49 MILIONI DA RESTITUIRE. E ALLORA LA LEGA NORD CAMBIA NOME. FORSE

DI MARINA POMANTE

In questi giorni si era parlato di una possibile svolta leghista in merito ad un cambiamento del nome e naturalmente questo avrebbe innescato un processo di “chiusura” dell’attuale Partito, per dar vita contemporaneamente alla fondazione di un nuovo soggetto politico.
Nulla di male che un Partito decida di cambiare nome, ma in questo caso, il cambiamento avrebbe obbligato allo stop al processo di sequestro dei beni sui conti della Lega. Quindi, non solo una verniciata atta a rinfrescare la facciata, ma un’astuzia sfacciata.

Il procuratore capo di Genova, Francesco Cozzi, alla vigilia della decisione del Tribunale del Riesame di Genova, chiamato dalla Cassazione a pronunciarsi sul maxisequestro di 49 milioni di euro (considerati frutto della truffa sui rimborsi elettorali perpetrata negli anni 2008-2010 ai danni dello Stato dalla Lega) ha dichiarato che se la Lega cambiasse nome, “di fronte a un nuovo soggetto giuridico completamente autonomo, non potremmo fare nulla rispetto ai versamenti futuri”. Il procuratore ha inoltre osservato che tale impedimento varrebbe anche se il nuovo Partito fosse erede ideologicamente e politicamente della Lega: “va sempre valutata la continuità giuridica per procedere e in questo caso salterebbe”. Poi il procuratore Francesco Cozzi ha concluso dicendo che si procederà coi sequestri ai conti della Lega, fino a che su questi ci saranno somme disponibili.

E il figliol prodigo del Carroccio, ha parlato, lo ha fatto alla Berghem Fest di Alzano Lombardo (Bergamo).
Matteo Salvini, secondo uno schema che ha deciso di adottare, con egocentrismo esasperante, ha risposto a chi gli ha chiesto se lancerebbe un Partito unico del centrodestra nel caso in cui il Tribunale del riesame accogliesse la richiesta della procura di sequestrare i fondi nei conti leghisti, che la Lega non fa politica in base ai soldi, tantomeno in base alle sentenze, aggiungendo che c’è un programma di Governo che intendono rispettare, a tasche piene o vuote, colpevoli o innocenti…
Un’affermazione al limite, per chi vive in una democrazia, che non è attinente alla carica che ricopre, nonché a quella di vicepremier, potrebbe sembrare quasi irriverente verso l’elettorato… Come si può pensare di andare avanti col programma “colpevoli o innocenti”? Sembra una sorta di richiamo al “me ne frego” che sintetizzò in passato, il pensiero di un altro che teneva le redini del comando nel nostro Paese, uno che “tirava dritto” quando gli veniva fatto notare con “molta cautela” che magari certe cose erano diverse…

Comunque Matteo Salvini, sempre rivolto alla platea ha continuato dicendo a chiare lettere che la Lega non cambierà nome, che il nome “non si tocca” e che la Lega c’è e ci sarà con condanne o senza, perchè loro sono il Popolo e il popolo non lo ferma nessuno… Poi si è prodotto in un attacco al Pd asserendo di preferire di aver cervello pieno e tasche vuote piuttosto che come il Pd che è l’esatto contrario…

L’eleganza non fa parte delle sue pecularità. Salvini non è riuscito proprio ad evitare o magari sostituire la parola “Piddì” con “certi politici”. La tendenza più in auge per questa nuova politica, è proprio indicare le colpe degli altri per eludere l’attenzione dalle proprie.
Ma il prodigioso Salvini, alla fine non è uno che misura le parole e le sue espressioni, appaiono più frutto di passione politica, piuttosto che figlie di un discorso preparato per colpire l’elettore e questo in verità gli fa pure onore. Giusto o sbagliato, almeno in questo dimostra d’essere uno che ci crede.
Tanto per intenderci, un politico consumato, avrebbe usato parole più consone e “colpevoli o innoncenti, si va avanti ugualmente” è una frase antidemocratica al massimo, partorita della sua superbia.

