ELEZIONI 2020: VINCITORI E VINTI, ANCHE A SORPRESA

DI MARINA POMANTE

Ha vinto il Sì al referendum costituzionale del 20 e 21 settembre 2020 sul taglio del numero dei parlamentari. Un referendum confermativo che ha visto l’espressione di quasi il 70% dei consensi, per essere precisi, il 69,5%. Per il No che ha ottenuto poco più del 30%, si sono schierati esattamente il 30,4% degli aventi diritto.

Il pomeriggio di ieri era invece iniziato tutto in salita per il governo Conte, ma alla fine è riusciuto a strappare il pareggio, che è arrivato quasi alla fine.

Le Regionali danno nuovo slancio al Governo e alla maggioranza. Nicola Zingaretti commentando i risultati ha dichiarato che è la vittoria dei Dem, definendo “un pochino sconfitti” la Lega e “tutti coloro che volevano fare cadere il Governo”.
Nelle critiche non ha risparmiato neanche i 5stelle: “Se i nostri alleati ci avessero ascoltato di più avremmo vinto quasi ovunque”. Una proposta valida per le prossime battaglie” ha rilanciato. Saranno battaglie importanti, dal Mes ai decreti sicurezza passando per i 209 miliardi del Recovery Fund, da condurre “da alleati, non da avversari” ha poi concluso.

Il segretario Dem ne esce da vincitore e con la certezza di porre la propria leadership sugli equilibri interni alla maggioranza e freezare la sua direzione al Nazareno. I presupposti sembrano esserci tutti, il suo “percorso politico” ha un fine a lunga percorrenza, andare avanti e contendere alle destre la vittoria alle prossime elezioni politiche. Una sfida che dà nuova linfa ai Dem, che li vede rinnovare la loro immagine e impegnarsi per vincere.

In tutto questo, il Movimento 5 stelle, che di fatto non partecipa alle Regionali, trova appiglio al risultato referendario e rivendica un vittoria “storica”. Si autocelebra come il vero motore del cambiamento di questa legislatura, come si evince dalle parole del Capo politico Vito Crimi. Il quale tuttavia ammette che il risultato delle Regionali: “è stato inferiore rispetto alle precedenti elezioni” e aggiunge: “da domani riparte il percorso per nuove sfide e obiettivi”.
Ma dentro lo stesso Movimento alberga il malcontento e la ricerca di un leader forte è sempre più incalzante. Luigi Di Maio, non guarda le Regionali, pensa solo al risultato del referendum: “Diverse Forze si sono riunite sotto il vessillo del No con il solo scopo di colpire il governo e anche il sottoscritto”, incalzando: “il voto è stato un boomerang per chi cullava il sogno di mandare a casa l’esecutivo”.

Con questa nuova riforma però, i pentastellati non hanno valutato il rischio, che a lasciarci le penne alle prossime elezioni, potrebbero essere proprio loro, dopo l’ennesima conferma che li vede oggi solo quarta forza politica… Quindi, un tripudio beffardo, a doppia lama, che rischia di far implodere lo stesso partito e tutte le convinzioni politiche che lo hanno sostenuto fino a ieri.

Anche se il Governo e la maggioranza sono salvi, il Movimento dovrà intraprendere un nuovo progetto, lontano da quello che è stato fino ad oggi, pur controvoglia e storcendo il naso per le prossime elezioni, dovranno trovare il partner giusto per nuove alleanze.

Esultano i leader di centrodestra, che apportano una nuova medaglia sul bilancio nazionale delle regioni da loro amministrate: “Se i dati verranno confermati, da domani Lega e centrodestra saranno alla guida di 15 Regioni su 20!”, afferma felice Matteo Salvini, in corso di spoglio. Si registra però la seconda sconfitta (dopo quella di Lucia Borgonzoni in Emilia Romagna) di una sua candidata, in questo caso Susanna Ceccardi in Toscana, Quella che dai più era considerata la sfida decisiva. È ancora, cosa non da poco, Il leader del Carroccio non può fare sua, la vittoria a valanga di Luca Zaia in Veneto… Il governatore triplica con la sua lista i consensi ottenuti dalla Lega!

La Meloni reputa queste regionali un nuovo tassello per far cadere il Governo, che a suo dire “ne esce indebolito, mentre il centrodestra si rafforza”. La presidente di Fratelli d’Italia pone l’accento su come il suo partito abbia aumentato i propri consensi. Giorgia Meloni è “arrivata” ad Ancona, con Francesco Acquaroli, che ha strappato le Marche al centrosinistra. Non può invece cantare vittoria con Raffaele Fitto in Puglia, dove sperava di superare il centrosinistra e conquistare la regione, anche per dare un messaggio interno all’alleanza.

Flop per Forza Italia, che dagli scrutini risulta essere intorno alla doppia cifra, considerata, specialmente al sud, obiettivo minimo.

Silvio Berlusconi, come sappiamo non ha potuto partecipare come avrebbe voluto alla campagna elettorale, ma l’analisi sul risultato non permette giustificazioni.

È Italia Viva ad uscire male dal risultato elettorale: in Puglia Ivan Scalfarotto, doveva impedire la rielezione di Michele Emiliano, si è però fermato a poco più di un punto e mezzo. In Toscana, Giani avrebbe vinto anche senza il contribuito del Partito di Renzi che non si schioda da percentuali intorno al 2-3%.

Il vicesegretario del Pd Andrea Orlando intervistato ad Agorà su Rai Tre ha detto: “Un ingresso di Zingaretti nel governo? E’ una valutazione che non è all’ordine del giorno, abbiamo sempre detto che si deve ragionare sulle cose, non sulle persone”, “non c’è una richiesta in questo senso”. E ha concluso: “Non possiamo perdere l’occasione del Recovery e serve più coordinamento tra i ministeri. Credo che ci sia bisogno di questo, ma se viene derubricato ad un toto-poltrone è un’occasione persa”.

Terminato lo scrutinio del referendum e delle elezioni Regionali, dalle ore 9 si è passati allo spoglio dei voti delle elezioni comunali e di quelli della Valle d’Aosta a statuto speciale.

Si è votato in 958 Comuni, tra questi, 15 capoluoghi di provincia.
I dati definitivi sull’affluenza hanno fatto segnare il 66,19%, quindi in crescita rispetto a 5 anni fa. (I valori riguardano i 606 Comuni delle 15 Regioni a statuto ordinario).

#MarinaPomante

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