L’onore delle armi. Giuseppe Conte si è dimesso dopo 500 giorni. Un gesto che causa amarezza

Di Marina Pomante

Il momento fatidico è arrivato, la crisi al buio che nessuno voleva è davanti agli occhi di tutti. Si chiude il palcoscenico sul Conte Bis dopo 500 giorni di vita.
Giuseppe Conte ha rassegnato le dimissioni. Puntuale alle 12 è salito al Quirinale. Trenta minuti dopo, la parola è passata a Mattarella che ha avviato la crisi con il comunicato ufficiale aprendo così le consultazioni. Ma il presidente della Repubblica non firma il decreto di accettazione delle dimissioni, che deve essere controfirmato dallo stesso premier, il governo resta comunque in carica per il disbrigo degli affari correnti.

Alle 9, di questa stamattina c’è stato l’ultimo Consiglio dei ministri dell’esecutivo giallorosso. il premier ha saluto la squadra di governo:”Ringrazio ogni singolo ministro, per ogni giorno di questi mesi insieme”. Alfonso Bonafede (M5S), Dario Franceschini (Pd) e Roberto Speranza (Leu), capi delegazione delle forze di maggioranza, hanno risposto: “Sostegno e compattezza”. un lungo applauso ha chiuso il Consiglio dei ministri. Alle 12 il secondo passaggio, che ha dato ufficialità a questa delicata crisi di governo. Sergio Mattarella avvierà consultazioni lampo con tutte le forze politiche, dal reincarico al premier uscente per un “ter”, come aspicano Pd, M5s e Leu, fino alla soluzione più estrema, quella dello scioglimento delle Camere.

Il premier uscente spera nel reincarico e ad un governo di unità nazionale. Un futuro Conte ter con la stessa maggioranza di ora, Pd, M5s e Leu in cui si potrebbe aggiungere, al posto di Italia Viva e dei renziani, un gruppo di responsabili ed europeisti che possano puntellare la sua maggioranza, per un progetto che possa arrivare alla fine della legislatura. Saranno 48 ore lunghissime per Conte che si prepara a scalare la vetta, fatta di percorsi ardui e insidie nascoste. Nell’aria c’è il possibile fallimento, dato che l’appello è sfumato dopo la richiesta di fiducia al Senato. Non l’ha voluta Conte questa crisi al buio e ormai siamo a conoscenza di chi rema sempre contro qualunque esecutivo. non ha cercato neanche questa crisi pilotata in direzione del reincarico. Ma i responsabili hanno incalzato molti di loro hanno chiesto a Conte di dimettersi prima di venire allo scoperto.
C’è il commento della Serracchiani che fa eco a Renzi,”Nessuno può mettere veti a nessuno e in politica mai dire mai”.

Ma Conte è lucido e sa benissimo di avere soltanto due giorni per favorire la nascita di un
gruppo di “costruttori” e ottenere l’incarico a formare un esecutivo di “salvezza nazionale”. Sembra che in queste ore abbia parlato personalmente con dodici responsabili. Ma è anche vero che finora nessuno si è palesato Se non dovessero farlo prima di mercoledì pomeriggio, l’impresa diventerà quasi impossibile.

L’avvocato gioca le sue carte al buio. Lo scenario che si apre potrebbe essere il Conte Ter, almeno nelle intenzioni dei giallorossi che verrà sostenuto da una maggioranza parlamentare più ampia. Il Movimento 5 stelle ‘blinda’ il premier. Anche il Pd fa quadrato attorno a lui, stessa cosa Leu.
Matteo Renzi al momento è in silenzio: ed è in programma per questa sera una riunione dei gruppi parlamentari.
Il centrodestra va all’attacco: i leader di Lega, FdI e il vicepresidente di Forza Italia si vedranno oggi alle 14, in un vertice allargato anche ai centristi dell’Udc, ai totiani di Cambiamo e a Noi con l’Italia.

Su Facebook il ministro degli Esteri Di Maio ha postato il suo commento:”E’ il momento della verità, in queste ore capiremo chi difende e ama la nazione e chi invece pensa solo al suo tornaconto”. Gli effetti di questa pandemia sono devastanti, anche e soprattutto per la nostra economia. Ogni ora persa mette a rischio le nostre imprese. Commercianti, ristoratori, titolari di partite Iva mi scrivono per sapere dove sono i ristori, ma con un governo dimissionario sarà tutto più lento e difficile”.
L’extrema ratio è il voto, ma il rischio che si corre, è di buttare all’ortiche la possibilità di presentare il Recovery. Ce o chiarisce il ministro per gli Affari europei Enzo Amendola in un’intervista su La Stampa. “Sarebbe gravissimo per il Paese e paradossale per le forze che in questo governo hanno fatto e vinto una battaglia per migliorarlo”, e avverte “Tutti gli scenari a questo punto sono possibili, non perché me lo auguri, ma in situazioni come queste possono accadere cose che vanno oltre la volontà dei singoli”.

“Non dobbiamo correre” il rischio di buttare questa opportunità storica, aggiunge l’esponente del Pd: “Siamo il Paese europeo che può avere più fondi di chiunque altro, e invece siamo dentro a un dibattito che somiglia ad un enorme autodafé. Il Paese che più di ogni altro ha premuto per l’istituzione di un debito comune si permette una crisi di governo nel momento cruciale. Non siamo stati noi a produrre una rottura insanabile, Renzi ha fatto tutto da solo. Ci si può chiedere un’abiura di quanto fatto nell’ultimo anno e mezzo?”. Con gli attuali numeri in Parlamento non è possibile gestire un anno così complicato, “lo diciamo da giorni. E non lo pensiamo solo noi, ma anche molti in Europa. Io purtroppo questa pressione la respiro”.

FarodiRoma

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