Rinascimento privato

Di Mario Rigli

Non è la prima volta che si leggono queste due parole insieme. Esiste almeno un precedente illustre. “Rinascimento Privato” era il titolo di un romanzo, molto bello di Maria Bellonci. Una immaginaria autobiografia di Isabella d’Este. Qui il privato stava ad indicare la visione del grande periodo del Rinascimento visto dall’interno di una corte, gli Estensi, dall’interno di una città, Mantova e dall’interno di un’anima, quella appunto di Isabella.
Ma il mio Rinascimento è ancora più privato, più “casereccio”, ha un maggior sapore di campanile, almeno è questo il sapore che io volevo dargli.
E’ una rinascita vista dalla mia terra, il mio paese, il Valdarno. Del resto il Valdarno ha anche contribuito in maniera grande all’Umanesimo prima e al Rinascimento poi.
Forse, di primo acchito, vi chiederete cosa c’entra l’uomo vitruviano e Leonardo, con l’intimità del mio Rinascimento, cosa c’entra Bob Dylan, Mario Bergoglio (Papa Francesco), cosa c’entra la venere del Botticelli, cosa c’entra San Francesco.
Un momento di calma, cercherò di spiegare tutto.
In un periodo in cui l’uomo è strabico, storto, claudicante, orbo, sversato, e non sto parlando del fisico, ma soprattutto nell’anima, in un periodo in cui è impossibile inscriverlo in qualsiasi figura geometrica piana, ma a malapena può stare in un poligono irregolare, molto irregolare, in un periodo in cui l’Umanesimo è agonizzante, l’immagine centrale di questo mio lavoro non poteva che essere l’Uomo Vitruviano di Leonardo. Un Uomo con la U maiuscola, l’emblema per eccellenza dell’Umanesimo e del Rinascimento, perfetto nelle sue forme e nell’anima, che si inscrive perfettamente in un cerchio e in un quadrato, le due figure perfette per eccellenza.
Si, direte voi, ma l’uomo vitruviano non è di un “Rinascimento Privato” ma di un Rinascimento pubblico per eccellenza. Ma devo dirvi alcune cose sull’uomo Vitruviano e vedrete l’aspetto intimo e personale della cosa, l’aspetto di campanile, di attaccamento alle mie radici.
Leonardo ebbe a che fare con un trattato di Vitruvio Pollione il “De Architectura” intorno al 1490, fino ad allora non ne conosceva neppure l’esistenza. Nel trattato si parla delle misure perfette del corpo umano, misure riportate a palmi. Nel celebre disegno a matita parla proprio di ciò che dice Vitruvio. (*)
Ebbene Leonardo e il resto degli uomini non avrebbero mai avuto conoscenza di questo trattato se un mio concittadino non lo avesse scoperto. Il grande umanista Poggio Bracciolini infatti ha ritrovato il testo una settantina di anni prima del celebre disegno di Leonardo ed esattamente nel 1414 nell’abazzia di Montecassino: Fino ad allora si avevano notizie di quel testo, ma solo la scoperta di Poggio influenzò tutto il Rinascimento.
Poggio, il mio concittadino è il “privato” nell’uomo Vitruviano centrale.
Del resto Poggio Bracciolini è una figura importante del dipinto, il suo ritratto ha una posizione di rilievo alla sinistra dell’uomo Vitruviano e intorno ho messo alcuni titoli delle sue opere. Ho citato un suo celebre ritratto probabilmente tratto a sua volta da una scultura di Donatello, a proposito sapete che un reliquiario in argento con il Busto di Poggio Bracciolini sempre di Donatello è nelle cantine del Metropolitan Museum di New York senza che nessuno lo possa ammirare?
Dal lato opposto due grandissime figure del mio Rinascimento privato, ma naturalmente del Rinascimento pubblico, del Rinascimento Cosmico: Masaccio e Marsilio Ficino.
Masaccio, giovanissimo, del resto come poteva essere diversamente per uno come Tommaso di ser Giovanni di Mone Cassai che è morto a 27 anni? Masaccio ha iniziato veramente il Rinascimento e ha rinnovato la pittura con le sue volumetrie e le sue prospettive. E’ nato a San Giovanni, il tempo di fumarsi una sigaretta in macchina e dalla mia casa ci siamo.

