CORONAVIRUS, CONTE: “SE RIAPRIAMO TUTTO I CONTAGI SI RADDOPPIANO”. L’ESEMPIO DELLA GERMANIA

DI MARINA POMANTE

Dal report del Comitato tecnico-scientifico sul quale Giuseppe Conte e tutto il governo hanno assunto le decisioni per la Fase 2, viene evidenziato il rischio che si corre se l’Italia riaprisse tutto. Lavoratori in ufficio, scuole con i cancelli aperti, bar, ristoranti, contatti sociali come prima. Lo scenario sarebbe apocalittico. Il ritorno alla normalità porterebbe all’8 giugno il picco dei contagi. Numeri catastrofici che riporterebbe l’Italia nel buio più totale. I posti necessari in terapia intensiva per quella data sarebbe superiore ai 151mila, a fronte dei circa 10mila letti di cui il nostro sistema sanitario attualmente dispone. Il totale dei malati che necessiterebbero cure in reparti intensivi sforerebbe i 430mila entro la fine dell’anno.
Da tenere sotto controllo è l’R0, il parametro che indica il tasso di diffusione dei contagi, schizzerebbe a 2,25 (ogni persona con Covid-19 ne contagerebbe più di due). Una cifra molto alta, dato che il Cts considera fondamentale il mantenimento di quel rapporto sotto l′1. Il report è stato pubblicato qualche giorno fa da il Fatto Quotidiano e prevede 92 diverse simulazioni di riaperture. Ma nelle conclusioni indica la strada da perseguire.
Dalle pagine: “Il modello evidenzia come sia ipotizzabile attivare i seguenti settori Ateco a patto che vengano adottate tutte le misure di distanziamento sociale e di igiene personale ed ambientale: 1. settore manifatturiero; 2. settore edilizio; 3. settore commercio correlato alle precedenti attività e con, in fase iniziale, l’esclusione delle situazioni che generano forme di aggregazioni (es. mercati e centri commerciali); 4. trasporto locale correlato alle attività di cui ai punti 1, 2 e 3”. Esattamente la strada scelta dal governo, che ha mutuato da qui le norme inserite nell’ultimo dpcm. Una strada che secondo le previsioni prevederebbe un R0 di 0,69 (ogni persona infettata ne contagia in media meno di una), e un numero di ricoveri in terapia intensiva che dal 4 maggio è destinato a diminuire.

I tecnici precisano: “Essendo le stime attuali di R0 comprese nel range di valori tra R0=0.5 e R0=0.7, ed essendo evidente dalle simulazioni che se R0 fosse anche di poco superiore a 1 (ad esempio nel range 1.05-1.25) l’impatto sul sistema sanitario sarebbe notevole, è evidente che lo spazio di manovra sulle riaperture non è molto”. Da qui la scelta della graduale apertura delle attività di bar e ristorazione, che nei modelli previsionali farebbero schizzare R0 sopra l′1 anche se fosse esclusa la fascia di popolazione over 65, che si stima essere del 47% più suscettibile al contagio. L’impatto non tocca esclusivamente l’attività in se ma è proprio l’impossibilità di controllo dell’aumento di contatti sociali che ne deriverebbero. Ecco perchè la scelta di non far ripartire l’anno scolastico a settembre: “Riaprire le scuole, si legge, innescherebbe una nuova e rapida crescita epidemia di Covid-19. In particolare, la sola riapertura delle scuole potrebbe portare allo sforamento del numero di posti letto in terapia intensiva attualmente disponibili a livello nazionale”.

Sulla rete negli ultimi giorni il dibattito si è spostato sulla scelta presa in totale autonomia da parte del governo sulla possibilità di incontrare i “congiunti”, probabilmente avendo un margine di 0,3 nel mantenere il tasso di contagio sotto l′1. Certo è che tra parodie varie, la giusta forma di rispetto è attenersi alle regole e non fare i furbetti…
Inoltre resta in essere il mantenimento di “tutte le attività in smart working e/o lavoro agile” e che le “attività di aggregazione” rimanessero interdette.
Questo R0 deve rimanere inferiore a 1, il Cts ha quindi raccomandato “il rispetto delle raccomandazioni dei sistemi di trasporto”, il “rispetto delle raccomandazioni” di carattere generale, “il mantenimento del distanziamento sociale e dell’igiene frequente delle mani e ambientale in tutte le attività”, e la raccomandazione all’uso delle mascherine per comunità in tutti i luoghi pubblici confinati o a rischio di aggregazione. Su questa ultima teoria i tecnici osservano che “ci sono però delle incertezze sul valore dell’efficacia dell’uso di mascherine per la popolazione generale dovute a una limitata evidenza scientifica, sebbene le stesse siano ampiamente consigliate; oppure variabili non misurabili, es. il comportamento delle persone dopo la riapertura in termini di adesione alle norme sul distanziamento sociale ed utilizzo delle mascherine e l’efficacia delle disposizioni per ridurre la trasmissione sul trasporto pubblico. ”

I tecnici concludono “Elementi questi che suggeriscono di adottare un approccio a passi progressivi”. Quindi la strada intrapresa dal Governo è l’unica che possiamo permetterci.

La possibile seconda ondata preoccupa molto i virologi.

C’è l’opinione diffusa che la riesplosione del Covid-19 possa verificarsi in autunno, in coincidenza con l’arrivo della stagione influenzale, con le temperature più basse e gli spazi di vita più ristretti ad acuire i rischi di diffusione del contagio. Ma non è sicuro “In termini teorici potremmo averla anche tra un mese, se prendiamo sotto gamba le misure”, ha detto ieri il presidente dell’Istituto Superiore di Sanità, Silvio Brusaferro. In estate, con il caldo umido, il virus potrebbe attenuarsi, ma non ci sono evidenze largamente provate. E guardando al passato, alla pandemia precedente, “nel 2009 , ha ricorda Pregliasco, il virus dell’influenza suina, che aveva provocato effetti decisamente meno pesanti di quelli del Covid19, ebbe un nuovo picco proprio nei mesi estivi”.
E ha proseguito, “sicuramente ci saranno dei nuovi focolai, il virus proverà a riaccendere i fuochi del contagio. Tutto dipenderà dal nostro comportamento, in questa fase resta fondamentale la responsabilità individuale di ciascuno”.

È il timore principale anche per l’infettivologo Massimo Galli. “L’alternativa del diavolo è tenere tutto chiuso per la paura che il Covid19 torni a diffondersi oppure aprire con tutte le precauzioni necessarie, assolutamente indispensabili”, precisa il direttore del dipartimento di malattie infettive dell’ospedale Sacco di Milano.

Quanto ai tempi di arrivo di una possibile seconda ondata “il virus è nuovo, la realtà è nuova, nessuno può avanzare questa previsione. Il virus potrebbe non andarsene proprio. Il punto è non abbassare la guardia. Ricordando che questo maledetto affare è arrivato da noi dalla Germania per una sola penetrazione e ha fatto quello che ha fatto nel giro di quattro settimane. Significa , ha concluso Galli, che se noi tutti non saremo disciplinati e il virus riuscirà a liberarsi di nuovo a circolare anche solo per un’altra settimana, ricominceremo daccapo”.