I SASSOLINI NELLA SCARPA, BOB DYLAN, MOGOL E BLOWING IN THE WIND

DI MARIO RIGLI

E’ tantissimo che volevo scrivere queste cose. Certamente alcune decine di anni. E ho camminato con i sassolini nelle scarpe, cercando di pestare piano. Non volevo criticare un mostro sacro, un grande davvero. Ma anche i grandi a volte toppano. E allora ne scrivo ora, a distanza di anni, da quando ho sentito fastidio ai piedi per quegli insopportabili sassolini. Il mostro sacro è Giulio Rapetti, in arte Mogol, davvero un grande. Un paroliere poeta, che ci ha regalato autentiche emozioni. Ci ha trasformato in mari che non si lasciano arginare da scogli, ci ha fatto volare anche contro la nostra volontà, ci ha fatto respirare cieli e mari, ci ha fatto calpestare erbe e nuvole. Ci ha fatto sognare. E Mogol è stato ed è un autentico poeta. Senza le sue parole la pur meravigliosa musica di Battisti o di Cocciante o di molti altri non sarebbe stata la stessa. Forse molte melodie ci sarebbero passate inosservate, non con le sue parole.
Ma Giulio Rapetti era già grande prima di Lucio Battisti. Vi dico alcuni brani che ha scritto: “E’ la pioggia che va” e “Che colpa abbiamo noi” per i Rokes, “ Nel ristorante di Alice” “Un angelo blu” per l’Equipe 84, “Una lacrima sul viso” e “Se piangi, se ridi” per Bobby Solo, “La spada nel cuore” e “Riderà” per Little Tony, “A chi” per fausto Leali, “Sognando la California” Senza luce” “Il primo giorno di Primavera” per i Dik Dik, ma moltissime altre ancora.
Già Nel 1961 vinse Festival di Sanremo con Al di là, scritta con il Maestro Carlo Donida ed interpretata da Luciano Tajoli e Betty Curtis.

Va da sé che alcune delle canzoni citate sono traduzioni di pezzi in inglese, come “Sognando la California” versione italiana di California Dreamin’ degli americani The Mamas & the Papas, e “ Senza luce” versione italiana di A Whiter Shade of Pale dei Procol Harum.

 

Non dirò di California Dreamin’ o di A Whiter Shade of Pale o delle molte altre che ebbero successo negli anni sessanta, non ho controllato originale e traduzione . Voglio parlare in particolare di una canzone che mi ha segnato: “Blowin’ in the wind” di Robert Allen Zimmerman, in arte Bob Dylan.

Occorre però fare qualche premessa.
Tradurre una poesia o una canzone non è facile: I migliori traduttori sono stati sempre poeti. Cioè non occorrere conoscere la lingua di origine alla perfezione, naturalmente bisogna conoscerla, ma l’importante è rispettare della poesia e della canzone, la musicalità, il pathos. Un poeta può rendere meglio di un esperto linguista la poesia nella sua lingua. Può tradurre più l’emozioni che letteralmente i versi originali. Nelle canzoni il problema è ancora più arduo oltre il sentire bisogna rispettare la melodia musicale. Mogol è un poeta, quindi chi meglio di lui poteva soddisfare a questo?
Ci sono però due condizioni da rispettare: il messaggio che l’autore primigenio voleva mandare ed il tradurlo con parole poetiche rispettando la melodia di partenza.

Mogol non ha fatto tutto questo in Blowin’ in the wind.

Anche Bob Dylan era ed è un poeta, ma Bob Dylan è anche di più. Bob Dylan è stato un Maestro, un Profeta che ha segnato tutta una generazione, la mia generazione. Un profeta dell’impegno, della pace, dell’umanità. I suoi testi negli anni 70 erano nelle antologie poetiche delle medie in Italia e in tutte le antologie poetiche delle scuole del mondo. Un vate e non solo un cantore di quei tempi, del mio tempo.

Ed ecco Blowin’ in the wind

How many roads must a man walk down
Before you call him a man?
Yes, ‘n’ how many seas must a white dove sail
Before she sleeps in the sand?
Yes, ‘n’ how many times must the cannon balls fly
Before they’re forever banned?
The answer, my friend, is blowin’ in the wind,
The answer is blowin’ in the wind.

How many times must a man look up
Before he can see the sky?
Yes, ‘n’ how many ears must one man have
Before he can hear people cry?
Yes, ‘n’ how many deaths will it take till he knows
That too many people have died?
The answer, my friend, is blowin’ in the wind,
The answer is blowin’ in the wind.

How many years can a mountain exist
Before it’s washed to the sea?
Yes, ‘n’ how many years can some people exist
Before they’re allowed to be free?
Yes, ‘n’ how many times can a man turn his head,
Pretending he just doesn’t see?
The answer, my friend, is blowin’ in the wind,
The answer is blowin’ in the wind.

E questa è la traduzione che io ne ho fatto, rispettando il senso letterale, ma molte traduzioni sono disponibili in rete e poco si differenziano dalla mia.

