Di Mario Rigli
Tu ci hai fatto conoscere posti reconditi nel nostro cuore dove tira sempre vento,
ci hai detto che si può cascare anche dentro il profumo della notte.
Ci hai fatto entrare nelle tue città come fossero navi,
ce ne hai fatto sentire il rumore sulle onde mentre galleggiano
con le loro piazze, i giardini e la gente dei bar.
Con te abbiamo aspettato il domani senza avere paura,
nonostante il mondo ci sia apparso di vetro
e cadente come un vecchio presepio,
ci hai fatto chiudere gli occhi senza voltarci indietro.
Ci hai sorretto quando non trovavamo santi
che ci pagassero il pranzo, ci hai accarezzato,
anche noi, a modo nostro, abbiamo bisogno di carezze e di pregare Dio.
Ci hai fatto sentire fieri, senza padroni come i gatti.
Ti voglio raccontare una storia Lucio
sulla tua piazza che ricorderò sempre:
Andavo per lavoro a Bologna quando improvvisamente divenni presbite,
si, io la presbiopia l’ho presa all’improvviso come l’influenza.
Non riuscivo più a leggere la cartina e non avevo mai posseduto occhiali.
Mi ritrovai in Piazza maggiore, si la tua bellissima piazza grande.
Il vigile voleva sequestrare la macchina, poi anche lui sbalordito dalla mia dabbenaggine
mi lasciò andare. Eppure tu avevi detto che nel centro di Bologna
non si perde neanche un bambino, io mi ero perso e non ero neppure di Berlino,
ma un semplice campagnolo.
Lucio gli anni sono pochi, forse sono solo giorni,
basta ballare su una tavola fra due montagne
senza pensare alla rigidità della notte
e alla pistola che tutti noi abbiamo puntato contro.
E nonostante la pistola diritta sul cuore,
nonostante questo cielo di ferro e di gesso
ci hai insegnato ad amare lo stesso.
E la terra Lucio finisce dove comincia il cielo,
ce lo hai detto tu, e si comincia allora
a volare fra le stelle e oltre le nuvole.
Ci hai fatto scoprire l’allegria
nel cambiare cento volte la faccia
e far finta di essere un bambino,
come nel pensare che, in fondo, nel mondo,
tanta gente ha i tuoi stessi problemi.
Con la tua poesia-musica ci hai insegnato
ad essere diversi, a vederci dentro, a scrutare la nostra anima.
Grazie Lucio, Buon compleanno!
Canta ancora per noi,
balla ancora per noi,
portaci ancora sulle tue spalle come fossimo re.
Facci cavalcare le tue sette lune.
Balla Balla ballerino.
Oh Lucio, ancora tu?
Si, dico a te non al Lucio di ieri. Ma non dovevamo vederci più?
Lo so che non possiamo più vederci, ma di sentirci, di ascoltarti non possiamo farne a meno.
Dobbiamo prenderla così, non possiamo farne un dramma. Conoscevamo i problemi della vita. Ci può abbandonare prima dei problemi di rughe, prima di esser streghe o stregoni. E non servono suppliche per vivere una vita più luminosa o più fragrante, il sole è quasi sempre dietro la collina ed è facile planare a braccia tese su boschi e praterie, che sono appena un po’ più in là. Ma noi abbiamo un caro angelo, giovane che ci tira fuori sempre dalla fossa del leone e permette alle nostre ispirazioni di filtrare il buio.
Grazie ancora Lucio che ci fai respirare la nebbia, e odorare profumi di funghi ed ancora assaporare brodo caldo in un’osteria quando i nostri pensieri si involano come uccelli leggeri . Tu sei ancora il nostro presente tu sei ancorato nella nostra mente. Tu sei la nostra perenne primavera, tu ci fai gustare sempre quel gelato del carretto nei giardini di marzo. Anche in questo periodo tragico dove non sappiamo più che anno è, che giorno è, per te le nostre mani più non tremano , perché nonostante tutto questo è il tempo di vivere, vivere nonostante le avversità , nonostante tutto si possono ancora avvertire cieli immensi e praterie dentro e soprattutto fiumi azzurri. Si fiumi come il mio Ciuffenna , come il tuo quello del pescatore silenzioso, quello sulle cui rive erbose ci si può sdraiare per ascoltare un dispiacere sottile e seguire quell’airone leggero col ciuffetto sulla nuca.
Come vuoi si chiamino quelle che ci hai trasmesso da sempre per decenni se non emozioni. Di queste ti ringraziamo e per queste io se, lavoro o dipingo penso a te, se sono triste o allegro penso a te, se sono stato divertente o triste penso a te. Si penso a te perché tu hai sempre pensato nella tua vita a noi con le tue emozioni amplificando sempre le nostre. Grazie Lucio buon compleanno.
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