LA CINA CI SPIA. L’ITALIA CHE INTERESSA A PECHINO: CHI, COME PERCHÈ

DI MICHELE MARSONET

 

 

Ha destato legittime preoccupazioni la vicenda, portata alla luce in Italia da “Il Foglio” e da parecchi e importanti quotidiani stranieri, dei dossier accumulati da un’azienda cinese di Shenzhen che ha rapporti stretti con il governo di Pechino.

La questione del dossieraggio cinese

La Repubblica Popolare è ormai una grande potenza globale e, in quanto tale, conduce sistematiche azioni di spionaggio nei confronti dei Paesi stranieri. Sin qui nessuna meraviglia. Sarebbe strano il contrario giacché, da sempre, lo spionaggio funge da supporto della politica estera in pratica ovunque.
Né sorprende più di tanto che l’Italia sia una delle nazioni più “osservate” dagli analisti cinesi. Non può che essere così, visto l’intenso interscambio commerciale che abbiamo con la Cina e l’interesse di Pechino ad avere degli “amici” all’interno di una Unione Europea che sta progressivamente irrigidendo le proprie posizioni.

Politici, imprenditori, magistrati e mafiosi

Ovvia quindi la presenza di dossier su politici, imprenditori, magistrati e altre categorie di punta. Estesi peraltro anche ai familiari. Della famiglia di Berlusconi, per esempio, i cinesi hanno tracciato un quadro pressoché completo, che si estende a mogli, amiche, figli etc.
Un po’ meno ovvio il monitoraggio attento di esponenti del mondo mafioso e criminale. Il sospetto, non dimostrato ma in fondo plausibile, è che Pechino intenda utilizzare le informazioni su tale mondo a fini politici, con uno scambio reciproco di favori.
Del tutto legittima, quindi, la richiesta d’indagini approfondite affinché si chiarisca – per quanto possibile – la portata e l’eventuale pericolosità del dossieraggio messo in atto da Pechino.

Veleni politici di casa

E qui, ovviamente, si celano veleni politici di grande portata. E’ noto a tutti che la componente grillina del governo italiano vanta rapporti assai amichevoli con Pechino.
Gli incontri “informali” (ma che significa?) di Grillo con l’ambasciatore cinese a Roma hanno suscitato polemiche accese, così come il sostanziale silenzio del nostro ministro degli Esteri Di Maio circa la rivolta di Hong Kong e, in genere, la questione del rispetto dei diritti umani e di quelli delle minoranze etniche nella Repubblica Popolare.

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