MA QUANTO È FAZIOSA LA DESTRA DI SALVINI E DELLA MELONI. DELLA POLITICA EUROPEA NON SA NULLA E BLATERA SENZA SENSO

DI MARINA POMANTE

Una destra che freme per infangare le mosse di questo governo, e non aspetta nemmeno che la conferenza stampa finale dell’Eurogruppo sia finita per insorgere contro il presunto tradimento del governo al tavolo della trattativa.

Ieri Matteo Salvini e Giorgia Meloni hanno usato toni forti: “Non ci sono gli Eurobond che voleva Conte ma c’è il Mes – asseriva il leader della Lega – una Caporetto, una drammatica ipoteca sul futuro, sul lavoro e sul risparmio dei nostri figli”. E ancora: “Siamo fuori dalla legge, siamo alla dittatura nel nome del virus. Presenteremo una mozione di sfiducia al ministro Gualtieri”.

Anche Giorgia Meloni spara su Gualtieri, Conte e Di Maio: “Il ministro Gualtieri ha firmato per attivare il Mes, niente Eurobond e Italia messa sotto tutela. Alla fine hanno vinto i diktat di Germania e Olanda, il governo in questi giorni ha fatto finta di alzare la voce ma, tanto per cambiare, si è piegato ai dogmi nordeuropei. Ora Conte, Gualtieri e Di Maio dovranno affrontare il Parlamento, dove Fratelli d’Italia è già schierato per impedire questo atto di alto tradimento verso il popolo italiano”.

Intanto Roberto Gualtieri spiegava: “L’Italia vince, zero condizionalità sul Mes”. Si intende, spiegano dal ministero dell’Economia, che non ci sono richieste di austerità o aggiustamento del deficit, ma si chiede solo che i fondi e le risorse che arrivano dal Mes vengano utilizzati per affrontare le spese sanitarie, dirette e indirette, legate alla crisi Covid19.

Ma i primi malumori erano emersi anche nei 5Stelle, da sempre in prima linea nella battaglia contro il fondo Salva-Stati: “La proposta di accordo che è stata negoziata all’Eurogruppo dal ministro Gualtieri è palesemente da rigettare”, dice il deputato Pino Cabras, membro della commissione esteri della Camera. E il senatore Michele Giarrusso: “Lo dico a chiare lettere: se il governo ha detto sì al Mes, questa maggioranza non avrà più il mio voto”. Insomma, nell’attesa del vertice dei capi di Stato e di governo, una grana per il governo. Il reggente 5Stelle, Vito Crimi, aveva provato a rassicurare la galassia grillina in fermento: “Non è stato firmato o attivato nessun Mes e non lo faremo, basta bufale. Non importa quanto siano ridotte le condizionalità. M5s continua a sostenere la linea di sempre, quella rivendicata dal presidente Conte: sì Eurobond, no Mes”.

Dalla maggioranza, è intervenuto Matteo Renzi, che ha difeso l’intesa: “Da quello che si capisce, pare che si sia fatto un pacchetto complessivo che tiene in considerazione un po’ gli impegni di tutti. Si è fatto un buon lavoro. Penso che a questo punto tutti gli alibi legati all’Europa vengano meno. Se non ci fosse stata la Bce o la sospensione del Patto saremmo già falliti”. E il vicesegretario Pd, Andrea Orlando: “Le forze politiche che sbraitano contro il Mes fanno finta di non capire che l’attuale versione è senza condizionalità, ma soprattutto che il nostro Paese non sarà tenuto a utilizzarlo. Chi si definisce patriota in questo momento lavora per concretizzare un risultato che da stasera è a portata di mano, e non per fare saltare il banco, facendo pagare il prezzo più alto agli italiani”.

La proposta non parla di Mes, quello era stato già firmato nel 2011 da Berlusconi, Meloni e lega, e confermato poi da Monti nel 2012 con l’avallo di Berlusconi e Meloni.
Nessuno ha mai potuto chiedere a Conte di eliminare il Mes. Perché non è possibile farlo.
E questo, lo sa molto bene la destra.
Oggi, ciò che si sta tentando di fare, è mitigare i trattati del Mes già esistenti.
La proposta presentata dall’Italia all’Eurogruppo, prevede di alleggerire almeno in parte, le regole stringenti del Mes.
Ieri non è stato dunque firmato nulla.
La firma spetta al Ministro degli Esteri, Di Maio.
Ma Di Maio non ha firmato e non firmerà nulla neppure in seguito.
È lui stesso a dichiararlo in un video girato questa mattina.
Per ora si è riusciti ad ottenere l’esclusione dal Mes, per le spese sanitarie derivanti direttamente o indirettamente da Covid19.

Oggi Conte fa chiarezza e decreta la fine delle bugie, il premier ha annunciato che terrà nella giornata di oggi una conferenza stampa per aggiornare il paese su importanti questioni legate all’emergenza Coronavirus in Italia. Lo ha fatto con un messaggio pubblicato sul suo account Twitter: “Io ho una sola parola: la mia posizione e quella del Governo sul Mes non è mai cambiata e mai cambierà. Più tardi in conferenza stampa vi aggiornerò su questo e su altre importanti questioni che riguardano il nostro Paese. A più tardi”. È probabile che il presidente del Consiglio ufficializzerà anche la proroga fino al 3 maggio delle misure restrittive per evitare il diffondersi del contagio.

È il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia a commentare a Radio24: “Inizia ad esserci una consapevolezza europea, ma per uscire dall’emergenza serve sia il Mes senza condizioni, sia l’eurobond. Siamo di fronte a due guerre, una al virus e ai contagi e una che dobbiamo vincere per evitare che la recessione diventi depressione”.

Occorre spiegare che la posizione del governo è inalterata sulla questione del MES, non sembra quindi opportuno il fuoco di fila aperto dall’opposizione, solo allo scopo di una improbabile campagna elettorale sempre attiva.
Da più parti arrivano messaggi alle forze politiche, invitando tutti ad una maggiore distensione e ad una coesione per la risoluzione del problema che ci vede tutti sulla stessa barca. A poco valgono polemiche sterili e strumentali, contro quella che di fatto è una realtà conclamata, il governo del nostro Paese sta cambiando i poteri in Europa, sarebbe ora di smetterla di gridare al lupo. Almeno per il rispetto dei cittadini.
Chi inneggia all’abbandono della Ue, senza prima aver provato le vie della trasformazione, dimentica di mettere in conto che laddove il nostro Paese si trovasse da solo a combattere l’emergenza pandemia e poi successivamente a impegnare misure per il rilancio dell’economia, si sarebbe costretti a pensare ad uno stretto regime di tassazione, di tagli e a quant’altro si rendesse necessario per uscire da quella che inevitabilmente diverrebbe una recessione di livelli macroscopici. Non è il tempo della demagogia che si appoggia al sovranismo per dar corpo al proprio assunto, è per contro, il momento di ottenere una stabilità Europea che volti pagina e accolga nuovi concetti. E questo, malgrado le chiacchiere da bar, è proprio quello che sta accadendo grazie all’Italia.

Link