CORONAVIRUS, LA FRAGILITÀ DELL’ESSERE UMANO È MESSA ALLA PROVA

DI MARINA POMANTE

C’è una solitudine interiore, è la solitudine dell’anima. Ti aggroviglia lo stomaco e ti fa cadere giù come una foglia morta.

È un autunno perenne, non ci sono primavere né estati che scaldano il cuore. Si è coperti di fango. È una melma provocata da chi ama il chiacchiericcio, in un mondo dove il più brillante, il pìu furbo, il più allineato, prevale sul piu debole, dove la gente spintona per un posto, nell’oblio di questa fugace rete.

Non è concessa la fragilità, agli occhi degli altri tutto deve essere al meglio. Tutti siamo belli e allineati. Non è concesso mostrare la parte più fragile, perchè fuori i lupi la sbraneranno, pronti a farsi vedere migliori, e senza rendersi conto, non ci sarà mai il migliore.

Esiste l’individuo con le sue fragilità, i suoi errori, le sue manie, i suoi malumori…Siamo tutti uguali, nessuno è diverso, tutti in attesa di una mano amica che ti trascini via, salvandoti la vita da quelle sabbie mobili che stanno vincendo sul corpo ormai stremato.

L’anima è fragile, è sospesa nell’infinito tempo centellinato a piccole gocce per paura di essere travolti da un’ennesima felicità effimera. La solitudine dell’io più profondo, che si presenta di nuovo. Era chiusa dentro un involucro di terracotta, in attesa di riuscire fuori, come il coniglio del mago. Blocca, fa ansimare il respiro.

Un preludio di un viaggio lontano, verso terre inesplorate, fa capolino nei pensieri confusi dall’alcool, che piano piano distende i nervi, mentre il fumo di una sigaretta crea un bolla sospesa in aria, dove dentro l’immaginazione mette di tutto, dai giorni belli, ai giorni brutti, elenca ad uno a uno gli errori e i momenti di felicità. Il fumo acre in bocca riporta la mente al presente.

Resta il pensiero di fuggire verso nuovi mondi, assaporare il profumo di altri mari, camminare lungo scogliere infinite a piombo sul mare, e ascoltare il rumore del vento che ti accarezza il viso, guardando il sole che tramonta in fondo all’orizzonte, con il corpo che si flette verso quell’immeso panorama,

Anelare avidamente l’energia della terra, il profumo di essa e disperdere in un pianto ogni dolore antico. Il silenzio chiuso dentro le pieghe dell’animo, si trasforma in una voce flebile di speranza, per una nuovo mattino che nasce. E la crisalide si trasformerà in farfalla.