Il vaccino che non c’è

Di Rino Girimonte

Se poi le multinazionali e i giornalisti, che fanno da megafoni, la smettessero di divulgare notizie sulla pozione miracolosa, già sarebbe un mezzo miracolo. Le notizie corrono come lo sconforto e bisogna darle, ma almeno che siano vere. L’Agenzia europea del Farmaco non ha ancora potuto visionare un dato proveniente dalle sperimentazioni del vaccino sugli esseri umani, ma ogni giorno ne sentiamo una e sembra che, domani, suoneranno a festa le campane. C’è una gara, di tutti contro tutti, per piazzare la propria marca, sembra la corsa per conquistare lo spazio, per prendere vantaggio sui competitors, invece di unire le forze e mettersi per il culo, scusate la caduta di stile, le loro logiche di profitto, di potere, a spese del dolore nel mondo. Ogni giorno ci fanno credere che il vaccino è pronto, manca niente, è questione di un attimo, parlano di un mese, poi di un altro, ed anche questo è un modo per contribuire alla crescita della frustrazione e la rabbia che, quando scoppiano, aizzate dalla realtà e da chi questa realtà cavalca, dilagano, soprattutto in assenza di un vaccino, almeno esavalente, e mi tengo basso, che protegga contro l’odio. Le altre cinque infezioni sceglietele voi. Poi ci sono coloro che negano questa realtà, quella che scava i volti di medici ed infermieri esausti e ne minano la tenuta psicologica, beh, questi dovrebbero essere assegnati ai servizi sociali, meglio ancora come pazienti, nei reparti delle terapie intensive. Tifano per riempirle, possibile che non capiscano che se salta questa linea Maginot siamo fottuti?
Sicché, tacete, non è necessario farmi sapere che c’è stato un incidente e che bisogna sospendere le prove, chiamatemi solo quando è pronto davvero, quando dovrò scoprire il braccio per farmi pungere. Dicono che questo tempo pandemico, bene che vada, diventerà endemico, cioè ci dovremo abituare a convivere con il puzzone di turno, come con le altre malattie, perché siamo fragili, siamo umani e pure coglioni. Forse dobbiamo vivere, come diceva il grande Gaber, facendo “finta di essere sani”.

#RinoGirimonte

Nato calabrese nella penuria degli anni ’50, a Roma sono cresciuto, ho frequentato la scuola della strada, l’università di filosofia e delle lotte, piccole e grandi patrie mi abitano ” amo la libertà delle righe sussurrate, insurrette, in eterna guerra contro le frasi armate”.