L’ATTORE: UN ARTIGIANO CHE SFIORA LA NOSTRA SENSIBILITÀ

Di Massimo Wertmuller

Certe volte mi colgo a pensare una questione. Io non tanto scelsi ma fui scelto da questa professione che faccio. Qualcuno la definisce artistica , io invece molto artigianale. Cioè , stiamo parlando del lavoro dell’attore. Ovverosia, un lavoro che opera soprattutto con le parole, se non con le espressioni del corpo e del viso. Questo mio lavoro è molto considerato, nella vita di tutti i giorni, e dai più. Perchè probabilmente è associato ad una qualche fama o riconoscibilità. Nella migliore delle ipotesi perchè porta via dalla vita quotidiana. E non c’è dubbio che esista una differenza tra un attore e un funzionario di banca- non una importanza eh, perchè magari ad un funzionario di banca dobbiamo un buon prestito che ci toglie dai guai- in quanto un attore lavora con gli strumenti della sensibilità, dell’archivio della memoria e delle esperienze, un bancario no. Anche se questo può contare su tredicesime e ferie….Però, e manco tanto raramente, mi sono ritrovato a pensare che questa cosa di lavorare con le parole, vuol dire lavorare vendendo un po’ fumo. Un fumo profumato, evocativo, affascinante, ma sempre fumo, un po’ come scrivere sull’acqua. Quando va via un attore , dal suo posto di lavoro, non resta niente. O, se volete, resta una sensazione, un umore, persino un sorriso. E già sento quelli che dicono ” e mica è poco!”. Lo so, lo so, non voglio mica sminuire il mio mestiere. E’ vero : se noi attori distraiamo, trasportiamo,stupiamo facciamo molto. Soprattutto in tempi come questi. Però, è più forte di me, penso sempre che quando va via un ingegnere lascia un ponte, quando va via un muratore lascia un muro, una casa, quando va via un fornaio lascia il pane. E qui sento un pudore. Perchè è come dire che tanti hanno un mestiere in mano tramandato che hanno dovuto imparare. Per un attore non è sempre così . Soprattutto qui in Italia, dove ancora è considerato un po’ fenomeno da baraccone, oppure giullare di corte. E non è che atteggiamenti di certi attori , certi meccanismi, certi modi di esporsi, aiutino contro questa considerazione. Se almeno avessimo un albo professionale dovuto a iter obbligatorio, prima di chiamarsi attori, se almeno chi fa l’attore non lo facesse perchè tra le caratteristiche professionali di questo lavoro c’è il gossip, la prima pagina, ma lo avesse scelto solo per il suo duello col personaggio e relativo successo di tale duello da condividere coi più, se almeno fosse sempre un proponente cultura, sarebbe più importante. Ma siccome non è così a me viene da considerare un fornaio più necessario ad una comunità di un attore, che posso farci? E la parola VIP è una delle espettorazioni più imbecilli, più squallide, più sbagliate che siano mai state fatte. E se un tronista che si dice attore è un VIP , quel chirurgo che salva una vita che è? Almeno Maradona faceva tornare i conti in termini economici. Anche se, pure lì, far assurgere a modello della società uno che calcia bene il pallone in mutande non è proprio così corretto, dico per i valori della società stessa, per il suo bene. All’attore spetta sempre l’annosa battaglia per emanciparsi agli occhi degli altri. Da una parte lo minaccia un sistema che si dimentica, se ne infischia, di curricula, talenti, meriti. Dall’altra sta all’attore sapersi comportare, diciamo così, sapersi proporre nel modo giusto, più serio e indiscutibile. Nel frattempo , mi stupisco sempre davanti alla bellezza del monologo di Amleto, ma , lo confesso, mi commuovo quando sento il profumo del pane appena sfornato.

#MassimoWertmuller

Nato a Roma il 13 agosto del 1956
è un attore e doppiatore italiano.
Nipote della regista Lina Wertmüller, dopo aver esordito in teatro nel 1976 con Luci di Bohéme, spettacolo presentato alla Biennale di Venezia, nel 1978 inizia a frequentare il Laboratorio di esercitazioni sceniche di Gigi Proietti. Insieme ai compagni di corso Paola Tiziana Cruciani, Shereen Sabet, Rodolfo Laganà, Patrizia Loreti e Silvio Vannucci fonda il gruppo comico La Zavorra, attivo nel teatro cabaret e nell’intrattenimento televisivo fino al 1984.