Il blocco di Suez e la geopolitica degli Stretti nel Grande Gioco tra potenze

Di Ennio Remodino

   

L’enorme portacontainer di traverso nel canale di Suez sta bloccando il commercio marittimo tra Oriente e Occidente. E 300 navi ferme all’ingresso dei dei due lati del canale, che movimentano quasi 10 miliardi di dollari al giorno, con un danno economico enorme. La rivincita della geografia e ripasso di geopolitica degli Stretti nel Grande Gioco tra potenze.

La corsa contro il tempo per sbloccare il Canale di Suez, una delle principali arterie del commercio mondiale ostruito dal gigantesco portacontainer Ever Given incagliato martedì su una delle sue sponde. 400 metri di lunghezza e 219 tonnellate di carico, difficili da smuovere.

La rivincita della geografia

«Quella portacontainer messa di traverso, beffardamente incastrata fra i due lembi del canale di Suez tanto da impedirne momentaneamente la navigazione è più eloquente di qualunque trattato di geopolitica», sottolinea Giorgio Ferrari su Avvenire. «Con la sua mole sgraziata e rugginosa la Ever Given sta lì a ricordarci che nessuna nuova tecnologia, nessun sofisticato dispositivo, nessuna transazione nel mondo immateriale del Web può sostituire l’importanza cruciale di quegli stretti che sono entrati nella storia degli imperi e delle potenze e che su di essi hanno costruito fortune, dichiarato guerre, sacrificato vite umane e velleità politiche».

Suez, Bab el-Mandeb, Malacca, Hormuz, Panama, il Bosforo e i Dardanelli, Gibilterra, Oresund fra Norvegia e Danimarca. Chokepoints, passaggi obbligati da dove transita l’80% delle merci del pianeta.

Suez d’Egitto raddoppiato con soldi cinesi

Dal canale di Suez passa quasi il 10% del commercio mondiale, il 9% del greggio, l’8% del gas liquido. «Un fiume inarrestabile e impetuoso di uomini, merci, navigli, prodotti. La ragione che ha indotto la Cina a finanziare l’Egitto per raddoppiarne una parte e fare della zona del canale uno hub privilegiato per le merci di Pechino e una testa di ponte formidabile nel Mar Mediterraneo. Seguiti a ruota da Mosca, attivissima nella costruzione, sempre in Egitto, di una Russian Industrial Zone, simile a quella cinese».
Ancora gli Stretti a separare mondi e a metterli in comunicazione.

Prezzo del greggio come termometro

Il fermo della Ever Given, con i suoi 21mila container e le sue 220mila tonnellate ha prodotto nel giro di poche ore un rialzo del 5% dei prezzi,, ci ricorda sempre Ferrari. Dal petrolio a salire, sui prezzi al consumo. Ce ne accorgeremo a breve. Perché sono da sempre sono gli stretti naturali artificiali a garantire quella circolazione continua dove il trasporto via mare che rimane predominante: ogni giorno i mari sono solcati da un milione di navi tra commerciali e militari.

Gli stretti a collegare il mondo

«A testimoniare come la geopolitica degli Stretti non sia per nulla tramontata, la reazione di Putin all’ingorgo di Suez è stata rapida quanto prevedibile: da Mosca è stato rilanciato il Severny Morskoy Put, il famigerato Passaggio a Nord-Est». Mentre la stessa Belt Road Initiative, la Via della Seta cinese, è la risposta di terra alla dipendenza di Pechino dallo Stretto di Malacca, «il secondo varco mondiale dopo Hormuz, che Washington virtualmente controlla. Basta chiuderlo un mese e l’economia cinese viene strozzata».

Non a caso si chiama «geopolitica degli Stretti». Una variante planetaria del Grande Gioco fra le potenze.

Remocontro

Ennio Remondino, nato a Genova 1 novembre 1945.
Giornalista, corrispondente estero, inviato di guerra Remocontro.it la virtù del dubbio, spazio giornalistico aperto.
Libri:
Da Belgrado in diretta telefonica (coautore) con Rosanna Cancellieri, Manni Editori, 1999
La televisione va alla guerra, Sperling & Kupfer, 2002
Tutti sporchi comunisti?, Sperling & Kupfer, maggio 2003
Senza regole. Gli imperi televisivi all’assalto dell’Europa, Editori Riuniti, 2004. Niente di vero sul fronte occidentale. Da Omero a Bush, la verità sulle bugie di guerra, Rubbettino Editore, 2009