spinosa storia della compravendita di un palazzo intero nel quartiere più lussuoso di Londra. «Il fatto che l’ex cardinale abbia dovuto presentare le sue dimissioni al Papa dimostra un fatto emblematico, che ormai in Vaticano paga anche chi è al vertice».

La legge canonica è uguale per tutti

L’inchiesta avviata nel 2019 aveva sino a ieri ha portato alla sospensione di cinque funzionari -due dirigenti della Segreteria di Stato, Vincenzo Mauriello e Fabrizio Tirabassi, un’addetta all’amministrazione, Caterina Sansone e due alti dirigenti vaticani, monsignor Maurizio Carlino, capo dell’Ufficio informazione e Documentazione (ed ex segretario personale di Becciu), e l’ex direttore dell’Aif (l’istituto vaticano di controllo finanziario) Tommaso Di Ruzza. Lo scorso giugno era stato arrestato dalla Gendarmeria vaticana il broker di Termoli, Gianluigi Torzi. Mentre il finanziere Mincione ha “concordato” una sua collaborazione attraverso una rogatoria in Italia.

«Ho dato 200 mila euro a mio fratello»

Intervista dopo aver rassegnato le dimissioni, l’ormai ex cardinale si difende. «Ho detto al Papa: perché mi fai questo?» «Nel nostro incontro il Santo Padre mi ha spiegato che avrei favorito i miei fratelli e le loro aziende con i soldi della Segreteria di Stato, ma io posso spiegare». Il cardinale Becciu non nega che una coop riconducibile al fratello Tonino venga finanziata con fondi Cei provenienti dall′8 per mille grazie a sua esplicita richiesta. Secondo gli investigatori altri 100 mila euro sarebbero arrivati alla cooperativa dai fondi della Segreteria di Stato: «Errato -risponde Becciu- io da sostituto non ho mai dato i denari alla cooperativa di mio fratello, ma alla Caritas di Ozimo. Ho appena chiamato il vescovo di Sassari che tra l’altro mi ha detto che quei soldi sono ancora in cassa in diocesi».

Fra Caritas e famiglia

C’è anche una srl specializzata in porte e finestre riconducibile a un altro fratello Becciu che avrebbe ottenuto, spiega il nuovo quotidiano, commesse rilevanti grazie ai buoni uffici dell’Eminenza, denaro proveniente dalle nunziature e dunque dalla Segreteria di Stato: «Vero – conferma Becciu – il nunzio in Egitto conosceva mio fratello, e lui ha fatto lavori per circa 140 mila euro per cambiare gli infissi della sede, ma anche qui francamente non vedo il reato». Ma gli stessi infissi del fratello per la nunziatura di Cuba. «Non conoscevo nessun altro, era ovvio usassi la ditta di mio fratello». Becciu afferma oggi di non aver «rubato un euro. Non so se sono indagato, ma se mi mandano a processo mi difenderò».

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#EnnioRemondino

Ennio Remondino, nato a Genova 1 novembre 1945.
Giornalista, corrispondente estero, inviato di guerra Remocontro.it la virtù del dubbio, spazio giornalistico aperto.
Libri:
Da Belgrado in diretta telefonica (coautore) con Rosanna Cancellieri, Manni Editori, 1999
La televisione va alla guerra, Sperling & Kupfer, 2002
Tutti sporchi comunisti?, Sperling & Kupfer, maggio 2003
Senza regole. Gli imperi televisivi all’assalto dell’Europa, Editori Riuniti, 2004. Niente di vero sul fronte occidentale. Da Omero a Bush, la verità sulle bugie di guerra, Rubbettino Editore, 2009