CORONAVIRUS, I FANTASMI D’AMERICA SCOPERTI IN ITALIANO

Di Ennio Remondino

«Dentro la Grande Mela che paga la pandemia Covid-19 con 25.000 vittime, 33.000 malati, sofferenze per le famiglie, milioni di disoccupati, crollo del prezzo delle case, famiglie costrette a mettersi in coda alle mense dei poveri».
Gianni Riotta è giornalista di grande prestigio per la maggior parte dei colleghi, con applausi non altrettanto condivisi quando fu direttore, chi scrive con memoria al Tg1, altri al Sole24ore. Ora vive quasi sempre a New York e scrive sempre interessanti analisi e cronache per l’HuffPost sempre da leggere.
Poi, per passare dalla paura al terrore, Massimo Teodori sul possibile colpo di Stato della banda Trump.

La New York che nessun film di fanta terrorismo aveva ancora immaginato

Una lunga premessa da vecchio e innamorato e ormai cittadino della New York ‘unica città al mondo’ che anche una parte di noi ha avuto l’occasione di ‘assaggiare’, pur se soltanto di sfuggita. Comunque, ora non esiste più.

  • «New York paga la pandemia Covid-19 con 25.000 vittime, 33.000 malati, sofferenze per le famiglie, milioni di disoccupati, crollo del prezzo delle case, famiglie costrette a mettersi in coda alle mense dei poveri, …
  • «Times Square […] che si era trasformata in Disneyland di luci e pannelli pubblicitari…
  • «Broadway staccava ogni anno 8,5 milioni di biglietti, dando lavoro a 100.000 persone, con incassi complessivi per 16 miliardi di dollari, 13,5 miliardi di euro…

Numeri terribili che ogni settimana peggiorano

«Disoccupazione al 16%, doppio della media del paese. Crollo pauroso nel gettito fiscale 2020, meno due miliardi di dollari. Case sfitte, mercato immobiliare stagnante, hotel vuoti per due terzi. Sabato ha chiuso il venerabile Hotel Roosevelt, 96 anni di storia, molti film girati nei saloni, 500 famiglie senza stipendio. Tra turismo e alberghi il 44% dei posti di lavoro, quasi uno su due, scompare. Gli uffici son desolati, ascensori bloccati, si lavora da casa, su Ebay e Amazon trovate in svendita poltrone e scrivanie di lusso, i nuovi assunti ricevono a casa uno scatolone fiammante con computer, uno stipendio ridotto del 30% e l’assicurazione di lavorare da casa per mesi. Migliaia di persone non riescono a pagare l’affitto, gli sfratti, son per ora monitorati dall’inetto sindaco De Blasio, e dal grintoso governatore Cuomo, ma se il blocco saltasse, per troppe famiglie sarebbe la fine».

Caritas all’americana

«Fuori dalle chiese e dalle organizzazioni caritatevoli file per la zuppa, come nel crack di borsa 1929, ma numeri e statistiche, non dicono la pena che si vive.
«New York ha letto il suo necrologio tante volte. Nel 1975, per la crisi fiscale, quando il presidente Ford non volle farle credito. Nel crollo di Borsa e del mercato immobiliare 1987, l’11 settembre 2001, nel crack Lehman Brothers 2008, negli anni ’70 della violenza quando la metropolitana era preda delle gang e i borghesi emigravano nei sobborghi. Tanti son persuasi che questa sia la botta finale, un esodo fatale, che si lavorerà da Long Island, sulla spiaggia, da Staten Island, dove Garibaldi e Meucci, l’inventore del telefono, fondevano candele, dai Catskills, le colline del Nord, dimenticate negli anni Sessanta come luogo di villeggiature (ricordate il film “Dirty Dancing”? ) ora ripopolate dai newyorkesi esuli».

La mia città in silenzio

«C’è tra noi newyorkesi una “chutzpa”, una grinta sfrontata, secondo la parola in yiddish, che fa affrontare qualunque dramma a testa alta, “Se ce la fai qui, ce la fai ovunque” dicono i versi della ballata “New York, New York”. La zufolo piano dietro la mia mascherina per farmi coraggio, penso a quando camminavo sulla cenere del World Trade Center, vent’anni fa, e imprecavo “True grit”, tenacia assoluta. Nel silenzio del weekend i miei passi risuonano su Brodway, sovrappensiero arrivo al numero 57 della Cinquantasettesima Street, un isolato dal civico 31, dove lavoravo per il Corriere della Sera, nella nobile e, ormai demolita, Libreria Rizzoli».

