Di Ennio Remondino
Il sacerdote, della diocesi di Crema, era stato rapito il 17 settembre del 2018 in Niger, in una missione a circa 150 km dalla capitale Niamey. Chiacchio rapito durante una vacanza. I due connazionali stanno rientrando in Italia. All’Aise (servizi segreti esteri) gli onori e gli oneri. Sperando con qualche riservatezza governativa in più al ritorno in patria.
Un sequestro quasi dimenticato
In aprile Avvenire aveva pubblicato un video in cui appariva il sacerdote lombardo prigioniero insieme a Chiacchio, del quale si erano si erano perse le tracce, forse rapito durante una vacanza. Oggi lo stesso Avvenire insegue le agenzia stampa del mondo e con la notizia della liberazione dei due ostaggi italiani. «Padre Pierluigi Maccalli è stato liberato. A due anni esatti dal suo rapimento in Niger, il missionario italiano è ora libero, insieme con il turista italiano Nicola Chiacchio e altri due ostaggi, la cooperante francese Sophie Pétronin e un ex ministro del Mali, Soumaila Cisse. Lo ha annunciato la presidenza del Mali, dove è avvenuta la liberazione dei quattro ostaggi caduti in mano a terroristi fondamentalisti».
Dal Nigel al Mali cresce l’integralismo
Il Niger del sequestro e un “effetto contagio” dal Mali e dalle attività nigeriane di Boko Haram. Un clima di maggiore instabilità fomentato dall’aggravamento della situazione economica del Paese, che ha colpito agricoltori e allevatori mettendo a dura prova equilibri etnici e sociali.
Cosa accadde allora
Un video di soli 24 secondi, arrivata indirettamente ad Avvenire nell’aprile 2020, dava prova che il missionario era ancora vivo. Il gruppo jihadista che ha contattato indirettamente il quotidiano non si era però identificato. Assieme a padre Maccalli nel video c’era anche Nicola Chiacchio, un altro connazionale che stava attraversando la zona per motivi turistici e di cui si erano perse le tracce.
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