Poco più in là è nato Marsilio Ficino, a Figline, il paese di mia moglie. Lui è vecchio, rugoso e saggio. Ma senza il suo pensiero non esisterebbe oggi il nostro pensiero, senza il suo pensiero il mosaico splendido del rinascimento sarebbe stato privo di una tessera e di una tessera importante.

Sopra Masaccio e Ficino la splendida Nascita di Venere del Botticelli. Si, tutti sanno che la “nascita di Venere” è un quadro importantissimo del rinascimento, ma privato?
Allora, Botticelli giovincello ha cominciato ad usare i pennelli in una bottega particolare. Accanto a lui, come apprendista c’era un altro ragazzo: Filippino Lippi. Botticelli e Filippino, moltissime volte sono stati confusi dalla critica, li consideravano quasi gemelli nell’Arte, la critica non riusciva a districarsi e ad attribuire all’uno o all’altro. La bottega era di Filippo Lippi, ma allora, non ricordo bene se già morto o alla fine dei suoi giorni. Chi gestiva la Bottega era un mio concittadino, un mio concittadino ancora una volta. Botticelli e Filippino, del quale era anche tutore, hanno appreso dalle parole, dall’anima e dai pennelli di Fra Diamante. Lui gestiva il tutto, non Filippo che “era in tutt’altre faccende affaccendato” e anche quando era in forze. Filippo usciva spesso per prendere il caffè al bar e non solo. Fra Diamante era in bottega a fare il lavoro oscuro, come un mediano nel calcio. Io credo che molte opere che sono state attribuite a Filippo Lippi siano in realtà di Fra Diamante, ma questa è altra storia.
Quello che ora ci interessa è che in quella immagine della Venere c’è un po’del mio privato, della mia terra, c’è in qualche modo l’afflato di un mio concittadino.
Già Fra Diamante, naturalmente presente nel mio dipinto, è all’estrema sinistrai n alto del quadro, un posto di rilievo. Un Frate, ma allora molti pittori lo erano: Fra Carnevale, Fra Filippo Lippi, Fra Beato Angelico, Fra Bartolomeo, Fra Giacomo, Fra Galgario. Allora e più tardi, Fra Galgario per esempio è del1600. Ma essere frate evidentemente dava più tempo per dedicarsi ad altre cose, ad esempio all’arte, che essere prete. Fra Diamante è giovane nella mia immagine, un ragazzo, molto più giovane del suo maestro Filippo. Siamo ai tempi degli affreschi di Prato è ritratto con la cocolla di frate, non so se di Carmelitano o Vallombrosano, ma la cocolla di un frate. È pensoso, Fra Diamante, con il mento appoggiato nel palmo della mano.
Appena sotto le due braccia destre dell’uomo Vitruviano c’è Bob Dylan. Bob Dylan è proprio privato. E’ stato il mio rinascimento intimo, il mio rinascimento musicale. E’ stato il considerare la musica con altri orecchi e soprattutto con altro impegno, è stato attribuire alla musica il ruolo che per me, fino ad allora, era riservato alla poesia. Lui ha bussato ed anche insistentemente al paradiso, lui ci ha detto che la risposta esiste, ma è provvisoriamente caduta nel vento. A questo proposito voglio dire anche un’altra cosa che non c’entra con il quadro, ma che mi riguarda. Parlo della traduzione di “blowing in the wind” di Mogol. Mogol un grandissimo, naturalmente, ma in questa traduzione ha toppato di brutto. La speranza e l’ottimismo nel testo di Dylan erano evidenti, l’ottimismo è stato trasformato in pessimismo da Mogol. Non importa se il suo testo in italiano era cantato allora in tutte le chiese, era un messaggio disatteso rispetto a ciò che Bob voleva dire.
Bob afferma che la risposta esiste e sta soffiando nel vento, Mogol dice che la risposta non c’è ed è caduta nel vento. Due cose letteralmente opposte. Si, unatraduzione non deve essere necessariamente fedele, ma non può dire cose contrarie al testo originale. Vi prometto che appena ho un po’ di tempo farò io una traduzione del testo di Dylan e vi giuro che rispetterà il suo pensiero e la sua musicalità. Vi farò vedere che è possibile, anche se la mia versione probabilmente non sarà cantata nelle chiese.
Scusate l’inciso, ma Dylan, era ed è, il mio rinascimento musicale e di impegno umanistico legato alla musica.
Ma Dylan è stato collegato anche al Rinascimento religioso. Si Dylan è stato collegato anche a Papa Francesco. In una copertina dedicata al papa rock e con l’immagine del grande papa, c’era una frase di una canzone di Dylan: “Times are changing” i tempi stano cambiando, i tempi rinascono. Quello che ha fatto papa Francesco, nel mio quadro alla destra di Fra Diamante, per la chiesa e per la religione, anzi le religioni, in un anno, è incredibile ed impensabile prima della sua venuta. Non potevo esimermi dal ritrarlo in questo mio Rinascimento privato .
Sarebbe quasi bastata la scelta del suo nome: Francesco. Il Francesco di Assisi. Alla destra del quadro insieme ad uccelli canori che beccano delle bacche rosse, ho ritratto proprio San Francesco, un incredibile Rinascimento nella chiesa. Ma San Francesco è anche il mio rinascimento privato. Quante volte ha calpestato le mie montagne! Quante volte è venuto sui crinali dei miei monti. Sugli stessi monti dove Don Felice, il personaggio fra i due Francesco, ci portava nei suoi campeggi. Don Felice parlava come San Francesco alcuni secoli dopo e come Papa Francesco alcuni decenni prima. Un Don Milani del Valdarno, per questo privato, ma altrettanto grande Rinascimento.
Poi ci sono i miei soliti fiori, i miei soliti mandala tranne una decorazione prettamente rinascimentale sotto i piedi dell’uomo vitruviano, la stessa decorazione in piccolo e in altro colore fra Papa Francesco e Don felice.
Dimenticavo una cosa: Insieme ai miei mandala c’è la moneta da un euro con l’uomo vitruviano e quattro soli sopra la venere del Botticelli fatti con monete da venti centesimi dove c’è proprio la venere.
Si l’euro ha problemi anche grossi e ci procura problemi, ma io ho voluto vederlo come il Fiorino, la moneta di Firenze che dette sostanza al Rinascimento italiano. Speriamo che l’euro con le immagini dell’uomo vitruviano e della Venere di Botticelli cominci a comportarsi come un novello Fiorino.
Tutto questo è quanto volevo dire con il mio quadro.

