CHI È CONTRO LA DITTATURA SANITARIA

Di Turi Comito


I paesi nei quali viviamo, quelli occidentali intendo, sono fondati su due elementi che si intrecciano tra loro così saldamente che sembrano, alla fine, un unico elemento: le libertà (diritti) individuali e il consumo. Risulta, in non pochi casi, perfino difficile distinguere una libertà dal consumo di un bene che a quella libertà si riferisce o che da quella nasce.
Prendete la libertà di movimento. Le offerte di voli low cost da 19,99 euro Milano-Palermo sono offerte di beni di consumo (i viaggi) intrinsecamente legate alla libertà di movimento. Se questa libertà fosse limitata semplicemente quei prezzi per quel bene di consumo (il viaggio) non esisterebbero e forse non esisterebbe manco quel bene.
Oppure considerate la libertà di espressione del pensiero. Che senso avrebbe questa libertà se non fossero permessi libri (da scrivere e leggere e quindi consumare), giornali, film, dischi, social, insomma media in generale? Se venisse probita la produzione, la vendita e quindi il consumo di questi media quella libertà cesserebbe all’istante.
Gli esempi potrebbero essere infiniti, ma confido sul fatto che si sia compreso quel che mi interessa fare comprendere, cioè il legame, praticamente inscindibile, tra libertà e consumo di beni legati a quelle libertà. Il Capitalismo contemporaneo – cioè il sistema di produzione e distribuzione di beni capitalista-consumista, che sia una fabbrichetta di spilli o Amazon – vive grazie a quelle libertà individuali che debbono essere garantite e il più possibile estese, poiché più sono estese (nel senso quantitativo legato al numero di individui che possono accedere a quelle libertà e quindi al consumo di beni correlati a queste) più il Capitale registra profitti.
In sintesi: più clienti con più libertà personali, più beni, più consumi, più profitto.
Una società fatta di individui con libertà limitate non interessa al Capitalismo contemporaneo. Né gli interessa una società di morti di fame che non possono esercitare quelle libertà (e quei consumi legati all’esercizio di quelle libertà) perché sprovvisti del reddito per farlo. Casomai al Capitalismo occidentale servono società in alcune parti del mondo i cui abitanti possano essere schiavizzati per soddisfare le esigenze di consumo degli abitanti dei paesi occidentali, ma questo è un discorso a parte.
D’altra parte il Capitalismo contemporaneo è fatto di diversi poteri economico-finanziari spesso in contrapposizione tra loro. Se è vero che tende alla concentrazione di ricchezza non è altrettanto vero che tenda alla concentrazione di tutta la ricchezza in una sola mano. Anzi accade non di rado che il conflitto tra poteri economici non generi accordi tra questi, ma guerre mortali. Colossi che appena una decina di anni fa sembravano immortali sono praticamente scomparsi dalla circolazione e in pochissimo tempo sostituiti da altri colossi (si pensi, tanto per fare un paio di esempi, a quello che è successo a Nokia nei confronti di Apple e Google o a quello che sta succedendo a Samsung nei confronti di Huawei). Il che testimonia che esiste un certo ricambio e una certa effervescenza dentro il mondo del capitale che organizza la vita della civiltà occidentale. Cosa, questa, che elimina in partenza il ragionamento per cui questi qua vadano tutti d’amore e d’accordo e tendano a spartirsi il bottino come un sol uomo.

Ora, se è chiaro questo filo di ragionamento e se dovesse – come io credo – essere vero, il potere economico non ha convenienza ad attentare alle libertà individuali garantite dai sistemi politici dei paesi occidentali. Come non ce l’ha il sistema politico, il quale regge (e allo stesso tempo dipende da) quello economico. Da questa situazione consegue che non esiste nessun governo occidentale che abbia convenienza a ridurre (o, addirittura, abolire) le libertà individuali. Fate attenzione; ho detto convenienza non interesse. Magari nei sogni di qualche fanatico o di qualche fesso l’idea di creare società di detenuti ci sarà pure, ma è, prima di tutto per lui, impraticabile e quindi -razionalmente – da escludere.
In estrema sintesi (ma vale solo per i paesi occidentali): se c’è un nemico serissimo alla riduzione delle libertà individuali quello è il Capitale. Se stiamo con la speranza che quelle libertà vengano difese da partiti, sindacati, società civile (risate), movimenti di opinione e intellettuali di chiara fama, possiamo stare freschi.

