C’È TEMPO ANCORA

Di Rino Girimonte

Siamo caduti in un sonno profondo, abbiamo guardato in faccia la morte e ci ha fatto paura anche se, qualora ci cogliesse, dice Lucrezio, noi saremmo altrove, chissà in quali pascoli, a far da cibo ad altre creature.
C’è ancora spazio per antiche parole, che siano gentili e garbate, in cambio di niente, appena d’amore per quel che si ha, per quel che si sente, con l’energia di giovani amanti. E che sia una metafora questo pianto d’autunno,
che sia curioso lo sguardo del risveglio,
che sia rispetto per madre terra, come una preghiera degli indios d’America, che rispetto e giustizia gli furono negate per sempre,
che siano domande i passi del bambino, come Alice dietro al coniglio, che sia pioggia fresca le lacrime sparse, come versi di poeti immortali, che sia malinconico questo tramonto, inseguendo un’alba che non vuol venire, che sia di nuovo pane questa pianura di frumento, che sia di vino rosso l’uva di tutte le vigne, che sia cascata d’oro lucente il frutto della “Pennulara” caccurese, che il cammino retto sia il retto cammino, che siano le nuvole grigie uno sconquasso di colori, che possiamo tornare a ridere di guai minori, di stupidi malanni, e le ingiurie siano le rughe imprecise sul volto.
Faranno Pil queste povere cose, avranno ascolto? Che importa!
Chissà, forse domani, sarà di nuovo pieno di doni il giorno,
chissà forse sapremo godere di un nuovo viaggio senza lasciare orme, presi per mano dal maestrale, dal gioioso capriccio del vento.

#RinoGirimonte

Nato calabrese nella penuria degli anni ’50, a Roma sono cresciuto, ho frequentato la scuola della strada, l’università di filosofia e delle lotte, piccole e grandi patrie mi abitano ” amo la libertà delle righe sussurrate, insurrette, in eterna guerra contro le frasi armate”.