mario rigli

(*) questo è quanto scrive Leonardo nel disegno:
Nella parte superiore:
« Vetruvio, architetto, mette nella sua opera d’architectura,chelle misure dell’omo sono dalla natura
disstribuite inquessto modo cioè che 4 diti fa 1 palmo, et 4 palmi fa 1 pie, 6palmi fa un chubito, 4
cubiti fa 1 homo, he 4 chubiti fa 1 passo, he 24 palmi fa 1 homo ecquestemisure son ne’ sua edifiti.
Settu apri tanto le gambe chettu chali da chapo 1/14 di tua altez(z)a e apri ealza tanto le bracia che
cholle lunge dita tu tochi la linia della somita del chapo, sappi che ‘l cientro delle stremita delle aperte membra fia il bellicho. Ello spatio chessi truova infralle gambe fia triangolo equilatero »

Nella parte sotto al disegno:
« Tanto apre l’omo nele braccia, quanto ella suaaltezza. Dal nasscimento de chapegli al fine di sotto del mento è il decimodell’altez(z)a del(l)’uomo. Dal di sotto del mento alla som(m)ità del chapo hel’octavo dell’altez(z)a dell’omo. Dal di sopra del petto alla som(m)ità delchapo fia il sexto dell’omo. Dal di sopra del petto al nasscimento de chapegli fia la settima parte di tutto l’omo. Dalle tette al di sopra del chapo fia la quarta parte dell’omo. La mag(g)iore larg(h)ez(z)a delle spalli chontiene insè[la oct] la quarta parte dell’omo. Dal gomito alla punta della mano fia la quarta parte dell’omo, da esso gomito al termine della isspalla fia la octava parte d’esso omo; tutta la mano fia la decima parte dell’omo. Il membro virile nasscie nel mez(z)o dell’omo. Il piè fia la sectima parte dell’omo. Dal disotto del piè al di sotto del ginochio fia la quarta parte dell’omo.
Dal di sotto del ginochio al nasscime(n)to del membro fia la quarta partedell’omo. Le parti chessi truovano infra il mento e ‘l naso e ‘l nasscimento de chapegli e quel de cigli ciasscuno spatio perse essimile allore che è ‘l terzo del volto »

