GLI ARRABBIATI SIAMO NOI

Di Paolo Varese

Strano paese l’Italia, abitato da gente ancor più strana, e la dimostrazione, la prova del nove, l’ha fornita la pandemia, l’emergenza globale scatenata dalla diffusione del Covid-19. Sin da quando è iniziato tutto infatti, c’è stato chi ha accettato, non supinamente ma con senso di rispetto per gli altri, tutte le decisioni prese dal Governo. decisioni forse discutibili, che nel futuro faranno parlare ed avranno strascichi, ma decisioni prese, volenti o nolenti, legittimamente. E poi, perché non può mancare un poi, ci sono stati i ribelli, quelli che gridavano alla tirannia, quelli che si appigliavano ad ogni buco normativo per far valere la propria ribellione. Anzi, la loro finta ribellione, perché alla fin fine, bisogna dirlo, si ergevano a paladini contro chi la legge e le decisioni deve farle rispettare. Si sono scatenati corridori improvvisati, si usciva in 4 per fare la spesa, si deridevano gli elicotteri usati per monitorare le spiagge. E mentre c’era chi si consumava nei metri quadri della propria casa, per non arrecare danno agli altri, c’era chi parlava di complotto, di manovre. Di oscurantismo. C’era chi perdeva il lavoro, c’era chi se ne fregava, e c’era chi con la scusa di difendere chi il lavoro lo perdeva a causa di tutti quelli che se ne fregavano, continuava l’insensata ribellione contro le mascherine, contro le chiusure. Qualcuno ipotizzava che ne saremmo usciti migliorati, più consapevoli, ma alle prima aperture si è visto quanto lo stoicismo non appartenga a questo mondo, mentre maree umane si riversavano dovunque si potesse prendere un aperitivo, ovunque ci fosse possibilità di socializzare. C’è stato chi ha pensato di partire, per passare le vacanze all’estero, confidando nella mancanza di notizie, non considerando che l’assenza di notizie non corrisponde a mancanza di fatti. Il centro di Roma, nei giorni in cui sono stati riaperti i bar ed i ristoranti, sembrava un salotto a cielo aperto, e la gente non aveva la mascherina, e la gente si arrabbiava se le forze dell’ordine osavano dire qualcosa, se osavano dire di tenere la distanza oppure di utilizzare la mascherina. Ed ora, che sembra ci si stia avviando ad una chiusura sociale, tornano le lamentele. Ma non di chi, seppur a malincuore, seppur sfiancato da un periodo buio, rispetta le regole. No, le lamentele vengono da chi le regole non ha mai voluto seguirle, da chi ha sempre gridato all’ingiustizia, alla tirannia. E gli sfottò verso chi cerca di non causare disagi al prossimo aumentano, come se la verità fosse in mano dei cosiddetti ribelli. Ma in realtà gli arrabbiati, gli incazzati, siamo noi. Noi che andiamo al parco con i cani, i bambini, mettendo la mascherina. Noi che prendiamo i mezzi pubblici rispettando le distanze, e se c’e’ affollamento perdiamo quella corsa, e anche quella dopo. Noi che non gioiamo, ma non conoscendo la verità assoluta ci fidiamo, perché, come si dice a Roma, famo a fidasse, che pè lamentasse o contà li morti famo in tempo dopo. Ma davvero c’è qualcuno che pensa che si possa accettare tutto questo senza dubitare? Si dubita, eccome, ma tra i due mali scelgo il minore, ubi maior minor cessat, lo capivano anche gli antichi romani, e non riusciamo a capirlo noi. Si scoprirà un domani che era tutta una montatura? Allora si farà una rivolta, si chiederanno spiegazioni, ma per ora io non dubito delle bare che hanno fatto vedere, non dubito del collega che ha detto di essere stato messo sotto una tenda per la respirazione per quindici giorni, impossibilitato ad un contatto con l’esterno, non dubito che mio padre di 80 anni potrebbe avere seri problemi se contaminato. Dubito delle misure prese, dubito di tante cose, ma non dubito del fatto che, se siamo tornati al punto di partenza, è per colpa di tutti quelli che dubitavano troppo. Per cui stia sereno chi pensa di vivere attorniato dalle pecore, non è così, vive semplicemente in un mondo dove il bene comune, per fortuna, è ancora sentito come importante, così come la salute personale. Gli eroi sono quelli che continuano a fare quanto richiesto per evitare il peggio, nonostante tutto, e nonostante tutti gli altri, e continuano a conservare il loro buonumore, riuscendo ad ironizzare anche quando i disfattisti si lamentano.

#PaoloVarese

nato a Roma nel 1968, segno zodiacale leone. Vive e lavora nella Capitale da sempre, appassionato di cinema, letteratura, arti visive. Rifugge il gossip e i programmi contenitore, preferendo la natura.