LA COPERTINA DEL QUOTIDIANO PARIGINO “LIBÉRATION” DEDICATA AL DOCENTE DECAPITATO

Di Angelo D’Orsi

La copertina del quotidiano parigino “Libération” del 19 ottobre 2020, dedicata all’orribile fatto accaduto in una delle banlieues della capitale francese: un docente ucciso, decapitato, da un “follower” del padre di un’allieva che era stato allertato dalla figlia, e aveva scatenato una immediata campagna d’odio contro il professor Samuel Paty (questo il nome della vittima). L’esecutore è stato prontamente, troppo prontamente forse, freddato dalla polizia. La “colpa” del docente sarebbe, in una lezione volta a denunciare il fanatismo e a perorare la causa della tolleranza, di aver mostrato, con tutte le cautele del caso, alcune delle famose (divenute famigerate) immagini del “profeta” Maometto, disegnato nudo, apparse su “Chalie Hebdo”.
La strage compiuta quasi sei anni or sono (7 gennaio 2015) nella Redazione di quel settimanale satirico, evidentemente, non bastava, non aveva placato la follia di chi in nome della fede religiosa è pronto a distruggere, ferire, uccidere.
Certo, è sempre stato così, lo sappiamo, le religioni sono state fomentatrici di intolleranza, foriere di guerre, produttrici di violenza di ogni genere. Il cristianesimo è famoso per le sue guerre di religione. E ancora non abbiamo digerito il rogo che ha sottratto al mondo prematuramente, iniquamente, un genio come Giordano Bruno.
Ma non possiamo accontentarci. Né ci bastano le spiegazioni sociologiche e antropologiche. E non mi si venga a dire che siamo pronti a piangere solo per i nostri e mai per i loro. Magari citando la Palestina, la Siria, o le mille altre terre provate e prostrate dall’ingiustizia, dall’oppressione, dalla violenza: quasi sempre proveniente dall’Occidente. E sono ben cosciente della diffusa islamofobia, una forma di razzismo e di intolleranza da condannare e contrastare, ma che episodi come questo finiscono per fomentare…
Qui, tuttavia, noi dobbiamo denunciare, e gridare con tutta la nostra forza che non è accettabile la censura quando si parla di religione: che lo spirito laico, la tradizione della Ragione, dalla Grecia antica all’Umanesimo, dall’Illuminismo (con buona pace di Adorno e Horkheimer) al marxismo, ci invitano, ci obbligano a dire la verità, e se occorre ad essere dissacranti e provocatori: ci consentono talora di intingere come diceva Gramsci, la nostra penna “nell’acido corrosivo dell’imbecillità”. E aggiungo: del fanatismo, che trova la sua forma prefetta nell’intolleranza religiosa.
Ricordiamoci: non c’è peggior forma di censura dell’auto-censura. Se smettiamo di parlare, di scrivere, di dipingere, di suonare e cantare, per timore di essere perseguitati, o di essere infamati (si pensi all’accusa di antisemitismo che colpisce inesorabilmente chi osi fare critiche ai governi israeliani), per paura di essere persino colpiti sul piano fisico, fino a ricevere la morte, come è accaduto al professore di Storia e Geografia Samuel Paty, assassinato barbaramente venerdi 16 ottobre…
Ebbene, allora davvero quel che rimarrebbe della nostra “civiltà” altro non sarebbe che compiacenza ai potentati, politici, economici e religiosi, sarebbe viltà, rinuncia alla libertà di esseri pensanti: in una parola, spazzatura.
Va infine detta una parola di più in difesa del corpo docente, degli insegnanti, in specie quelli che lavorano in situazioni e ambienti difficili, come le periferie delle grandi città: quei professori e professoresse che mai ottengono il riconoscimento che meritano, e raramente ricevono l’aiuto dalle istituzioni cui avrebbero diritto, tanto più quando, appunto come il professor Paty, esercitano la loro missione (uso il termine non a caso), in scuole emarginate, ad alunni spesso riottosi quandonon disadattati, privi a loro volta, come le loro famiglie, di una seria attenzione da parte delle autorità scolastiche, amministrative e politiche.
Osannare la libertà significa difendere tutte le libertà, prima di tutto quella di pensare ed esprimere il proprio pensiero in qualsivoglia forma. Sappiamo che esiste una libertà che viene persino prima di questa, la libertà dal bisogno, dalla fame, e anche dalla malattia, almeno quella che discende dalla fame e dalla miseria. Ma senza la libertà di denunciare le catene della fame, della miseria, della malattia, non potremo sconfiggere questi mali che sono generalmente frutto di oppressione di uomini su altri uomini.
Perciò oggi inviare un pensiero reverente al professor Paty è credo un dovere civico universale. Ma non solo. Oggi dobbiamo rinnovare il nostro impegno a lottare contro ogni forma di intolleranza, di censura, di discriminazione. Non voltiamo la testa dall’altra parte. La morte assurda, o meglio, il feroce assassinio di questo oscuro docente francese ci riguarda e ci interroga tutti.

#AngeloD’Orsi

Professore ordinario di Storia delle dottrine politiche prima presso la Facoltà di Scienze Politiche, poi presso il Dipartimento di Studi Politici, infine presso il Dipartimento di Studi Storici dell’Università di Torino, ha in precedenza insegnato all’Università Statale di Milano e in quella del Piemonte Orientale, sede di Alessandria e nell’Università della Valle d’Aosta, anche se era già incardinato nell’ateneo torinese. Ha cessato l’insegnamento il 31 ottobre 2017. Si è occupato di militarismo e pacifismo, di nazionalismo, di futurismo e di fascismo, di nuove guerre, di intellettuali italiani ed europei in età contemporanea, e soprattutto di Antonio Gramsci. Ha lavorato molto anche nei settori della metodologia storica e della storia della storiografia[1].
Ha insegnato in atenei stranieri, in particolare in Francia e in Brasile. Ha tenuto e tiene conferenze in varie sedi istituzionali e no, in Italia e fuori.
Fa parte di diversi comitati scientifici di riviste e ha fondato alcune collane editorialli e alcuneriviste: Nuova Sinistra. Appunti torinesi (1971-1974), Nuvole (1991, da cui poi si è allontanato), Quaderni di Storia dell’Università di Torino (1996-2001), Historia Magistra. Rivista di storia critica (2009-in corso), Gramsciana. Rivista internazionale di studi su Antonio Gramsci (2015-in corso). Ha inoltre fondato FestivalStoria (2003, 1ª edizione 2005). Ha collaborato con diverse testate giornalistiche (Il Sole 24 ORE, Corriere della Sera, La Stampa, Quotidiano dei lavoratori, il Fatto Quotidiano).
Scrive per MicroMega, edizione cartacea e on line, il manifesto e occasionalmente per altre testate, su carta o elettroniche. Ha un blog personale chiamato “Istruitevi, Agitatevi, Organizzatevi”.