Di Mario Rigli
Pronto Mario ?? Domani mattina dobbiamo andare a pescare!E’ Riccardo che mi chiama. Si, mi chiama Mario, ma d’altronde come si chiama il secondo marito della nonna? E a me piace, in fondo, mi piace che mi chiami Mario.Come “dobbiamo”? chi ce lo ha ordinato, il dottore? Anzi se fosse per il dottore dovrei stare certamente a casa. Erano un paio di giorni che avevo un terribile colpo della strega e a malapena riuscivo a raddrizzarmi, e soprattutto il mio naso gocciolava come un rubinetto in cui l’idraulico si era dimenticato di mettere la stoppa o la rafia. E poi siamo sotto Natale, non possiamo rinviare all’anno prossimo?No, Mario, sta succedendo una cosa terrificante al “Ponte di Annibale”. Mi hanno detto che non c’è più un pesciolino e dobbiamo scoprire perché.“Il Ponte di Annibale” è un luogo esageratamente bello, misterioso, fantastico. Con un po’ di attenzione possiamo sentire i barriti degli elefanti del condottiero che conquistò Roma, il rumore sordo degli scudi e delle spade dei guerrieri che cadono nell’Arno in piena, ma anche fruscii di presenze misteriose, sussurri strani come canti di sirene. E poi è un posto pescosissimo.
Lì con Riccardo abbiamo fatto delle pesche strepitose: Cavedani, Carpe, Barbi, Tinche,Anguille. Di tutto abbiamo preso lì e in abbondanza. E in tutte le stagioni, nella brezza leggera della primavera, nel caldo torrido dell’estate, nel freddo pungente dell’inverno. Sempre abbiamo pescato lì, senza fallire un giorno. E cosa vuoi che succeda? Saranno solo chiacchiere, comunque domani mattina alle sette passo a prenderti con il furgone, tu prepara tutto.
E’ una giornata strana, la foschia e la nebbiolina dell’alba, tarda a diradarsi, l’atmosfera è rarefatta e silenziosa, ancora non un cinguettio di uccello. Riccardo ha preparato sette o otto canne, due cassette con gli ami e i galleggianti, una borsa con le esche. Ha anche gli stivali integrali per andare in mezzo all’acqua.
Mettiamo tutto sul furgone, non ho nemmeno bisogno di avviare il motore, l’ho lasciato acceso, Riccardo era già e naturalmente ad aspettarmi. Il riscaldamento a tutta è di sollievo in quella giornata freddissima. Non andiamo fino al Mulino? Mi chiede. No Riccardo, il furgone è voluminoso ed è meglio lasciarlo qui, faremo qualche passo a piedi. C’è uno spiazzo, una radura all’inizio della stradella che porta al ponte e al mulino diroccato e costruito proprio sul ponte di Annibale, un mulino medievale e parcheggiamo lì.Siamo carichi di canne, di borse, di retini e ripaiole.
Strano questo silenzio, non uno zirlo di merlo, non un rumore, solo silenzio, un silenzio assordante.
Meno male abbiamo lasciato il furgone, la strada ha ceduto a valle nell’Arno e a monte una frana gigantesca ha ostruito tutta la strada. Avremmo avuto serie difficoltà con il furgone, non si poteva fare nemmeno retromarcia. Meglio così, ci abbiamo azzeccato, ma occhio Riccardo questa giornata non promette nulla di buono. Il Mulino è spettrale, si sentono gemiti e cigolii, forse il vento che passa fra i ruderi, eppure ci pare che l’ingranaggi arrugginiti si siano messi in moto dopo secoli e le macine riprendano a girare a stento. Sembra che ci siano anche delle ombre che si muovono dentro quelle pareti dirute, ma sono certamente le ombre degli alberi mossi dal vento. Quale vento? Mi chiede Riccardo, non tira un alito. Infatti tutto è immobile,troppo, troppo immobile. Giriamo intorno al Mulino e siamo finalmente nell’Arno: Davanti a noi il meraviglioso ponte di Annibale e le sue cascate. Ci sistemiamo in una radura di roccia viva, roccia che il fiume ha scolpito nel corso dei secoli. L’Arno non è in piena, ma si vedono le tracce dell’alluvione del mese scorso. Tiriamo fuori le esche. Riccardo ha portato lombrichi, bachini di sego e niente mais. Non vuoi prendere qualche carpa? No Mario qui non c’è più nulla, solo qualche mostro assassino, che ha fatto fuori tutte le altre specie e noi dobbiamo prenderlo. Pensi allora che ci sia qualche Siluro? Si ma gigantesco, un vero e proprio mostro e noi dobbiamo catturarlo se si vuole che il fiume ritorni come prima. Il Siluro è un pesce importato dai fiumi dell’est: Volga e Danubio, prima impestò il Po ed ora si sta propagando in tutti i fiumi d’Italia. Mangia di tutto, divora i pesci più piccoli, le alghe, i molluschi, è uno spazzino terribile. Riccardo tira fuori un cartoccio, c’è fegato di bue. Solo il Siluro può dare ad una simile esca. Poi un topino finto e un pesce di plastica ma che sembra quasi vero. Ti prendo io qualche esca viva, gli dico, metto un finale e un amo piccolo ad un bastone e ti prendo qualche alborella. Niente da