ATTONITI MA IN PIEDI. GLI ITALIANI FORTI, COESI CONTRO IL CORONAVIRUS

DI MARINA POMANTE

Stamattina il silenzio è surreale. Non è quel silenzio che c’è nei giorni di festa, non si sentono i rumori della domenica.
Da casa senti sempre le parole dei vicini, qualcuno indaffarato in cucina, qualcun’altro è indaffarato nelle pulizie domestiche. Sotto in cortile ci sono i rumori di bambini che giocano o di mamme con i carrozzini. Qualcuno che porta giù il cagnolino che abbaia festoso e nel parcheggio il rumore di portiere che si chiudono e qualche macchina accende i motori. Oggi invece c’è un silenzio spettrale. La casa sembra diventata una prigione, questa sorta ‘d’arresto domiciliare’ nega la nostra libertà, nega i sorrisi, perchè la paura si è impossessata di noi comunque si voglia pensare.
È una paura che toglie anche la parola e il silenzio prende il sopravvento anche sul cervello. “Zitto pensiero che vai così veloce, zitto che mi fai sentire ancora più impaurita”. Ascolto la tv, diventata ormai una seducente amica che ti fa intravedere furtiva la verità e richiama all’ordine e alla disciplina. Queste sono ore terribili per la storia del nostro Paese. Non c’e una situazione analoga, ma il senso di frustrazione e vuoto che si sente, credo che possa condurci a tanti momenti bui, dove l’uomo e stato privato della sua libertà.
Non conosciamo la dittatura, viviamo in un Paese occidentale in una Repubblica, non c’è mai stato nessuno che ci ha impedito di muoverci. Non c’è polemica anzi, sono completamente d’accordo, va fatto, nel rispetto della nostra salute e di quella degli altri, ed è l’unica possibilità che abbiamo. Ogni giorno i numeri aumentano, un virus che scorre silente e velocissimo, che anche se non c’è, si è impossessato della nostra mente. Non guarda in faccia a nessuno e non risparmia nessun ceto sociale, è un virus “comunista” che ci ricorda che siamo tutti uguali, che siamo tutti fragili e vulnerabili. Dalla tv un vademecum su come dobbiamo comportarci. Controlli a raffica e una circolare da esibire. Non si può andare a fare la spesa in due, e per i cagnolini giusto lo stretto necessario. C’è la morte della socialità. Io che se entro in un posto devo salutare, io che ho bisogno di sapere come si chiama il cameriere che mi serve, io che ho bisogno del contatto umano, perchè già ci pensa il mio cervello a mettere i paletti con spazio mio, spazio tuo, e lo combatto con il sorriso e la cordialità. Oggi c’è la solitudine dell’anima, la stessa solitudine di chi sta in un letto d’ospedale che sta morendo da solo perchè questo maledetto, vile virus ha distrutto tutto e nega anche ai familiari di poter assistere il proprio caro. Dietro ogni numero c’è una persona che soffre o che ci ha lasciato. Come soldati che cadono in trincea, perchè questo virus ci ha dichiarato guerra. La combattiamo stando uniti, anche se virtualmente, dimostrando al mondo che siamo coesi, uniti, decorosi, fieri di essere italiani. E poi dalla tv c’è quel medico di Codogno che ci da’ la speranza necessaria, e ci dice “è dura ma possiamo uscirne”.