LA VITA GIRA MA NON PER TUTTI

DI ANTONIO AGOSTA

Mi chiamo Luigi Alberti, per tutti Gigi, collaboro con una tv locale di Roma. Per lavoro ho fatto il giro sulla nostra penisola nei quartieri degradati delle città. Ho visto una realtà ben diversa da quella che fanno vedere in TV. Alcune persone non conoscono la ricchezza. La loro ricchezza, semmai, è crescere i propri figli e creare per loro un futuro, un futuro incerto. Mi trovavo a Napoli, in un quartiere di periferia abbandonato da tutti, anche dall’amministrazione comunale. Ho conosciuto Giuseppe. Giuseppe è un uomo di 47 anni, vive in un alloggio popolare insieme alla madre invalida. Giuseppe ha precedenti penali per droga, ha conosciuto il carcere, ha la terza elementare, non sa scrivere ma è bravo con i calcoli. Per vivere vende prodotti per la casa e bibite gassate, talvolta a credito. Il suo guadagno giornaliero può essere di quindici o venti euro. Con i soldi acquista roba da mangiare per lui e la madre, e le sigarette. Le sigarette non possono mancare, per cinque minuti dimentichi la tua vita avversa. Giuseppe non è sposato, anche se lui vorrebbe una moglie e dei figli. Capisce bene che non può mantenere una famiglia, non può crescere dei figli. Il suo futuro non è roseo. Da vecchio, forse, prenderà la pensione di vecchiaia, che non è molto. Nonostante tutto sorride alla vita, è sano e non ha brutte malattie. Giusppe, la sera, passa il tempo con gli amici giocando a carte, senza soldi. Giuseppe è uno dei tanti uomini che ho conosciuto nel mio lungo viaggio nel nostro Paese. Puoi nascere e vivere povero ma essere buono dentro. Nello stesso quartiere ci abita Rosa Maria. Rosa Maria è una ragazza di vent’anni, ha un figlio di quattro anni avuto all’età di sedici anni. Il suo compagno, Alessandro, lavora al supermercato, mette la spesa nelle buste. Rosa Maria vive in una casa popolare fatiscente con sei persone in tre camere. Cognati, fratello e mamma. Quasi nessuno lavora, semmai solo lavori saltuari. Rosa Maria lava le scale, nonostante sia incinta di cinque mesi. A casa non hanno la tv. Non possono permettersi di acqusistare una telvisione. Rosa Maria ha la quinta elementare, sa scrivere e leggere, a differenza del fratello che è analfabeta. Rosa Maria sogna una vita diversa, come quella dei film, per lei e i suoi figli. Capisce che questo non accadarà mai. La tecnologia ha fatto passi da gigante, come la medicina e l’istruzione. In Italia ci sono tanti laureati, anche in cerca di prima occupazione, da fare invidia ai nostri bisnonni. In alcuni casi, come quello di Rosa Maria, l’istruzione si è fermata alle scuole elemenatri. La Tv ci fa vedere un modo ovattato, ricco è fatto di eccessi. Giocatori di calcio che vengono strapagati soltanto perché giocano con una sfera. Giuseppe, come Rosa Maria, potrebbero dare il massimo se la vita li avesse messi dinanzi a un modo migliore. Ho conosciuto nonna Maria. È una donna di 87 anni. Realizza dolci per il quartiere. Prepara torte per compleanni e battesimi. Lo fa sempre con passione. Nonna Maria è una donna minuta ma ha tanta energia addosso da fare invidia a tanti giovani. I suoi figli si sono trasferiti in Germania, lavorano a tempo pieno e hanno anche famiglia. Nonna Maria non li vede mai, non vengono in Italia, il viaggio è troppo costoso. Si sentono al telefono o si scrivono lettere per le feste comandate. Nonna Maria rimpiange la sua vita insieme ai suoi figli. È vedova da tanto tempo. Calogero, suo marito, è morto a causa di un male. Vive da sola, rimpiange il fatto che non può vedere i nipoti. Non li conosce. Nonna Maria, mentre parla con me, prepara una torta di compleaano su commissione. È davvero brava. Le sue mani hanno lavorato tantissimo, sono piene di rughe e calli. La sera se ne sta sul divano con il suo gatto. Billy. È l’unica compagnia della giornata.
Puoi vedere la vita con gli occhi di un bambino se non avessi l’insicurezza di un domani incerto da uomo adulto. Sono stato anche a Milano. Milano è una città ricca. È la città della moda e dell’imprenditoria. Però, nonostante tutto, c’è gente che vive a fatica. Sono stato in un quartiere degradato della città. I palazzi sono fatiscenti e la gente, a volte, vive ammassata negli appartamenti popolari. Marco è un uomo di 58anni. Ha una moglie e due figli. Laura e Roberto. Ha perso il lavoro anni fa. L’azienda dove lavorava ha chiuso per fallimento. L’età non lo aiuta a trovare un posto di lavoro. Per vivere raccoglie lattine e oggetti in ferro. Il ferro è come l’oro. Vale tantissimo. Gira nei parchi o cerca nei cassonetti differenziati gli oggetti in metallo. Tempo fa è stato anche multato. Non si può raccogliere la roba da riciclare. Marco faceva il ragioniere. Era bravo a fare i calcoli, mentre adesso raccoglie ferro per spamare la sua famiglia. Il quartiere è pieno di migranti e gente che viene dal sud Italia. Hanno lasciato la loro famiglia d’origine per cercare lavoro al nord. Oggi si ritrovano con nulla fra le mani, semmai lavori saltuari che non li rende uomini. Filippo è un giovane di trenta sei anni paraplegico, prende una pensione d’invalidità. La sua unica compagnia è la sedia a rotelle dalla quale non si può staccare. Filippo sognava un mondo diverso, avrebbe seguito l’arma dei carabinieri se la vita non gli avesse dato un futuro diverso. Fa il poeta. Scrive poesie a tempo perso. Tutti dicono che è bravo, ma per pubblicare un libro ci vogliono soldi, e lui non li ha. Le sue poesie rimangono chiuse nel cassetto della sua scrivania. Chissà! Magari un giorno troverà qualche editore che gli pubblicherà le poesie senza pagare. Vive con mamma e papà. Il padre è pensionato, non prende molto, però riesce a mantenere la famiglia nonostante i pochi i soldi. Filippo si chiede se un giorno troverà una ragazza che lo voglia sposare. Nel suo quartiere sarà difficile trovare una ragazza che possa sposare anche la sua malattia.
Un giorno ho visto la luce. Quella luce mi ha aperto il mondo. Poi, sono ritornato nella realtà e ho capito che non cambierà nulla.
È uno stralcio di poesia scritta da Filippo. Il ragazzo ha conseguito una maturità scientifica. Non è stato facile, la sua condizione di salute non gli ha permesso di vivere appieno gli anni di scuola. I compagni lo snobbavano, a casa era sempre da solo a studiare le lezioni per il giorno dopo. Muoameda è un migrante nigeriano, ha lasciato l’Africa per venire a lavorare in Italia. In Africa ha moglie e i figli. Nel nostro paese lava parabrezzi ai semafori. Muoameda ha trent’anni. Da piccolo sognava l’America come posto di realizzazione dei suoi sogni. Oggi si trova in Italia a vivere con pochi euro al giorno. Vorrebbe lavorare per qualche casa di moda italiana, ma le sue origini gli impediscono di effettuare i suoi sogni. Ha un fisico perfetto, è un bel ragazzo e tanta voglia dentro di mettersi in gioco. A volte il colre della pelle, o il fatto di essere un migrante, ti impedisce di essere te stsesso. Sono passati gli anni del razzismo. Forse. Ma nulla è cambiato. In Italia ci sono tanti giocatori dalla pelle nera, vengono strapagati e fanno una vita agiata. Fortuna oppure un solo un caso? Muoameda non ritorna nel suo paese dì origine, semmai lo facesse non può più riotrnare in Italia. Non vedrà crescere i suoi figli, e non potrà amare la donna che ha sposato. Lui si dissocia dai tanti casi di violenza fatti dai suoi connazionali. Per lui la violenza è una cosa brutta e non si deve fare. Davide è figlio di un noto imprenditore italiano. Ha 23 anni ed è nato nella Milano buona, ricca.
Con tutti i soldi che ha non sa come spemderli, se non in auto di lusso, moto e donne. Davide non consce la povertà, è nato ricco. È un ereditiero. Mi apre il portafoglio ed è pieno di carte di credito e banconote da 100 euro. Mi dice che odia la povertà, e snobba chi è povero. “Perchè nascono queste persone povere se non possono vivere? Meglio morire, non servono a nulla.”. Con queste parole si concede da me. Io non guadagno molto, quel poco che mi permette di stare bene. Mai direi parole del genere. Talvota la ricchezza ti fa divenatre una carogna. Massimo vende frutta e verdure su una moto ape negli angoli delle strade. Rischia una multa o che gli venga confiscata la merce. Massimo ha moglie e figli. La moglie fa da badante a una vecchia signora per pochi euro al mese. I figli vanno a scuola, il pomeriggio stanno per strada. Dario, il figlio maggiore, sogna di diventare un calciatore. Il suo sogno è Ronaldo. Però, per fare questo, dovrebbe seguire una scuola di calcio. I soldi non ci sono e la strada non ti aiuta.
Sul cielo è spuntato l’arcobaleno con tutti i suoi colori. L’arcobaleno, secondo la bibbia, è il simbolo del suo patto con l’uomo, è il simbolo della speranza. Quella speranza che va seguita ad occhi aperti, nell’attesa fiduciosa che qualcosa possa cambiare in meglio.

