Di Marino Bartoletti
Voglio ricordare in maniera diversa (e sorridente) Sean Connery che ci ha lasciato un mese fa: primo di una serie micidiale di addii. Sul pubblico italiano ha fatto ovviamente presa il suo fascino – artistico e non solo – sul quale ci siamo doverosamente soffermati: ma, come spesso succede (pensate al “Gladiatore” o a “Rocky”), una delle armi seduttive vincenti del grande schermo è la bellezza e/o la particolarità della voce con cui questi grandi interpreti ci vengono rappresentati. Ebbene, nei nostri cinema, la celebre frase “Bond, mi chiamo James Bond” (più tutto… il resto naturalmente) è stata il marchio di fabbrica dello straordinario Pino Locchi: a cui Sean ebbe a dire: “Senza di te in Italia non mi avrebbero mai amato tanto”. E credo non avesse tutti i torti
Locchi è stato la sua voce per quasi trent’anni (fino agli “Intoccabili”: e cioè per la parte più pregiata della sua carriera). Non solo, ma è stato anche la voce del suo successore Roger Moore (ve ne eravate accorti?), più quella di altre bazzecole di attori come Steve Mc Queen, Clint Eastwood, Burt Lancaster, Charles Bronson, Charlton Eston e anche Giuliano Gemma e Terence Hill… prima che conquistassero la parola. Insomma un autentico enzima di successo
Spesso mi capitava di chiamare casa sua perché ero amico della figlia Marina, fidanzata e poi moglie di un celebre allenatore (a sua volta mio grandissimo amico da sempre). E vi assicuro che sentirsi rispondere da… James Bond (provate a immaginarlo) era un’emozione non da poco. Ma ancora nulla rispetto a quando doppiò l’orso Baloo del “Libro della Jungla” di Walt Disney: da quel giorno mia figlia pretese di essere sempre lei a fare il numero di casa Locchi. E lui una volta le dedicò in esclusiva “Lo stretto indispensabile”.
Pino “Connery” ci ha lasciato tanti anni fa. Ma la storia del cinema è indubbiamente passata anche dalla sua voce. E la voce umana – diceva Richard Strauss – è “lo strumento più bello che esista, ma certamente il più difficile da accordare e suonare in maniera perfetta”
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