Bollani e la tv anomala

Di Marco Molendini

La tv raramente sorprende. Ormai sui canali Rai ci transito solo con lo zapping (come quelli Mediaset), di sfuggita: butto l’occhio e passo ad altro, a meno che non succeda come ieri sera: per venti minuti mi sono fermato su Rai 3 per un programma anomalo, semplice e fresco: c’era Francesco De Gregori con il suo cappellino che cantava una superba La leva calcistica del ’68, seduto al pianoforte, che l’accompagnava, c’era Stefano Bollani (insolitamente con una giacca classica all’inglese) e poi, a fare da conduttrice in punta di piedi una bella e simpatica ragazza dai capelli rossi, Valentina Cenni, la signora Bollani. Nessuna enfasi, solo musica e qualche domanda intelligente in un salotto di casa senza mascherina e senza le finzioni della tv sbracata che impera. Musica, qualche battuta, atmosfera amichevole e rilassata. Francesco, a suo agio, concede anche un’ assaggio del Ragazzo della via Gluck, il primo pezzo, racconta, che ha imparato a suonare. C’è spazio per una divagazione brasiliana (la passione di Stefano) con una versione a due voci di Samba de uma nota so (con Valentina che canta, bene, in duetto con il marito), per qualche divagazione pianistica sul tema dei plagi (terreno vasto) e degli autoplagi. Bollani continua, un piccolo show in un orario stretto fra i tg, la pubblicità, i quiz, i primi talk. Un rifugio da non perdere e un suggerimento: perché Stefano e Francesco non mettono in piedi un concerto assieme, con l’accompagnamento di Bollani le melodie di De Gregori (penso a La donna cannone o Generale) acquisterebbero un nuovo sapore. Chissà, chissà domani, come avrebbe detto Lucio Dalla.
PS. Il programma si chiama Via dei matti numero zero citazione di un verso della canzone di Vinicius de Moraes tradotta in italiano da Sergio Endrigo e Sergio Bardotti e che faceva parte dell’album La vita, amico, è l’arte dell’incontro a cui aveva collaborato anche il poeta Giuseppe Ungaretti. A quel tempo il poeta e diplomatico brasiliano Vinicius de Moraes viveva in Italia, in esilio dalla dittatura militare brasiliana: il ristorante Il Moro era uno dei suoi ritrovi abituali, dove si ritrovavano regolarmente con Ungaretti, Chico Buarque de Hollanda, anche lui esiliato, Sergio Bardotti.

Marco Molendini una delle firme più prestigiose di questo secolo.Giornalista e critico musicale di lunga esperienza, è una delle firme di punta del Messaggero. Dal 1981 al 1995 è stato redattore capo del servizio Spettacoli de “Il Messaggero”. Dal 1982 al 1992 ha condotto rubriche radiofoniche: Radio 2 Jazz, Radio 1 Jazz.
E’ autore di libri: una biografia di Caetano Veloso, di Fratelli Brasile, doppio racconto sul rapporto fra Veloso e Gilberto Gil, del libro fotografico “Le strade del cinema portano a Roma”. Autore televisivo con Renzo Arbore del programma di Raiuno “Speciale per me”.
Non ha mai interrotto la sua collaborazione con il quotidiano Il Messaggero, per cui ora è inviato.