IL GUARITORE

DI MARIO RIGLI

 

Il guaritore, un tipo allampanato dal colore di un cadavere nella sua camicia bianca e giacca nera, con guance affossate ed occhiaie profonde di un bluastro-viola allestiva il banco vicino alla strada che conduce al cimitero, proprio davanti alla stalla dei tori da monta del “Boneca”. Aveva una parlantina speciale e produceva un prodotto miracoloso, efficace contro ogni tipo di malanno, una specie di pomata in delle scatoline di “latta” con sopra una descrizione in uno strano e indecifrabile alfabeto. Penso che l’adoprasse anche come brillantina, i suoi capelli, pettinati all’indietro, erano appiccicati al cranio, umidi e unti. Sul banco un barattolo di vetro con una vipera sotto formalina, un cobra imbalsamato, una vedova nera rinsecchita e infilzata con uno spillone su una tavoletta di legno e un piede, come di cera, con ferite fra le dita e sul dorso. A parte il piede non riuscivo a capire come potessero essergli utili nella vendita le altre cose, però facevano scena. Vendeva anche lamette confezionate in stecche di pacchettini coloratissimi come le figurine con le quali giocavamo a “figura e zucconi”, e non anonimi come le “Gillette” che usava mio padre per la sua dura barbaccia.