P.S.
Il brano che scoltate si intitola proprio Rinascimento e forse è davvero una sfida forse mai intrapresa.
Cercare di coniugare la musica minimalista con melodie e strumenti rinascimentali non credo sia mai stato fatto.
Quello che sentite è il risultato del nostro tentativo.

https://www.facebook.com/fabio.martoglio/videos/3536852419709749

#MarioRigli

Nato a Terranuova Bracciolini il 7-7-49. Si è occupato di poesia e narrativa da sempre. Ha partecipato, con importanti riconoscimenti, a numerosi premi letterari nazionali e internazionali. Nel corso del 1985 ha pubblicato il volume di racconti “Laurine” presso l’Editore “La Ginestra” di Firenze, ha ottenuto la targa di rappresentanza alla decima edizione del Premio Casentino, il Primo Premio Assoluto al “Cardo d’Argento”, il 1° assoluto a Concorso Internazionale “Natale di Pace” a Roma. Per il complesso della sua attività gli è stato conferito il riconoscimento “Gli Etruschi” a Roma. Nel 1986 ha conseguito il Premio Speciale “Trofeo delle Nazioni” a Roma, il 2° ex-aequo per la poesia al concorso “Federico Garcia Lorca” , il 6° premio per la narrativa alla XVI edizione del premio “San Valentino” di Terni, il Trofeo di Rappresentanza alla undicesima edizione del “Casentino”, il 5° ex-aequo per la poesia al premio “Città di Cava”: Nello stesso anno gli è stato conferito il riconoscimento “I Protagonisti”. Nel 1995 ha pubblicato la raccolta poetica “Immaginato nettare” con l’editore carta verde e nel 1998 la raccolta poetica “A ticket to hell” a due mani con il figlio Filippo sempre per l’editore Carta Verde. Suoi lavori recenti sono “Schegge di Luna” pubblicato in arabo nel 2013 ad Amman in Giordania traduzione e prefazione del poeta e traduttore Nizar Sartawi. Una pubblicazione a Mombay sempre nel 2013 in lingua hindi da parte della poetessa e traduttrice Vijaya Kandpal. La traduzione e la prefazione per il poeta arabo candidato al nobel per la poesia Munir Mezyed del volume “Le uve della vigna del cielo” pubblicato in Italia da Albatros nel 2011. Ha partecipato come unico autore italiano alla antologia poetica internazionale “The second genesis” pubblicata a Waipur India. Nel 2014 è stato coautore del libro “Intelligenze per la pace” insieme a Gianmario Lucini per le edizioni CFR. Nel 2014 ha scritto la prefazione e illustrato il libro “Le luci del Pratomagno di Ulisse Giovannuzzi. Nel 2015 ha scritto la postfazione del volume : “Storia di una mattonella di graniglia” di Fernando Poccetti. Nel 2016 ha tradotto in Italiano e ha fatto la prefazione per il volume “The birth of a poet” del poeta libanese Mohammad Ikbal Harb edito da Inner Child Press (Usa) e ha partecipato con sue poesie alle antologie internazionali “Morocco” e “Aleppo” sempre edite da Inner Child. Nel 2017 si è tenuta una sua retrospettiva nella sala del Consiglio Comunale di Terranuova Bracciolini, di pittura, scultura, poesia, narrativa e musica di quarant’anni del suo lavoro. Nel novembre del 2017, come paroliere è uscito il suo CD “Poesie in Musica” musicato, arrangiato e cantato da Fabio Martoglio. Le sue poesie sono tradotte in inglese, francese, spagnolo, portoghese, macedone, russo, arabo, hindi, pagasinian, tedesco . Suoi racconti e poesie sono presenti in antologie e riviste. Come pittore e scultore ha partecipato a molte mostre regionali e nazionali.