IL TALENTO NON HA ETÀ

DI MASSIMO WERTMULLER

Scusate il disturbo, volevo raccontarvi una storia personale ma non troppo. Volevo parlarvi un minuto del mio lavoro. Dunque, oggi, nel mio ambiente, se non ti rendi disponibile per un provino diventi un fuorilegge. Anche se hai l’età mia, che non è quella di Matusalemme, ahò, ma che è quella comunque di chi fa questo mestiere da 44 anni, sei costretto a ricordare di te, a riproporti. Una incombenza, questa, che un edicolante e un ingegnere non hanno. Ma comunque, io la trovo pure una via giusta, e doverosa, da parte di un regista, per vedere se quell’attore è giusto in quel personaggio che lui ha sempre avuto in testa. E qui, però, già cominciano i guai, perchè grazie soprattutto al “reference system”, in realtà chi porta, assieme al suo nome, più lavoro fatto, più premi, più nomination, lavora più di quello che magari per quel personaggio era più giusto. Lo dico per quelli che non sono addetti, lo so che gli addetti lo sanno. Dispiace, anche perchè non solo non esiste, in realtà, alcun nome che fa fare le file di sacchi a pelo, dalla notte prima della prima, davanti a nessun cinema, ma anche perchè in altri paesi vedi facce bellissime e attori sconosciuti, bravissimi, impegnati magari in meravigliose fiction televisive. E, anche se questa legge del “reference system” oggi è meno attiva, comunque ha fatto disastri incalcolabili. Una legge elitaria, che è stata pure voluta dalla sinistra eh….Ma vengo umilmente a me….Mi chiamano per l’opera prima di un regista che non avrebbe manco l’età del figlio che non ho mai avuto. Io, già da quando entro nell’ufficio, mi comporto da scritturato, quasi come fossi il padrone lì, facendo già la mia bella figura, ma non sapevo, invece, manco che avrei dovuto leggere una scena con lui. Quindi, dopo aver capito che era un vero e proprio provino, una parte dell’incontro si è passata a cercare qualcuno che avesse un paio di occhiali da prestarmi, anche perchè la prima mia lettura sembrava fatta da un cyborg. Sono entrato in quell’ufficio credendomi uno scritturato, e me ne vado invece sapendo di dover attendere una risposta. E stiamo parlando di un ruolo divertente, bello, ma piccolo eh, da tre , quattro pose. Oggi arriva questa sentenza: ” Massimo, se il protagonista giovane del film che viene scelto è quello con un certo nome, il personaggio puoi farlo tu, se invece quello che viene scelto è quello con meno nome devono trovare per il tuo ruolo un attore più famoso di te…”. Testuale. Hai capito sì? 44 anni di lavoro, ma un curriculum cominciato con Ettore Scola, Gigi Magni, Giuseppe Patroni Griffi, Antonello Falqui e tanti altri magnifici nomi, oggi non mi serve quasi a niente….Certo, se non avessi avuto appunto le mie conferme sul fatto che questo mestiere avrei anche potuto farlo, ne avrei scelto subito un altro, ma per me ha scelto la vita. Comunque, non passa giorno che io non mi chieda, mi dovete credere, in relazione a certi traguardi odierni che io mi aspettavo di raggiungere, e senza lamentarmi di una carriera che invece credo bellissima, dove ho sbagliato io. Ma per quanto me lo chieda non trovo tutti questi errori, devo essere sincero. Ne trovo invece in un sistema che è difficile da sovvertire. Fa parte endemica, ormai, di un comportamento acquisito. Lo stesso poi che fa fare una foto, o un selfie, assieme a un “tronista” invece che con un attore che ha interpretato con successo un Amleto in un teatro pieno. Lo stesso che fa passare sotto silenzio i premi della Biennale di Venezia per il teatro, a fronte del baccano per quelli al cinema. Ma quello che dico io, e tutto quello che dico lo dico per tanti altri colleghi, è che almeno il meccanismo sia giusto. Non è possibile che questo mestiere abbia così la memoria corta, sia così distratto e irriconoscente. Questa mancanza di considerazione che in troppi casi esiste per l’esperienza, i curricula, il merito e il talento. Non sempre agisce così, per fortuna, il meccanismo, e quando vedi un bravo attore o una brava attrice che hanno successo , che sono giusti per quel ruolo che ricoprono, ti si apre il cuore e sei orgoglioso del tuo lavoro. Ma in generale funziona male. Troppo, davvero troppo figlio, questo lavoro, dell’occasione giusta, della furbizia, del sapersi proporre, delle conoscenze, dei posti giusti….Ecco, insomma, non ce la facevo più a tenermelo per me, perchè comunque c’è sempre troppo silenzio attorno a una questione sofferta da tante attrici e attori, rispetto a poche e pochi, e che nessuna associazione, sindacato, unione, sembra poter mai scalfire…Ah, poi, se qualcuno mi viene ancora a dire ” ma se uno è bravo lavora sempre…” gli parto proprio de capoccia eh….

#MassimoWertmuller

 

Nato a Roma il 13 agosto del 1956
è un attore e doppiatore italiano.
Nipote della regista Lina Wertmüller, dopo aver esordito in teatro nel 1976 con Luci di Bohéme, spettacolo presentato alla Biennale di Venezia, nel 1978 inizia a frequentare il Laboratorio di esercitazioni sceniche di Gigi Proietti. Insieme ai compagni di corso Paola Tiziana Cruciani, Shereen Sabet, Rodolfo Laganà, Patrizia Loreti e Silvio Vannucci fonda il gruppo comico La Zavorra, attivo nel teatro cabaret e nell’intrattenimento televisivo fino al 1984.