Veniamo quindi alla cosidetta “dittatura sanitaria” legata alla Covid-19.
Sono ormai molte le persone che tirano fuori questa espressione di questi tempi.
Se l’obiettivo di questa espressione è polemico e provocatorio allora passi. E’ normale e anzi auspicabile che si polemizzi, si denunci, si critichi (meglio se aspramente e magari fondatamente). Spesso le politiche pubbliche, nel nome della sicurezza (che sia sanitaria o anti terrorismo o cose del genere) possono aprire le porte a situazioni, come dire?, sgradevoli ed è bene che ci sia qualcuno che si allarmi e allarmi su potenziali distorsioni.
Se invece l’obiettivo nell’usare quella espressione è quello di dire che ci sono dei non meglio identificati “poteri forti” che hanno l’obiettivo di togliere libertà e diritti ai cittadini per scopi che sono quelli del controllo e della sorveglianza oppure quello del silenziare le proteste e perfino quello di creare una nuova generazione di individui senza consapevolezza dei propri diritti, beh, mi pare che si sia nel campo delle, legittime per carità, farneticazioni e pure in ritardo coi tempi.
Nella sostanza il controllo e la sorveglianza sugli individui sono già cosa fatta, ed è, peraltro, consolidata, ampiamente alimentata dagli individui stessi e in procinto di diventare totalitaria e totalizzante mano a mano che la tecnologia informatica sarà in grado di meglio elaborare i cosidetti “Big Data”. Inutile ripetere qui quello che già ampiamente sappiamo: con le tecnologie informatiche di cui ci serviamo quotidianamente (dal bancomat a instagram) praticamente nessun aspetto della nostra vita sfugge al controllo e quindi all’orientamento di chi traccia ed elabora quelle azioni.
D’altra parte il silenziamento delle proteste è cosa ormai vecchia. Il consumismo generalizzato – ormai a livelli da ricovero in case di cura – e l’indisponibilità a rinunciare anche ad un solo grammo del piacere generato dal consumo da parte di ogni individuo ha letteralmente prosciugato ogni desiderio di cambiamento e ogni protesta contro o anti sistema che sia. Il massimo che si può vedere in giro è la protesta degli operai in procinto di essere licenziati davanti una fabbrica per impedire che il padrone delocalizzi oppure le campagne sui social che durano il tempo di un pacchetto di sigarette (un giorno o due) legate a certi argomenti che suscitano scalpore (mi viene in mente quel che è accaduto con la faccenda del “can’t breathe”).

Peraltro questa idea che dietro le quarantene nazionali o regionali, l’obbligo di mascherine pure al cesso, la chiusura serale di luoghi di ritrovo serali e tutto il resto dell’oramai lungo elenco di limitazioni di libertà che abbiamo imparato a conoscere in questi mesi sia una idea che fa parte di un progetto volto a ridurre allo stato di schiavitù il sacro popolo, è semplicemente smentita dai fatti.
Lo abbiamo visto e vissuto: non appena – dopo il blocco nazionale avvenuto in Italia e negli altri paesi europei tra marzo e maggio – si sono abbassati i numeri del contagio, si sono svuotate le sale di rianimazione ecc. c’è stato il “liberi tutti”. Aeroporti, stazioni, ristoranti, centri commerciali, botteghe e vespasiani sono stati riaperti e, come prevedibile, presi d’assalto dal popolo liberato.
Se i governi ora richiudono tutto o quasi, proclamano coprifuochi, schierano l’esercito davanti le scuole, obbligano a colpi di Dpcm e di ordinanze contingibili (parola oscura ma con un suo fascino) a fare cose sceme o intelligenti, proclamano che la “guerra” è lontana dall’esser vinta e via discorrendo è soltanto perché questi governi, nazionali o locali, non hanno la più pallida idea di che fare di fronte a questa emergenza (come davanti ad altre emergenze tipo i flussi migratori o la crisi ecologica) e quindi improvvisano, si parano dietro il principio di precauzione o di prudenza e sparano una serie di cazzate alcune delle quali (miracolosamente) funzionano e altre invece no.

Per queste ragioni io credo che confondere l’improvvisazione e il navigare a vista con progetti di annichilimento delle libertà individuali sia un errore. Perché nessuno è interessato a cambiare il sistema capitalista-consumista per farlo diventare una enorme dittatura planetaria sul modello del “Mondo Nuovo” di Huxley o un gigantesco penitenziario in cui nessuno può fare nulla e quindi non può comprare nulla.
Non è interessato Bezos a un progetto del genere e men che meno un Conte qualsiasi.
Questi qua, io credo, sono i primi ad essere contro la dittatura sanitaria.

#TuriComito

Funzionario direttivo presso Regione Siciliana. Dipartimento di Bruxelles e degli Affari Extraregionali.
Regione Siciliana
Palermo, Italia