Altra piega che increspa l’operato del “Supervicepremier” riguarda la vicenda della nave Diciotti e del suo carico di vite, bloccato per giorni al porto Catania. Per le sue decisioni il leader del Carroccio si è procurato dal procuratore di Agrigento, Luigi Patronaggio, ben 5 denunce, raccontate in 50 pagine. E parlando di queste accuse, rivolgendosi al procuratore agrigentino, Salvini ha dichiarato: “Al procuratore di Agrigento dico con immenso affetto che se arriverà un’altra nave in un porto italiano farò esattamente quello che ho fatto questa estate, né più né meno, sono arrivato a 45 anni per vivere una estate incredibile. Quando feci la tessera della Lega nel 1990 non pensavo che avrei passato un’estate a farmi dare del populista, mai nella vita avrei pensato di essere indagato per il reato di sequestro di persona”.

Il ministro mostra sicurezza e una punta di spavalderia, badando bene stavolta a non portare attacchi diretti alla magistratura, ma la sua frase delle denunce che sono per lui delle medaglie, la dice lunga sul modo con cui giudica chi lo giudica.
Anche in questo caso dovremmo attendere il lavoro della magistratura per capire se il ruolo di Governo sia stato esasperato o se il ministro si sia attenuto alle regole senza abusare del potere e soprattutto se il reato ipotizzato di sequestro di persona, possa trovare accoglimento in Giudizio. Secondo alcuni, non potrebbe configurarsi il reato di sequestro, semmai di limitazione della libertà personale. Ma saranno i Pm a dover trovare il bandolo di questa matassa.

Precedentemente alla questione della nave Diciotti, ci fu un altro episodio sempre legato all’immigrazione, quello della nave Aquarius con 629 migranti a bordo. L’inquilino del Viminale, impedendo l’attracco alla nave, adducendo la motivazione che gli ospiti avrebbero dovuto essere accolti a Malta, produsse suo malgrado l’effetto domino sulla tornata elettorale che riguardava alcuni Comuni e provincie, il risultato premiò la politica leghista, quella dell’intransigenza, quella che: “basta negher!”
Alcuni, accusarono subito il ministro di aver cavalcato l’episodio sfruttandolo per strappare manciate di voti da un certo elettorato. Salvini, vestendo gli stoici panni di colui che da paladino indefesso protegge gli italiani come un buon padre di famiglia rispose a queste accuse con l’enfasi del Patriota.

Lega nord, ovvero, il movimento popolare nato “quasi spontaneamente”, per difendere gli onesti lavoratori del nord dalle bramosie truffaldine di una Roma ladrona, sede di ministeri pieni di gente corrotta e di ladroni travestiti da onorevoli. La Lega nord che, non se ne può piu di questi terroni puzzolenti che non gli va neanche di “laurà”. Insomma un Partito onesto, che non ruba, finchè non può!
Ora dopo la transizione maroniana, lo sdoganamento della Lega a tutto campo e giù andare di felpe con su scritto il nome di ogni città del sud, ma i 49 milioni dei rimborsi elettorali usati Dio sa come, prima del Senatùr e poi da Maroni, vogliamo raccontare agli italiani che fine hanno fatto?
La mossa astuta del frazionamento del tesoro del Carroccio suddiviso nelle varie realtà leghiste locali, non è servito ad impedirne il sequestro se pure nei vari salvadanai non si è riusciti certamente a ricomporre l’intera cifra contestata dai Pm.
Il vice premier sta certamente conducendo quello che per il suo Partito è diventato l’obiettivo principale, almeno apparentemente, certo che, spostare l’attenzione innescando una guerra tra poveri ha il pregio di minimizzare l’attenzione da altri problemi egualmente contingenti per gli italiani. Il silenzio complice, dell’altra componente di Governo il M5s, permette all’uomo Salvini di apparire unico leader di questo esecutivo, rubando la scena politica con i suoi proclami, le sue twittate, i suoi post velenosi su facebook diventati ormai consuetudine per questa politica che preferisce il botta risposta con frasi allusive o offensive, piuttosto che perdersi in spiegazioni al Paese, sulle varie proposte messe li sul tavolo del Governo o interfacciarsi con assoluto aplomb in un bellissimo dibattito tra due o più “onorevoli” politici. Ma ormai la politica ha perso la consistenza del linguaggio e tutto viene semplificato in un post effimero che svanisce nel giro di poche ore. Forse è proprio li che dovremmo pretendere l’accuratezza dell’esposizione, semplificare non vuol dire celare la verità.