SCURI SONO GLI OCCHI

Di Rino Girimonte

 

Scuri sono gli occhi
che nel buio cercano
l’immensità dei campi,
le profonde acque
e le vette pure che dall’alto vegliano
rovinosi corpi e le inutili fatiche.

Le mani scorrono intrepide e lascive
al ritmo graffiato di un tango addolorato,
incerto l’andare e i pensieri
che rubano parole
e l’etereo abbandono dell’onda
che ha smarrito il suo mare,
in me sento.
Come lo sento, tu non sai, con il tuo diploma di giovane marmotta,
ragioniere che battezza i numeri
e li tiene a guinzaglio.

Acerbi i segreti che scambiano le foglie,
all’imbrunire, sotto la pioggia di primavera
respira la vita che alla vita s’avvinchia,
a squarci, lassù, nuvole barocche disegnano
ferite su anemici profili,
scarabocchi d’animali nascosti.

È tempo di rammendi,
sul ciglio del cammino
cerco azzurri improbabili,
alibi perfetto per il mio cuore
in attesa permanente.

Si cuciono gli attimi,
gli uni con gli altri,
a pezzetti,
una rovente sinfonia
costruisce la struttura armonica
che m’accompagna
in persecuzione d’innocenti deliri.

Sono forse fuori spartito,
uno spazio di dissonanze,
di golgorio tremulo
che a nessuna parte conduce.

Forse l’atarassia dei sensi
sia il fine ultimo
che gli anni maturi
in dote ci portano.

Ma la passione ha ancora il suo vocione
che urla, che scuote
e tutto fa girare intorno
al nucleo silenzioso
della sua tempesta permanente.

Così, una mandria di bufali
mi corrono dentro, sospinti dal vento
che caccia le brume del primo mattino,
ampie praterie e pantanose radure
s’aprono alla vista
per fissare confini o saltare recinti,
e mentre gli occhi scuri di paura,
come cactus assetati
s’affacciano su ogni balcone,
cala il tramonto su
madre terra
e nessuno sa dove spunterà
di nuovo il sole.

#RinoGirimonte

Nato calabrese nella penuria degli anni ’50, a Roma sono cresciuto, ho frequentato la scuola della strada, l’università di filosofia e delle lotte, piccole e grandi patrie mi abitano ” amo la libertà delle righe sussurrate, insurrette, in eterna guerra contro le frasi armate”.