IL MISSILE ED IL SILURO

Di Mario Rigli

Ma io mi voglio alleggerire oggi. Posso ? Anche se non posso lo faccio lo stesso. Non ce la faccio più a sostenere questo buco dentro, questa angoscia, questo malessere incredibile. Non è che ne ero esente gli altri giorni, m il Covid ha scavato di più, il Covid e tutte le parole a vanvera dette da molti, il Covid e tutte le farneticazioni che ne sono seguite. Ma era da prevedere. Tra un po’ arriveranno anche i negazionisti, anche i complottisti che costruiranno favole e fole, anzi sono arrivati e quasi da subito. Ma oggi non me ne vogliate, voglio fare altro. Non è disimpegno, è solo voglia, almeno per un po’, di leggerezza.
Sono andato a pesca una mattina di queste con Riccardo e ve lo voglio raccontare.
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Quando siamo riusciti a trovare la stradella che conduceva dalla statale all’Arno eravamo proprio sotto il grande missile . Quando da bambino passavo sotto, lo consideravo sempre un missile. Mi piaceva nella mia fantasia di bimbo pensare che da lì a poco si sarebbe staccato da terra per arrivare alle stelle. Non importa se non aveva la testa affusolata, anzi se non aveva la testa proprio. Sotto come carburanti accesi ribolliva la pescaia dell’Arno. I motori arano già pronti per la partenza. Dopo ho saputo che era un acquedotto che riforniva di acqua potabile a tutta San Giovanni Valdarno . Mi piaceva anche questa cosa, che il ribollire delle acque dell’Arno filtrate e purificate dessero da bere alla gente. Ma per me è sempre “il missile” anche se ho 13 lustri di età. Anche Riccardo mi ha chiesto cosa fosse quella costruzione ed io ho cercato di dirgli quello che sapevo a proposito. Siamo scesi giù. Ho osservato la pescaia quasi in secca, l’acqua defluiva solo dalla parte destra. Tutto il resto asciutto. Dei tronchi galleggiavano in quella che doveva essere profonda come un lago alpino.
Si è preparato Riccardo. Io ho fatto altro. Dati i miei lustri, forse, sentivo freddo e ho acceso un fuoco. Dovevo scaldarmi almeno un po’, almeno le mani prima di cominciare a montare la canna fissa che Riccardo aveva portato per me.


Lui pescava con altre tecniche. Pescava a spinning. Tecnica che non fa per me. Io pesco di solito a fondo e aspetto, magari mi metto a leggere o a pensare, ma non mi sogno nemmeno di gettare e ritirare, gettare e ritirare.
Ma quello che mi ha sorpreso è che non c’era anima viva nell’Arno. Dentro l’acqua intendo, Perché al nostro arrivo la terra e l’aria era affollata. Almeno due gruppi di folaghe si sono alzate in volo. E una vera colonia di Cormorani ha lasciato la pescaia. Già parlare ci cormorani all’Arno è tutto dire. Il Cormorano è un uccello tropicale eppure l’Arno è divenuto il loro tropico particolare. E poi decine e decine di gabbiani schiamazzanti e bercianti con il loro stridii sgradevoli e gutturali. Il loro grido è quasi dolce al mare, ma qui sull’Arno è veramente cacofonico.


Ma nell’acqua niente di niente. Un tempo gruppi di alborelle, lasche cavedani erano visibili ovunque. E poi barbi, tinche, carpe, reine, lucci. Ghiozzi sotto i sassi della stroscia. Ora niente di niente. I cormorani e i gabbiani avevano fatto piazza pulita.
Ma non solo loro. Il nemico veniva dalle grotte e dalle tane delle rive dell’Arno. Il pesce siluro.
Il siluro è una bestiaccia, non nel senso che non è commestibile, anzi. Specialmente nel nord ci sono ristoranti specializzati nella cucina del siluro.
E’ una bestiaccia nel senso del suo essere predatore. Nessuno sfugge alla sua bocca, non solo pesci , ma anche crostacei come gamberi e granchi, anche mitili di acqua dolce e di grandi dimensioni che stritola letteralmente. Il Silurus glanis ha fatto tabula rasa della fauna ittica dell’Arno. Già nel 1957 è stato catturato un esemplare nell’Adda. Ma chi lo ha portato in Italia? La spiegazione più verosimile è quella dell’importazione da parte dei gestori di piccoli laghi a pagamento. Poi i pescatori con pesci ingombranti in macchina se ne sono liberati buttandoli nel primo rigagnolo a portata di mano. I primi fiumi ad essere impestati sono stati il Po e l’Adige. Solo da qualche decina di anni sono presenti anche nell’Arno e nel Tevere.
Oggi l’Arno assomiglia più al Danubio che ad un fiume italiano, almeno per la fauna ittica.
Non vi dico altro. Farò parlare le immagini. Si abbiamo catturato un pesce siluro anche di discrete dimensioni. Riccardo non ha avuto il fegato di lasciarlo morire e lo ha ributtato in acqua. Io guardavo il siluro e il missile, il missile e il siluro.

