Di Mario Rigli
La maschera tribale è un accessorio importantissimo in molte culture africane,
asiatiche, sud e nord americane . Un oggetto che racchiude in sé una molteplicità di significati, dalla divinità, alla paura, dalla morte, alla bellezza femminile, dallo spirito maligno alla magnificenza di un Dio al quale rendere omaggio. Ma anche dal punto estetico la maschera è importante. Gli artisti che le fanno si tramandano i saperi di quell’artigianato di padre in figlio e naturalmente sono state fonti per molte correnti artistiche dell’Occidente come il Fauvismo, il cubismo e l’espressionismo. Pensate per un attimo alle “demoiselles d’Avignon”” di Picasso, quadro quello che testimonia la nascita del cubismo, dove la citazione della maschera tribale è evidentissima.
Le maschere sono utilizzate nei riti propiziatori, nelle cerimonie, nei funerali, nelle nozze ovunque si richieda la presenza del particolare spirito che la maschera rappresenta. Ma stringendo il significato ultimo è un po’ lo stesso che in occidente diamo alle maschere di carnevale: chi indossa la maschera abbandona la propria identità per assumere quella che la maschera rappresenta. Non è in fondo quello che anche noi facciamo per carnevale?
Ma la maschera tribale è anche molto di più. Certi tipi ad esempio si mettono all’ingresso delle abitazioni per spaventare gli spiriti maligni o nelle camere ad evitare brutti sogni ed incubi terribili, una specie di dreams catcher come quello dei nativi americani costruito però in modo completamente diverso.
Quando ho cominciato ad eseguire e dipingere la mia maschera avevo in mente tutto questo, Picasso e i nativi africani, gli incubi e la bellezza femminile, ma volevo andare oltre. Volevo fare, partendo da questi assunti, un discorso completamente diverso, abbinare cioè la maschera ad un senso di bellezza, di calma, di felicità, di gioia cosa che le maschere tribali non hanno, anzi qualche volta inquietano più degli incubi dai quali ci vorrebbero preservare.
La mia maschera ha gentili forme femminili con grandi e carnose labbra rosse, ma soprattutto ha il colore dentro, la gioia nell’anima, la voglia di vita. Nella testa della maschera ci sono capelli insoliti, colorati, lisci e ricci allo stesso tempo e poi c’è il cielo soprattutto, Cielo come spazio atmosferico e come sede dello Spirito. Ed il cielo è in parte notturno e in parte diurno ed è un cielo che scivola lentamente nella testa e fra i capelli. Gli occhi sono semichiusi, ma hanno palpebre che racchiudono cieli, neri questa volta, ma cosparsi di pianeti blu e rossi, poi hanno oro è un po’ di violetto come sonno, meditazione, pensiero. Semichiusi ma contornati da ciglia lunghissime , ma vigile è il terzo occhio che ho incastonato fra i due. Si il terzo occhio è una stella preziosa che vede lontano, vede oltre. Il volto è bianco, solo qualche decorazione tribale e i miei immancabili, soliti mandala.
Tutto questo pensavo quando facevo la mia Maschera Tribale, ma anche a molto di più.
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