Quante strade un uomo deve percorrere
Prima che lo si possa chiamare uomo?
Sì, e quanti mari deve sorvolare una colomba bianca
Prima che possa riposare sulla sabbia?
Sì, e quante volte palle di cannone ci dovranno sorvolare
Prima che siano bandite per sempre?
La risposta, amico, sta soffiando nel vento
La risposta sta soffiando nel vento
Quante volte un uomo deve guardare in alto
Prima che riesca a vedere il cielo?
Sì, e quante orecchie un uomo deve avere
Prima che riesca ad ascoltare la gente piangere?
Sì, e quante morti ci vorranno perché sappia
Che troppe persone sono morte?
La risposta, amico, sta soffiando nel vento
La risposta sta soffiando nel vento
Quanti anni può esistere una montagna
Prima di essere spazzata fino al mare?
Sì, e quanti anni la gente deve vivere
Prima che possa essere finalmente libera?
Sì, e quante volte un uomo può voltare la testa
Fingendo di non vedere?
La risposta, amico, sta soffiando nel vento
La risposta sta soffiando nel vento

Questa invece è la versione di Mogol al secolo Giulio Rapetti

Quante le strade che un uomo farà
e quando fermarsi potrà?
Quanti mari un gabbiano dovrà attraversar
per giungere e per riposar?
Quando tutta la gente del mondo riavrà
per sempre la sua libertà?
Risposta non c’è, o forse chi lo sa,
caduta nel vento sarà.
Quando dal mare un’onda verrà
che i monti lavare potrà?
Quante volte un uomo dovrà litigar
sapendo che è inutile odiar?
E poi quante persone dovranno morir
perché siamo in troppi a morir?
Risposta non c’è, o forse chi lo sa,
caduta nel vento sarà.
Quanti cannoni dovranno sparar
e quando la pace verrà?
Quanti bimbi innocenti dovranno morir
e senza sapere il perché?
Quanto giovane sangue versato sarà
finché un’alba nuova verrà?
Risposta non c’è, o forse chi lo sa,
caduta nel vento sarà.

No Caro Mogol, non puoi stravolgere il senso intero del messaggio di Bob. La canzone di Bob è piena di ottimismo, di speranza, di una qualche certezza che il futuro poteva essere migliore. La tua è una resa, è deporre le armi contro un pessimismo cupo. E’ non avere certezza alcuna per il domani.
Vedi Caro Mogol, Blowing in the wind vuol dire che la rsposta sta soffiando nel vento, che spira e aleggia nel vento. La risposta caro Mogol c’è, esiste, non è caduta nel vento. Tu dici che la risposta non c’è, non esiste, Dylan dice che la risposta è lì a portata di mano, basta saperla cogliere. Basta ascoltare il vento con orecchi nuovi e troveremo lì la risposta.
Eppure la tua traduzione Mogol veniva cantata anche nelle Chiese, durante le messe beat degli anni sessanta. Anche noi la cantavamo, ma al posto di “Risposta non c’è, o forse chi lo sa,caduta nel vento sarà.” Noi dicevamo il verso in inglese “The answer, my friend, is blowin’ in the wind, The answer is blowin’ in the wind.” Noi avevamo speranza, tu l’avevi abbandonata.
Poi caro Mogol “dove” non è “seagull”, colomba non è gabbiano. Colomba è il simbolo della pace, gabbiano a noi, oggi, non ci fa nemmeno pensare al mare, ma alla immondizia e alle discariche. Dove deve essere tradotta in colomba, non in gabbiano, sono due uccelli completamente diversi e simbolicamente rappresentativi di cose diverse.
Ancora. Quando Bob dice della montagna fa riferimento al suo sgretolarsi nei secoli fino a diventare spiaggia, non pensa ad una specie di maremoto che possa lavare i monti.

Si ma mi si potrebbe argomentare: doveva rispettare la metrica e la melodia. Certo e si può fare. Avanti il messaggio dell’autore e poi tutto il resto. Ma si può fare.

Ecco la mia versione che cerca di tenere in debito conto tutto questo tenendo buono il più possibile di Mogol. Non credo che verrà cantata nelle chiese.

Quante le strade che un uomo farà
prima che uomo sarà?
Che mari una colomba dovrà traversar
per poi sulla sabbia riposar?
Quante pallottole dovranno fischiar
prima che ogni arma tacerà?
La risposta c’è già
ma forse chi lo sa
spira nel vento qua e là.

Quante volte un uomo guarderà su
E il cielo per lui si aprirà
Di quante orecchie disporre dovrà
per sentire il mondo lamentar
Quanti uomini ancora dovranno morir
perché siano troppo a morir

La risposta c’è già
ma forse chi lo sa
spira nel vento qua e là.

Quando il mare i monti sgretolerà
e possano al mare arrivar
Quando tutta la gente del mondo riavrà
per sempre la sua libertà?
E quanto ancora la testa si girerà
Pensando che niente si può far

La risposta c’è già
ma forse chi lo sa
spira nel vento qua e là.

THE ANSWER MY FRIEND IS BLOWING’ IN THE WIND
THE ANSWER IS BLOWIN’ IN THE WIND.