#MarioRigli

Nato a Terranuova Bracciolini il 7-7-49. Si è occupato di poesia e narrativa da sempre. Ha partecipato, con importanti riconoscimenti, a numerosi premi letterari nazionali e internazionali. Nel corso del 1985 ha pubblicato il volume di racconti “Laurine” presso l’Editore “La Ginestra” di Firenze, ha ottenuto la targa di rappresentanza alla decima edizione del Premio Casentino, il Primo Premio Assoluto al “Cardo d’Argento”, il 1° assoluto a Concorso Internazionale “Natale di Pace” a Roma. Per il complesso della sua attività gli è stato conferito il riconoscimento “Gli Etruschi” a Roma. Nel 1986 ha conseguito il Premio Speciale “Trofeo delle Nazioni” a Roma, il 2° ex-aequo per la poesia al concorso “Federico Garcia Lorca” , il 6° premio per la narrativa alla XVI edizione del premio “San Valentino” di Terni, il Trofeo di Rappresentanza alla undicesima edizione del “Casentino”, il 5° ex-aequo per la poesia al premio “Città di Cava”: Nello stesso anno gli è stato conferito il riconoscimento “I Protagonisti”. Nel 1995 ha pubblicato la raccolta poetica “Immaginato nettare” con l’editore carta verde e nel 1998 la raccolta poetica “A ticket to hell” a due mani con il figlio Filippo sempre per l’editore Carta Verde. Suoi lavori recenti sono “Schegge di Luna” pubblicato in arabo nel 2013 ad Amman in Giordania traduzione e prefazione del poeta e traduttore Nizar Sartawi. Una pubblicazione a Mombay sempre nel 2013 in lingua hindi da parte della poetessa e traduttrice Vijaya Kandpal. La traduzione e la prefazione per il poeta arabo candidato al nobel per la poesia Munir Mezyed del volume “Le uve della vigna del cielo” pubblicato in Italia da Albatros nel 2011. Ha partecipato come unico autore italiano alla antologia poetica internazionale “The second genesis” pubblicata a Waipur India. Nel 2014 è stato coautore del libro “Intelligenze per la pace” insieme a Gianmario Lucini per le edizioni CFR. Nel 2014 ha scritto la prefazione e illustrato il libro “Le luci del Pratomagno di Ulisse Giovannuzzi. Nel 2015 ha scritto la postfazione del volume : “Storia di una mattonella di graniglia” di Fernando Poccetti. Nel 2016 ha tradotto in Italiano e ha fatto la prefazione per il volume “The birth of a poet” del poeta libanese Mohammad Ikbal Harb edito da Inner Child Press (Usa) e ha partecipato con sue poesie alle antologie internazionali “Morocco” e “Aleppo” sempre edite da Inner Child. Nel 2017 si è tenuta una sua retrospettiva nella sala del Consiglio Comunale di Terranuova Bracciolini, di pittura, scultura, poesia, narrativa e musica di quarant’anni del suo lavoro. Nel novembre del 2017, come paroliere è uscito il suo CD “Poesie in Musica” musicato, arrangiato e cantato da Fabio Martoglio. Le sue poesie sono tradotte in inglese, francese, spagnolo, portoghese, macedone, russo, arabo, hindi, pagasinian, tedesco . Suoi racconti e poesie sono presenti in antologie e riviste. Come pittore e scultore ha partecipato a molte mostre regionali e nazionali.