#AntonioAgosta

Antonio Agosta ha 47 anni
è un maestro d’arte- grafico pubblicitario e della fotografia
laurea in giornalismo e radiofonia (scienze delle comunicazioni)
mail: antonio.agosta@libero.it
A.P.I.T. DI CATANIA, dal 2000 al 2007;
T.A.R. DI CATANIA DAL 2007 AL 2009:
UFFICIO DEL GENIO CIVILE DI CATANIA DAL 2009 A TUTT’OGGI
Nel cinema
Film “Storia di una Capinera” 1992
Serial televisivo tedesco “La nave della felicità” 2012
Flm “Povera Italia” 2015
Film “West bloody story” 2016
Mini serie rai “Prima che sia notte” 2017
Attore principale nel videoclip musicale degli Archinuè “Corteo” 2017
Cortometraggio scritto e sceneggiato da me e dal regista Nino Giuffrida “Sono un supereroe” 2017
Autore di 6 romanzi: …è già domani. L’alba di un nuovo tramonto, edito da Croce 2010;
Questa è la mia vita il caso vuole, edito da Croce 2013
La separazione, edito da David and Matthaus 2014,  scritto con
Francesco Maccarone;
Come una fiaba metropolitana  edito da David and Matthaus 2016
Una famiglia quasi perfetta, edito da Chiado Books 2018 (Manzione d’onore Golden Books 2019)
Alice è tornata dal paese delle meraviglie, edito da Croce 2019 (manzione d’eccellenza  Golden Books 2020)
Collaboratore con alcune testate on.line e cartacee:
Alganews
Uffici stampa nazionali
Questionpoast
Kalo, tra mito e attualità
Globusmagazine