Di Emilio Mola
Dal 2015 al 2019 (linea blu) in Italia si sono registrati mediamente 645.620 decessi all’anno.
Nel 2020 (linea rossa) i decessi registrati sono invece stati 746.146.
Cioè 100.526 in più.
E allora qualcuno ora deve spiegarci, se non è stato il coronavirus, cosa cazzo abbia ammazzato in Italia 100.000 persone in più rispetto agli altri anni.
In questi 12 drammatici mesi tanti “guru” senza titoli, senza vergogna e senza pietà, sono comparsi all’improvviso sui social lucrando popolarità – e spesso non solo – approfittando dell’ignoranza di tanti, e diffondendo menzogne e complottismi sul coronavirus che non esisteva.
E se esisteva era giusto un’influenza.
Hanno detto che la gente moriva di altre patologie, mica di coronavirus.
E che erano i medici a falsificare autopsie e documenti per farli risultare positivi.
Ma se così fosse i morti del 2020 avrebbero dovuto essere gli stessi degli altri anni: puoi inventarti le malattie, non i cadaveri. E invece non sono gli stessi. E per risalire un simile numero di decessi dobbiamo ritornare alla seconda guerra mondiale.
Hanno raccontato che i cimiteri erano vuoti.
Che le ambulanze giravano vuote.
Che gli ospedali erano vuoti.
E a milioni, lasciandosi abbindolare, sono andati loro dietro. Regalando loro popolarità, visualizzazioni, fan e pubblicità.
Ma quando tutto questo sarà finito, oltre che con le cicatrici, dovremo fare i conti una volta per tutte anche con questo secondo virus.
Quello degli avvelenatori di pozzi, che senza pietà hanno lucrato successo e pubblicità sputando 100.000 vite spezzate e sul dolore di tutti i loro cari.
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