“Le parole sono la tua balena bianca e tu, disperato capitano Akab, le ricerchi come la balenottera per tutta la vita. Ed è una ricerca affannosa e affannata, dolorosa e dolente. E le parole possono essere in versi o in prosa, dette o ascoltate, a volte sussurrate, altre urlate. Possono lisciare gli angoli sgualciti del cuore o, come scudisci, scorticare la pelle. E si trasformano a volte le parole, in forme, in colori, in musiche e capita che tu possa parlare con scalpelli o pennelli, tastiere e pentagrammi e ti illudi di vedere all’orizzonte lo zampillo dello sfiatatoio agognato. Ma non è Moby Dick, è un capodoglio nero come la pece, o forse una balenottera giallina o rosa, mai la Balena Bianca. E allora, Akab affranto, ricominci daccapo con il tirare fuori il tuo dentro: parole, colori, forme e melodie.”
Queste poche righe che avevo scritto per l’occasione furono lette da Sergio Chienni l’anno scorso prima del mio intervento al Festival. Il titolo della manifestazione del 2019 era però “Il potere delle parole”.
Quest’anno il tema è “Il Rumore del tempo”.
E il tempo quest’anno ha fatto davvero un gran fracasso. Urla e gemiti per il suo stravolgimento, il tempo per cause a lui esterne, per questo morbo assurdo, ha modificato abitudini e comportamenti, spesso anche idee e pensieri.
Ha invertito anche le stagioni della kermesse. L’ha trasportata di colpo dalla primavera all’autunno. Ma in mezzo a tanto frastuono, a tanti stridii siamo certi che la qualità non ne risentirà.
Grandissimi nomi saranno presenti in questa edizione che si sperava fosse post-pandemica e invece ci siamo ancora dentro ed il tempo fa ancora un gran rumore.
Tanti auguri agli organizzatori, all’amministrazione, ai partecipanti.
https://www.aterranuova.it/moby-dick-festival-2020/