Roma va in scena con il suo ultimo grande attore

Di Marina Pomante

È un giorno triste per Roma che saluta il suo mattatore.

Il cielo è pumbleo e accompagna il feretro di Gigi per tutta la città.

La gente è composta ai lati della strada, in maniera distanziata saluta l’ultimo dei suoi re.

Come solo ai grandi cittadini, al feretro, ricoperto di rose rosse, è concesso in maniera eccezionale il giro intorno al Marco Aurelio, accolto dal saluto militare di tutte le Forze di polizia della città. Poi attraversa il centro, via del Corso, Piazza Barberini, via Veneto, con la gente che lo aspetta sui marciapiedi, i tassisti che aprono gli sportelli e gli applausi di chi si affaccia in finestra. Al Globe Theatre di Villa Borghese, il teatro elisabettiano che Proietti ha creato e guidato per 17 anni nel cuore di Villa Borghese, dove ha compiuto il miracolo di riempirlo di giovani innamorati di Shakespeare, e che da domani porterà il suo nome, lo attendono amici, colleghi, ex allievi e maestranze. L’applauso dai palchetti di legno per la sua ultima entrata in scena sembra non finire mai.

È un re elegante, gioviale. Ha regalato sorrisi… e come un antico maestro ha accolto ogni allievo con la grazia e l’amore dell’insegnamento.

Ha erudito giovani nell’arte teatrale, li ha accompagnati nella loro crescita culturale, e oggi gli stessi, lo salutavano in un silenzio sommesso. Con la stessa grazia da lui donata.

Quel corteo funebre ha percorso tutta Roma e tanti erano su quel ciglio di strada a salutare ad applaudire il grande attore, e poi decine di striscioni l’ultimo commiato al maestro. E dal Teatro ci ha salutato… il teatro, quel mondo della cultura, oggi così massacrato dal Covid. Ci sono i suoi amici e colleghi, per commemorare la sua scomparsa.

C’è la voce rotta dalla commozione di Marisa Laurito ha salutato il grande attore riprendendo le parole della figlia Carlotta: “Questo è un lutto di tutti. […] Qualcuno ha detto che non si muore finché gli altri continuano a parlare di te. Beh, tu non morirai mai perché nessuno ti dimenticherà”. Il dolore di Flavio Insinna era tutto nei suoi occhi, in quelle lacrime che non la smettevano di scendere. Mentre Enrico Brignano, senza trattenere l’enorme emozione che l’ha scosso nel profondo, ha letto uno splendido messaggio.

“Se fossi bravo come te,ha proseguito il comico romano, allievo di Proietti, avrei composto un sonetto una poesia. Per dire quello che sei stato veramente. E quello che sei adesso per tutta questa gente” , ha esordito l’attore. “Ma io non lo so fa’. E allora lo faccio in prosa a modo mio, come mi viene meglio, anche se è difficile trovare la forza per salutare te che mi hai aperto la porta dei sogni, che sei stato il mentore per eccellenza, che in tutti noi allievi hai ispirato desiderio di emulazione ma allo stesso tempo ci hai insegnato a essere noi stessi”.

Ma Gigi è anche del popolo, quel popolo romano che incontrava nei teatri, sulle scene, in giro per la città… Ogni romano ha sicuramente attraversato un pezzo della vita del grande Gigi Proietti. Vicino, su strade parallele, ma tutte romane.

Come quella di ieri che ti porta verso Villa Margherita e ti fermi a guardare le decine di fiori li fuori, e sai che è una mancanza non omaggiare un grande artista di questo calibro e prendi un momento portando dei fiori…

C’è il Covid Gigi, Roma ti avrebbe omaggiato in maniera più calorosa. Oggi è presente e cerca di darti tutto l’amore che tu hai donato a lei…

E ognuno aspetta dietro l’angolo che sia solo una «mandrakata»,

E invece c’è stata un’uscita di scena ad effetto… Tu che sei parte integrante di un’epoca teatrale inimitabile. Unica.

#MarinaPomante

libero professionista, con la passione della scrittura. Spirito libero, impegnata nel sociale, con lo sguardo rivolto sempre agli ultimi. Sempre attenta ad un’informazione ricercata e attuale. Collabora con più testate, e blog. Scrive tra sogno e realtà.
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