L’epidemia non ha tempo. Differenze e analogie tra coronavirus e la peste del Manzoni e del Boccaccio

Due opere famose parlano di un’epidemia gravissima che colpi l’Italia settentrionale nel 1630, la peste nera. E’ citata nel Decameron di Boccaccio e nei Promessi Sposi di Manzoni. A differenza di Manzoni che studiò la peste nera dai documenti dell’epoca, Boccaccio la visse effettivamente.
In quest’epoca stiamo vivendo con apprensione la pandemia del Coronavirus, che si sta propagando in tutto il mondo. C’è una cosa che accomuna le due epoche e le due epidemie, l’assoluta incapacità dell’uomo e di conseguenza dei capi di Stato, di affrontare simili emergenze. L’epidemia in uno Stato è come un terremoto, uno tzunami, contro cui l’essere umano non può nulla. Anche in questo periodo storico l’uomo è impotente ma con la scienza riesce a capire il fenomeno e contrastarlo, sperando di poterlo debellare in un prossimo futuro.

La velocità con cui le notizie vengono diffuse in rete, obbligano il cittadino a controllare sempre che non si tratti di una fake news. Anche Manzoni nei Promessi Sposi descrive benissimo la diffusione di notizie false. Emblematici sono gli untori che spargono la peste, e Don Ferrante, convinto di morire non per un contagio, ma per una malevole congiuntura astrale. Boccaccio non ne parla, anche perché descrive la società “up” della sua epoca. Diciamo che anche allora le “fake news” circolavano nel popolino, ma le persone “colte” dell’epoca sicuramente non ci credevano e ritenevano sconveniente parlarne. Nella società moderna invece le fake news sono diventate uno strumento di controllo di massa. Idee senza senso e senza fondamento, non scientifiche, sono messe in circolazione. Oggi la rete è un calderone di notizie che fagocitano tutto e anche la scienza diventa strumento di notizie false per la distrazione di massa.
I modelli della diffusione delle epidemie sono stati elaborati e testati più di 50 anni fa. Se si consulta il sito della John Hopkins University si può vedere come la Matematica ci dice che questa epidemia ormai sia inarrestabile. Invece molte volte i media accolgono nei loro talk show persone che con strampalati modelli complessi di simulazioni numeriche, ci dicono quello che vorremmo sentirci dire, ma che purtroppo non è assolutamente vero: l’epidemia è sotto controllo, non ci sono casi nuovi, sarà debellata in poche settimane, mentre invece non è vero, ci vorranno almeno dei mesi.

Nel Decamerone di Boccaccio si intravede la possibilità di sfuggire alla peste ed è riservata solo ai giovani di buona famiglia. Gli altri, per campare, devono andare a lavorare (peste o non peste). Nella società moderna è un pò diverso. La Quarantena è riservata agli Stati ricchi che si possono permettere i violenti contraccolpi economici. Anche se ci siamo resi conto in questi giorni quanto sia complicato mantenere l’intesa in un’Europa divisa tra Nord e Sud, tra chi vuole condividere risorse e rischi e chi invece preferisce gestirsi le crisi da solo. Poi ci sono altri Paesi poveri che subiscono l’epidemia come 700 anni fa era subita la peste dal popolino: muti e rassegnati. La democrazia che vige nella parte occidentale del mondo permette anche di essere al corrente dei vari stadi della pandemia degli Stati più ricchi, quelli più poveri hanno il “vantaggio” che le notizie non trapelano all’esterno. Le difficoltà le troviamo in zone dove la guerra è all’ordine del giorno e per esempio anche se l’epidemia è diffusa in Iran, non sappiamo con precisione se sia arrivata in Iraq o in Siria (dove è fortissima la presenza degli iraniani) e non si diffonda, di conseguenza, nei campi profughi a causa delle precarie condizioni di igiene sicuramente presenti là.
Altra differenza fra tempi antichi e tempi moderni, è che la società di Boccaccio cercava di salvare i giovani dal contagio. La società moderna cerca di preservare il più possibile gli anziani. Oltre ad essere importanti per le famiglie a livello affettivo, sono importantissimi a livello economico. Nel nostro Paese il precariato o ancora peggio la disoccupazione, spesso induce le famiglie a vivere con l’aiuto dei nonni, che con la sicurezza della pensione, possono affrontare gran parte dei pagamenti.
Boccaccio mette in evidenza quanto l’uomo di fronte alla possibilità di morire, diventi attaccato alla vita e soprattutto agli aspetti più materiali. La preghiera esiste, ma solo per esorcizzare la morte, uno pensa al sesso, al denaro, alle belle mangiate. Esattamente quello che fanno i giovani fiorentini quando raccontano le loro novelle. Boccaccio per esorcizzare l’epidemia si mette a descrivere la Badessa, che dopo essere andata a letto con il prete, nel buio si mette in testa le mutande del parroco invece che il velo… Ma scrivere le novelle era diventato per lui essenziale. Dopo una giornata a sentire numeri di contagiati, di persone intubate etc etc, avrà sicuramente avuto bisogno di qualcosa di forte per vincere il senso di frustrazione e d’impotenza. Insomma non potendo uscire tutte le sere, una sana visione di culi e tette via internet, rappresenta una alternativa efficace e rappresenta un’alternativa efficace e senza effetti collaterali. Gratuita e rapida. Esattamente come le novelle più spinte boccaccesche per i giovani autoreclusisi per evitare la peste.
Infine Boccaccio e Manzoni insistono sulla funzione catartica della peste. Una società vecchia va via, una società nuova emerge. Forse dovremo accettarlo anche noi una nuova società, sperando che sia più rispettosa del prossimo. Manzoni nei Promessi Sposi ne fa più un discorso religioso, Boccaccio è molto più implicito ma altrettanto rivoluzionario. Il futuro della Chiesa non è il prete che confessa Ser Ciappelletto ma Frate Cipolla. L’uomo nuovo avrà il diritto e il dovere di cambiare la società. Non più servo della gleba, ma mercante, Non più Medioevo ma Rinascimento. Quasi come se fossimo nel decadentismo sembra che ci sia una Santa Alleanza (Stato, Chiesa, Informazione) a difendere il mondo vecchio. Tra la gente c’è molta apatia, non si crede più nello Stato, non si professa la fede e non si leggono più i giornali… Siamo tutti immersi a leggere l’ultimo tweet, o far parte di gruppi virtuali, la solitudine dell’anima è sempre più presente. Forse alla fine di questa epidemia saremo uomini e donne nuove, che si porranno in direzione del rinnovamento. Di un nuovo rinascimento. Ponendo l’attenzione anche sulle nostre democrazie e il valore di esse, i principi indissolubili di libertà, uguaglianza e fraternità, sperando sempre che dietro l’angolo non ci sia il pericolo del buio vero del regime totalitario, che toglie diritti e parola… E una paura tangibile, che obbliga l’essere umano a fare attenzione e a tenere sempre la guardia alzata.