fare, il galleggiante nemmeno si muove, non c’è niente di niente, e pensare che le altre volte le alborelle le pescava la piccola Luna, che voleva sempre venire con noi. Riccardo monta un paio di canne e lancia nel fiume, una con lombrichi, l’ altra con fegato di bue. Io ne lancio una con un solo lombrico, voglio prendere qualche carpa. Mario io vado a pescare al recupero con il topino più a valle, vai pure Riccardo io sto qui, mi metto a sedere controllo le canne e fumo una sigaretta. Il silenzio è assordante, ti penetra dentro. Che strano, mi metto ad osservare. Questo posto era un paradiso anche per gli uccelli: aironi bianchi e cinerini, cormorani, germani, alzavole e naturalmente decine di gabbiani. Niente, non una presenza, silenzio assoluto. C’era un nostro amico le altre volte: un martin pescatore coloratissimo che andava su e giù per il fiume, passando a razzo quasi sopra le nostre teste, con pesciolini in bocca. Niente, non un grido di gabbiano, niente, silenzio assoluto. Se non fosse per i treni che passano sopra nessun rumore romperebbe la calma sovrana e angosciante. Si, sopra passa il Tav. Anche il Valdarno è stato attraversato dal Tav. Ogni tanto vedi Italo rosso come il fegato di bue delle nostre esche o la Freccia Azzurra o la Freccia Argento, senti i loro fischi, poi il rumore monotono dietro la linea ad alta velocità della linea normale con i treni merci ed i treni dei pendolari per Firenze. Se non ci fossero questi rumori stamani penseresti sicuramente di essere capitato in un altro mondo, in un’altra dimensione. Le canne non si muovono. Mi alzo, accendo un’altra sigaretta e mi metto a girovagare intorno, l’acqua del guado è bassa e poi anch’io ho gli stivali di gomma. Dio Bonino! Gusci di mitili tritati, vuoti, rinsecchiti! Ma chi ha fatto uno scempio simile? Ha forse ragione Riccardo, qui c’è un mostro, il Mostro del fiume. Ed il Siluro anche se non ha denti ha un palato osseo e duro come roccia e può stritolare tutto. Le altre volte ci divertivano a guardare i molluschi nell’acqua bassa, davamo loro delle bricioline di pane che si tiravano subito dentro il guscio, ora tutti morti, gusci vuoti e basta. Ancora!!! Una carpa reale sbranata, fatta a pezzi e lasciata imputridire al pelo dell’acqua. Dobbiamo catturare il mostro!!! Mi rimetto a sedere sconsolato. Il silenzio sembra popolarsi di fruscii, quasi di sospiri. Chissà come mai ho quasi l’impressione di vedermi apparire all’improvviso una figuretta minuta con gli orecchi a punta. Ormai non possono che essere gli elfi gli abitanti di questo posto. Gli elfi ed i fantasmi dei guerrieri di Annibale. Mi passa una macchia rosa ai margini del campo visivo, mi giro e c’è un legno, una radice immobile, eppure l’avevo vista muoversi ed era rosa. Avevo pensato ad un minuscolo maialino rosa ed invece è un pezzo di legno. Questo posto stamani ti fa avere le traveggole! Tutta colpa del Siluro che ha reso fantasma un posto fino ad ora pieno di vita. Ancora sussurri, fruscii, quasi lamenti di sirena o fruscii di alberi, ma gli alberi non hanno più le foglie in questo periodo. Mi metto ad osservare il grandissimo albero sulla sponda. Non è un albero, è un’albera. La sua enorme natura scura spicca al limite di quelle che possono essere gambe. E’ la prima volta che vedo un albero femmina!. Ma sono traveggole. Torno a sedermi. Riccardo è ancora qui, le canne sono immobili, lui non ha risolto nulla né con il topino, né con il pesciolino finto. Ed è quasi l’ora di andarsene. Riccardo, cominciamo a rimettere le cose, lasciamo per ultimo quelle due canne, ma dobbiamo andare. Di già??? Ma non è presto? La canna si muove, tirate lente, ma decise, non improvvise, non può essere né una carpa, né un cavedano. Il Siluro è lento, impacciato nei movimenti, tira forte, ma senza strappi. Riccardo vede e tira la canna. Ce l’ho!!!! Sarà un tronco del fondo dico io, ho paura che si slami e Riccardo ci rimanga male. No, tira di brutto! Recupera piano ed allenta la frizione gli dico. Sono sicuro che è un Siluro. Non è piccolo, ma non è il mostro del fiume. Scatto qualche foto. Riccardo lo sta per liberare. Cosa fai? Non possiamo buttarlo dentro, è un predatore! Se ti vedesse un pescatore ti prenderebbe a schiaffi. Ma so bene che Riccardo non ha il fegato di ucciderlo o di lasciarlo morire. Mario questo non è il mostro del fiume, quello lo prenderemo un’altra volta. Sai cosa ho detto al Siluro quando l’ho lasciato andare? Vai, sei libero! E vai a dire a tuo babbo o a tuo nonno che torneremo per loro, ed allora il fiume sarà libero dal Mostro del Ponte di Annibale
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