La moria delle vacche, il social che non è libero e gli utenti cancellati

Giorgio Consolandi

Nella surreale quanto celebre lettera, Totò e Peppino scrivevano che “siccome quest’anno c’è stata la moria delle vacche…” avrebbero dovuto agire di conseguenza.
Su questo insegnamento deve aver maturata la sua decisione il signor Facebook, meglio conosciuto come Mark Zuckerberg. Infatti in seguito al taglio drastico che ha cancellato nientepopodimeno che: Donald Trump, reo secondo il social, di aver “infranto” le linee guida della sua policy, ha avviato una campagna di cancellazione di profili potenzialmente pericolosi.

E proprio Zuckerberg ha spiegato: “Abbiamo intenzione di espandere questa politica a livello globale”. Facebook ridurrà quindi il contenuto politico nei feed di notizie principali degli utenti “per stemperare il clima e scoraggiare la conversazione divisiva” ha concluso il fondatore del noto social americano.

Sotto la scure degli spietati algoritmi e programmi ad hoc, che regolano il panorama delle pubblicazioni, sono finiti numerosissimi utenti. Quelli stessi che fino a ieri si prendevano il lusso di augurare ogni disgrazia al politico di turno e spargevano parolacce ed invettive all’indirizzo di questo o quello.
Hanno però subito la cancellazione del profilo anche gli utenti che si limitavano a parlare di fatti politici, senza scadere nella maleducazione e senza inneggiare alla morte dell’avversario politico, pur essendo dichiaratamente di parte.

LE REGOLE CHE CAMBIANO IN CORSA

Corretto, verrebbe da dire, il social network non è un’arena politica dove sfogare le proprie ragioni. Però fino a ieri il proliferare di gruppi e pagine (oltre che di profili) era per nulla contrastato da Facebook, che anzi godeva del traffico che da questi sviluppava, facendo affari d’oro con gli inserzionisti paganti, ai quali sottoponeva i dati relativi al gran numero di contatti giornalieri.
Da notare che la piattaforma sociale ha prodotto poco meno di 86 miliardi di dollari di vendite durante l’anno, pari ad un profitto di oltre 29 miliardi di dollari. La tendenza è quindi risultata in crescita dei circa il 58%.

LE CAUSE DEL GIRO DI VITE

Lo scandalo Cambridge Analytica (quello della vendita dei dati sensibili) e la questione dell’assalto al Congresso USA su spinta del presidente Trump, hanno fatto si che la grande libertà sbattuta in faccia al mondo che la piattaforma raccontava, è andata a farsi benedire.

CHI CONTROLLA IL CONTROLLORE

A mali estremi, estremi rimedi. Ma forse sarebbe stato il caso di applicare un controllo differente piuttosto che affidarsi alle indicazioni di algoritmi che rispondono in automatico a un flusso di condizioni predisposto. E già, perché se un algoritmo analizza un post dove magari compaiono le parole: sindaco, morte, corruzione, oppure recante un simbolo che possa essere equivocato, passa alle vie di fatto e fotte l’autore della pubblicazione.

Altri elementi che determinano il “ban” di un utente, fino alla cancellazione del profilo, sono costituiti dalla rapidità con la quale si condividono contenuti, che magari altri hanno postato, o dal numero delle condivisioni. Questi elementi vengono giudicati come sospetta attività di “fare spam“, e si viene bannati.
Inutile dire che non esiste un controllo obiettivo svolto da esseri umani, ma ci si affida appunto agli algoritmi. Il fenomeno dei falsi positivi è di conseguenza inevitabile. La summa di queste segnalazioni pone l’utente nelle file dei “cattivi” fino ad arrivare alla sua estromissione dal social. E senza appello!

