CORONAVIRUS, PARRUCCHIERI IN FERMENTO: “TROPPE SPESE PER NOI”

DI MARINA POMANTE

Il momento è arrivato, lunedì 18, si riaprono le attività e si cerca di tornare alla vita normale.
Tra le attività che più sono sottoposte ad una riapertura delicata e accorta, c’è quella dei parrucchieri. Prevista con tutte le misure di protezione e gli accorgimenti di massima attenzione al contatto fisico.

In questi mesi di forzata domiciliazione il lavoro è diventato parte importante della vita di ognuno. È stata la negazione delle piccole cose di tutti i giorni, di quella routine quotidiana che ha fatto entrare i parrucchieri nelle categorie delle cose essenziali.
Questi mesi sono sembrati essere un tempo infinito e fino all’ultimo si è temuto che neanche per il 18 le serrande potessero rialzarsi. Un esercizio commerciale è come un bambino, va accudito, nutrito, vestito, controllato… È una parte del proprio essere, è quello che si è nella società, è una casa dove ogni singolo pezzo deve avere il giusto posto. Una casa accogliente, sempre abbellita, sempre pronta ad accogliere nuovi ospiti, vecchi amici, nuovi progetti. È l’orgoglio personale. È un figlio che cresce con te… Che ti mette ogni giorno alla prova, ti esalta e ti stanca nella stessa maniera, ma sai che non ne puoi farne a meno. È una nuova sfida, anche contro il Covid-19.

Questo virus ci ha rubato la vita sociale, ed ora ritrovarsi a camminare di nuovo in mezzo alla gente da’ un senso di leggerezza e si percepisce la voglia di ricominciare a confrontarci. Dovremo aprire con tutte le dovute disposizioni, per i parrucchieri sarà obbligatorio prenotare.
Le riviste, quelle improponibili, quelle che si trovano lì, mentre aspetti il tuo turno, non potranno essere esposte. Anche per i trattamenti estetici sarà dura, l’estetista avrà la visiera e i trattamenti con il vapore non verranno proposti e se verranno fatti, dovranno rispettare regole ferree. Dovremo avere due metri di spazio tra una postazione e l’altra e sarà concesso l’orario prolungato, con la possibilità di restare aperti anche la domenica e il lunedì, il giorno intoccabile per noi parrucchieri. Sono le linee guida che Inail e Istituto superiore di sanità hanno diffuso per la Fase 2.

Le norme di carattere generale, sono approvate dal Comitato tecnico scientifico. Il settore è considerato a rischio “medio-alto” e coinvolge circa 140mila imprese e almeno 260mila addetti.

Nel documento dell’Inail viene specificato: “Al fine di garantire l’accessibilità ai servizi dopo un lungo periodo di chiusura e in considerazione delle misure da adottare, che verosimilmente ridurranno il numero di trattamenti in contemporanea, è opportuno prevedere la possibilità di permettere deroghe ai giorni di chiusura e consentire l’estensione degli orari di apertura dei locali”.
Una misura questa, evidentemente varata per consentire una più rapida ripresa di un settore che dovrà necessariamente affrontare dei costi in larga parte onerosi, più di altre attività, proprio per il servizio che viene espletato “sulla persona” e dove il contatto ravicinato è inevitabile.

Secondo le indicazioni degli esperti è la razionalizzazione degli spazi interni per consentire il distanziamento sociale, che è considerata il punto focale. A questo proposito viene suggerito di “favorire la realizzazione di aree di attesa” per i clienti “anche all’esterno dei locali, consentendo ove possibile l’occupazione del suolo pubblico in deroga”. Inail e Iss indicano poi tutta una serie di “misure organizzative generali”: si va dalla prenotazione obbligatoria, cioè dovrà essere specificato il tipo di trattamento richiesto. Inoltre, per chi ha un locale più grande, si potranno scegliere anche barriere di separazione tra le varie aree, dalla previsione di una distanza minima di almeno due metri tra le postazioni all’eliminazione di “riviste e ogni altro oggetto che possa essere di utilizzo promiscuo nel locale”.

Taglio e acconciatura, è riportato nel documento, “devono necessariamente essere preceduti dal lavaggio dei capelli”. Dovrà inoltre essere presa la temperatura ai clienti, ai quali andrà consegnata anche una “borsa/sacchetto individuale monouso per raccogliere gli effetti personali”. Ai titolari viene inoltre chiesto di privilegiare i pagamenti con bancomat e sistemi contactless.

Per tutti i clienti è fatto obbligo della mascherina, mentre i titolari e i dipendenti dovranno indossare anche “guanti in nitrile e schermi facciali”, e dovranno utilizzare “grembiuli e asciugamani monouso”. Obbligatorio anche “sanificare le postazioni e gli strumenti dopo ogni trattamento e predisporre dei dispenser con soluzioni igienizzanti”.

Gli esperti hanno formulato degli accorgimenti anche per i rapporti sociali tra cliente e titolare o dipendente del negozio: è necessario, scrivono “privilegiare la conversazione con il cliente tramite lo specchio e svolgere le procedure rimanendo alle spalle del cliente in tutti i casi possibili”. Per quanto riguarda gli estetisti, oltre alle consuete misure di prevenzione del rischio da agenti biologici che erano in vigore anche prima dell’emergenza Covid-19, arrivano misure suppletive.

Per i trattamenti del viso, in particolar modo dove è richiesto l’uso di vapore, dovranno essere previste operazioni alternative e in ogni caso potranno esser fatti solo in locali separati.
Restano chiuse le saune, i bagni turchi e naturalmente le vasche per l’idromassaggio. Vanno pulite e disinfettate tutte le superfici della cabina estetica ad ogni cambio di cliente. Per gli operatori, oltre alle maschere protettive o visiere, è previsto l’uso delle mascherine di tipo: Ffp2 e Ffp3 e non quelle chirurgiche,

Una serie di pratiche “burocratiche” che sebbene necessarie, obbligano ad una riorganizzazione pratica ed onerosa che deve preludere alla riapertura e… Aprire così è come vivere un’eterna apnea.
I costi sono evidentemente l’elemento penalizzante che ricade quasi del tutto sul titolare dell’attività, e dopo la chiusura per decreto e il conseguente mancato guadagno, affrontare ulteriori spese si traduce in un’ulteriore flessione dei profitti.

E’ evidente che non c’è polemica da parte di nessuno in merito alle misure di sicurezza e prevenzione, ma occorrerebbe ragionare se non fosse stato opportuno che tutte le spese di adeguamento non fossero invece state pensate come fornitura a carico del governo, lasciando almeno inalterata la ripartenza per questi operatori.