Sofferenze

Rino Girimonte

Chi può negare il disagio diffuso, la fragilità sociale che si abbatte come un brivido lungo la schiena del paese? Non c’è equanimità nelle sberle della pandemia, non è poi così democratico questo virus, non pareggia disuguaglianze immemori, chi già soffriva la stretta al collo d’ogni ristrettezza, sente mancargli l’aria e l’imposizione di trattenere ancora di più il fiato trova un limite oggettivo nella cassa toracica di ciascuno, nella celerità o meno con cui il governo mette in marcia il ristoro per tutti quelli che non ce la fanno. Sono tante le categorie che si erano attrezzate, avevano costruito barriere antivirus, protocolli di sicurezza.Troppa gente che dava lavoro e viveva della propria attività a cui si toglie il pane e la dignità. Forse la foga, necessaria, di ridurre la mobilità doveva tener conto del fatto che i teatri e i cinema non muovono masse esagerate, anzi. Ci sono privazioni dello spirito, appetiti culturali, che non è saggio fomentare. In più, non si conoscono casi di contagio in questi luoghi. Forse sui bar e sui ristoranti non si può scaricare la responsabilità di ordine pubblico fuori dai loro locali. Forse si è ancora a tempo per mettere mano al problema dei trasporti, la madre di tutte le battaglie, mobilizzando torpedoni fermi senza turisti e pullman militari. Forse, forse….
Sono decisioni dure, è difficile trovare una logica che tenga insieme tutto, in grado di mantenere la coesione sociale, e si può certamente sbagliare, ma nessuno deve avere il sospetto che si voglia danneggiare qualcuno, sarebbe la fine. Qual è la priorità? È evidente che se non rallenta l’infezione virale le altre infezioni si sporgono nel vuoto dell’abisso. E siamo nel dilemma di sempre tra il lavoro e la salute, ma come si può scegliere? E non è uno figlio dell’altra? Le speculazioni politiche, per trarne vantaggi elettorali, è complicità con il nemico.
Tutti hanno diritto a rivendicare e difendere la propria attività, ne va della loro vita, possibilmente immunizzandosi da contagi pericolosi e violenti, poi ci si potrebbe aspettare, in una situazione di guerra pandemica, una responsabile collaborazione da parte dell’opposizione, incluso quella interna, come in Portogallo. Invece stanno lì, appostati come cecchini e con un telefonino in mano si credono di essere Masaniello. A tutti questi scienziati della politica, che hanno solo una proposta da fare, quella di dire No a qualsiasi cosa, verrebbe da dire, accomodatevi, provate voi a gestire l’inferno.
Se non ne usciamo tutti insieme, raccoglieremo i cocci di un paese sfatto, senza faccia e senza anima.