ANCHE GLI UTENTI HANNO LE PROPRIE RESPONSABILITÀ

Se il sistema è imperfetto, c’è anche chi, più o meno consapevolmente, lo aiuta a precipitare nell’errore. Gli utenti hanno uno strumento che permette loro di segnalare attività deleterie, atti di razzismo, incitazioni all’odio e quant’altro. Può accadere (ed accade!) che magari un gruppo di utenti si accordino per affossare una presenza scomoda, magari un sostenitore politico in antitesi alle loro idee. Il gioco è semplice, basta inviare tante segnalazioni e alla fine il profilo scomodo, verrà inibito.
Chi ha il compito del controllo, non perde tempo a valutare tanto dettagliatamente ma provvede secondo manuale…

O MANGI ‘STA MINESTRA…

Si può non essere d’accordo con la nuova policy del social, ma siccome è una piattaforma privata e messa a disposizione gratuitamente, c’è poco da protestare. A chi non piace può dirottare la propria attenzione verso altri social.

REAZIONI?

In merito a questa drasticità va tenuto conto dei rumors che parlerebbero di una class action che vedrebbe interessati molti utenti ai quali è stato cancellato improvvisamente il proprio profilo.
Naturalmente chiuso ogni accesso ad un utente, questo perde tutti i contatti e tutti i contenuti. Un’azione legale collettiva, è perciò quanto si vocifera siano intenzionati a sollevare molti ex utenti incazzati.
I contenuti rimossi, sono in molti casi proprietà intellettuale degli utenti e non possono essere recuperati, non è prevista nessuna resa del contenuto del profilo.

DIFFERENZE SOSTANZIALI

Questa decisione di setaccio ai profili, nulla ha a che vedere con quanto attivato in precedenza da Fb. Il social attuò il programa Deep Entity Classification (DEC) per individuare profili falsi e troll di ogni tipo. Un sistema molto complesso che a quanto riporta la piattaforma sociale, nel 2019 ha scovato e rimosso circa 6,6 miliardi di profili, gruppi e pagine fake.

IL FUTURO

Il social più frequentato al mondo sarà dunque destinato ad ospitare unicamente foto e commenti sulle pietanze cucinate, sui cuccioli di casa e sulle vacanze? Avremo un social network che si avvierà verso un declino dei contenuti in nome della censura politica? Un bel balzo all’indietro che certamente si sarebbe potuto evitare, semplicemente mettendo un operatore umano al posto di un macchinoso ed intransigente programma informatico. Si sarebbe potuto ricorrere a sistemi contenitivi diversi e soprattutto si sarebbe dovuto attivare un canale di contatto tra gli utenti e la stanza dei bottoni. Bel colpo Mark, ci hai insegnato cosa sia l’autolesionismo.

Giorgio Consolandi

Giorgio Consolandi – Romano di nascita, apolide per istinto. Impegnato ideologicamente per il sociale, sento forte da sempre il dovere del perseguimento della giustezza e la difesa dei deboli. Contrasto con ogni mezzo i soprusi, sebbene consapevole che il concetto di società perfetta, rimarrà utopico.
Ateo perché rifiuto il concetto di creatore, pongo l’uomo al centro dell’universo e lo rendo responsabile delle sue scelte.
Mi interesso di politica poiché credo sia necessaria una visione ampia di tutte le attività umane e della regolamentazione di esse, sono tuttavia consapevole della fallibilità e dell’imperfezione della politica, più che disilluso, continuo ad essere un sognatore e lotto perché i sogni si concretizzino.
La scrittura come forma espressiva del pensiero ed il pensiero come strumento motore della scrittura mi inducono a raccontare i miei pensieri e le mie analisi personali, le critiche, le esaltazioni, le allucinazioni ed i miraggi che la vita mi infligge senza compassione e senza chiedere permesso.
Se cade il mondo io non mi sposto, cerco invece, in un esercizio vano e disperato, di trattenerlo ancorato alla logica ed alla ragione, al sentimento ed all’amore, ma sono sempre più solo.
Sostengo ed attuo la difesa degli animali, la loro tutela contro inutili sofferenze ed abusi.
Sono figlio degli anni ’60 e ne porto addosso emozioni e pulsioni che la mia generazione ha ricevuto. Ho coscienza di far parte di un segmento storico, giudicato con impietosa severità da chi ci ha succeduto. La mia generazione ha prodotto contraddizioni morali, etiche, religiose e anche sociali, ma ha determinato la crescita del Paese.
I miei J’accuse sono sassi gettati nel lago, lo so che qualcuno è sempre pronto ad accodarsi alla lotta, ne sono convinto!