Le leggenda dei fantasmi di New York

Memoria di libri cinema e cultura da leggervi integralmente sull’HuffPost. «Storie d’altri tempi, di cui sorridevo nella frenesia, l’allegria, la forza, l’energia, la passione di New York. Nel silenzio funereo di queste notti, trasalendo alla sgommata di un Uber solitario, mi vien da pensare che i fantasmi, e conosco, fidatevi, ogni loro indirizzo, si sentano ora padroni dell’isola, finalmente liberi di noi, inutili e spaventati, i cosiddetti vivi».

E il fantasma malvagio che si aggira sulle presidenziali

«Un fantasma si aggira sugli Stati Uniti a tre settimane dal voto del 3 novembre. È l’eventualità che Donald Trump, qualora si prospetti la vittoria di Joe Biden, impedisca il regolare passaggio dei poteri al nuovo presidente eletto, ribaltando così la regola istituzionale del consenso tra avversari politici che ha sempre dominato la democrazia americana». Ci avverte (sempre via HuffPost), Massimo Teodori, storico, scrittore e giornalista, non sempre tra i più facili da amare.
Da New York agli Stati Uniti il fantasma di un Paese lacerato dal trumpismo
«Oltre le parole destano preoccupazione l’incitamento alle milizie armate dell’ultradestra di “stare pronte” come nel caso dei Proud Boys che hanno già dato prova di passare all’azione. Alcuni componenti del gruppo sono stati già incriminati per il tentativo di rapire la governatrice democratica del Michigan, Gretchen Whitmer, rea a loro avviso, di imporre regole strette per il covid».

Casa Bianca contagiata non solo dal Covid

«Washington è intenzionata a impiegare agenti e reparti militari federali in operazioni di ordine pubblico da inviare nelle città democratiche per reprimere disordini nel caso di proteste contro le violenze della polizia. La prova generale è stata già compiuta con l’invio dei federali nella città di Portland con il benestare del procuratore generale William Barr. L’obiettivo finale della Casa bianca potrebbe essere il blocco degli scrutini per posta negli Stati in cui il voto per i democratici potesse risultare decisivo per il raggiungimento dei 370 voti dei grandi elettori nel collegio che nomina il nuovo presidente».
«L’interruzione dello scrutinio può essere provocata da una serie di azioni aggressive di gruppi para-militari che creano disordini e offrono il pretesto di un intervento federale che può arrivare fino alla proclamazione della legge marziale».

L’Insurrection Act del 1807

«Il presidente potrebbe invocare l’Insurrection Actdel 1807 per giustificare il dispiegamento nei disordini civili dei federali che, altrimenti, non potrebbero operare all’interno della nazione». Timori paranoici? «Il timore che uno scenario così insolito si avveri è così diffuso che pubblicazioni degne di attenzione come ‘Atlantic’ hanno paragonat “Trump sul balcone come il Duce”».
Quel nono giudice supremo troppo sospetto
«È troppo insistente la spinta per l’immediata conferma del nono giudice della Corte suprema di una giurista di fede ultra-trumpiana, Amy Coney Barrett, per escludere che alcuni strateghi disinvolti della Casa bianca possano davvero considerare la non conclusione del processo elettorale con il conseguente rinvio della decisione alla

Corte suprema

«Sempre, dal 1896, il candidato perdente alle presidenziali ha concesso la vittoria al vincente la sera stessa delle elezioni, così che da gesto di cortesia il riconoscimento dell’avversario è divenuto una formula istituzionalizzata. Se quest’anno l’onesta pratica non fosse onorata, l’America si troverebbe ad affrontare una svolta pericolosa anche per tutte le democrazie liberali dell’occidente»

Da Remocontro

#EnnioRemondino

Ennio Remondino, nato a Genova 1 novembre 1945.
Giornalista, corrispondente estero, inviato di guerra Remocontro.it la virtù del dubbio, spazio giornalistico aperto.
Libri:
Da Belgrado in diretta telefonica (coautore) con Rosanna Cancellieri, Manni Editori, 1999
La televisione va alla guerra, Sperling & Kupfer, 2002
Tutti sporchi comunisti?, Sperling & Kupfer, maggio 2003
Senza regole. Gli imperi televisivi all’assalto dell’Europa, Editori Riuniti, 2004. Niente di vero sul fronte occidentale. Da Omero a Bush, la verità sulle bugie di guerra, Rubbettino Editore, 2009