Un giorno in un campo nacque un fiore. Chissà come, il seme forse fu trasportato dal vento od il polline dalle api. Il profumo intenso, i colori vivaci come nello spartito dell’arcobaleno. Era così bello e profumato che la gente gli si avvicinava troppo, e fu calpestato per odorarlo, fu reciso per metterlo in vaso. Il fiore cercò di difendersi, fece crescere sul suo ramo, sulle sue foglie e sui suoi petali delle spine. La sua bellezza rimase intatta, intatta la fragranza che emanava.
Ma si odorava ed ammirava con prudenza ora, un po’ da lontano. Ed il fiore crebbe sempre più bello e profumato.
C’era una volta e una volta non c’era.
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Sono sotto chiave i tesori,
sempre per essere dai ladri
preservati, da chi non li apprezza,
da chi non vede la loro lucentezza.
E la chiave della natura sono le spine.
Grazie o Rosa per le tue spine,
grazie grappolo dell’Acacia
bianco e odoroso per i tuoi aculei,
Grazie Euforbia per aver assaporato
il sangue di Cristo nella sua corona di re.
Grazie Cardo che mi allieti del tuo
viola splendido nel mio campo.