L’EUROPA SIETE VOI. NON E’ UN BANDIERA DA BRUCIARE

DI MARIO RIGLI

Non so se tutti lo sapete, speriamo di no, ma oggi dovrebbe essere una giornata di follia pura. E’ diventato ormai virale sulla rete l’invito a bruciare la bandiera dell’Europa, nelle piazze e nei terrazzi. A parte la possibilità di vilipendio, a parte la possibilità di incendiare case ed appartamenti, ma vi rendete conto di invitare ai roghi. C’è qualcuno che si dimentica che in tempi passati “cupe vampe” hanno bruciato carni ed anime, pensieri ed idee, libri e strumenti musicali, quadri e bandiere, si, bandiere per l’appunto. Nemmeno un momento con la tristezza pesante di un macigno come questo riesce a rinsavire l’uomo. Eppure quei canti, quei suoni dai terrazzi, sembravano una svolta al pensiero dilagante, alle divisioni alla recinzione con filo spinato dei propri orti. Non abbiamo saputo cogliere neppure questa occasione.
Eppure io spero che la gente canti dai loro balconi stasera, non appicchi roghi.

E allora ho voglia di parlare di Europa. Di quell’Europa che intendo io. Dell’Europa che era nei sogni dei ragazzi della mia generazione, di quella Europa che ti faceva sentire a casa tua anche se eri a Lisbona, a Berlino, a Varsavia, a Parigi, a Londra. Di quell’Europa che ti permise di viaggiare libero senza fermarti alla dogana, senza sbarre, senza frontiere. Dell’Europa che secondo Ovidio è figlia di Agenore re di TZUR, una città italiana, una antica città sarda, o nipote di Agenore secondo la mitologia greca, madre di Minosse, fra gli altri, si Minosse quello del Labirinto. Di quella terra che in onore proprio alla madre di Minosse re di Creta e che stava a nord dell’Isola fu chiamata Europa.
Di quell’Europa che riavvicinava tutti i giovani di stati nazionali e sovrani ed isolati, di quell’Europa che ci faceva sentire sempre e comunque a casa, di Erasmus, degli angeli del Fango, dei ragazzi che abbattevano il muro di Berlino, dei ragazzi che rendevano omaggio sulla tomba di Jan Palach a Varsavia o di Panagulis ad Atene.
Ma non ho tempo oggi per tutte le cose che vorrei dire e che mi vengono alla mente, ma lo farò un giorno.
Oggi voglio solo dire a voi giovani europei, a voi ragazzi dell’Europa, un sogno non ha la sua alba molto presto, anzi bisogna lottare a lungo contro il buio per ottenere la luce, forse qualche utopia dell’uomo dell’Olocene e del quaternario diventa realtà oggi, ed allora vi dico ragazzi dell’Europa, coltivatelo ancora questo sogno, cullatelo e battetevi per esso. Solo con voi l’Europa diverrà compiuta, la finanza nulla può a lungo contro i sogni né può la supremazia di uno stato sull’altro. Datevi da fare, io con i capelli bianchi, sarò ancora con voi e pianterò un olivo fino alla fine dei miei giorni e tu ragazzo metti un verso a questa poesia che è ancora monca. Non aspetta che te, ti prego continua a sognare. Sogna ragazzo, sogna ragazzo dell’Europa.

E stasera non appiccate roghi, cantate!
Io canterò questa: