IL CANARO, NOI, WILLY

Di Paolo Varese

 

Roma, via della Magliana 253L, febbraio 1988. All’interno di una toeletta per animali un uomo viene ucciso. Si scoprirà in seguito che la vittima era un pugile fallito, un delinquente di mezza tacca, un bullo. Nella zona tutti lo conoscevano, e nelle interviste usciva spesso la frase “se gli stavi simpatico non ti faceva nulla”. Molte persone dichiararono che Giancarlo, questo il nome dell’uomo, aveva atteggiamenti arroganti, che spesso prendeva moto parcheggiate senza chiedere il permesso, abusando della sua fama, e della sua nomea di pugile. Un bullo, uno di quelli che usava la paura come mezzo coercitivo, e che aveva una sua vittima prediletta, Pietro De Negri, il proprietario della toeletta per cani. Fu lui ad uccidere Giancarlo, e poi si disfò del corpo dandogli fuoco, ma lasciando intatti i polpastrelli perchè fosse identificabile. Si risalì a De Negri in pochissimo tempo, e venne fuori la verità, fatta di angherie, soprusi, vessazioni e taglieggi. Emerse uno scenario in cui la vera vittima era il De Negri. Vittima della sua vigliaccheria, della sua incapacità di ribellarsi, di dire basta ad una situazione in cui il pugile si faceva forte con un uomo dal carattere debole, sopraffatto dal vizio della cocaina, con piccoli precedenti penali. Il pugile venne ucciso con delle martellate in testa, ma De Negri raccontò di sevizie, di torture, di averli amputato diverse parti del corpo per poi cauterizzarle, in modo da far durare di più la tortura. L’autopsia smentì questa ricostruzione, i fatti erano avvenuti solamente nella mente dell’omicida, ed erano talmente radicati da essere scambiati per reali, veramente accaduti. Il canaro della Magliana, divenne il simbolo degli oppressi che si ribellano, ma non dei coraggiosi, non di coloro che ci mettono la faccia ed il cuore. Il cuore, come quello del povero Willy, spaccato in due dai colpi ricevuti da balordi, da criminali senza scrupoli. Da gente come Giancarlo, da chi approfitta della sua forza, da chi si approfitta di chi non ha la forza di ribellarsi. La gente che gira la testa dall’altra parte, perchè sa che rischia, che non vale la pena, che abbassare lo sguardo preserva da conseguenze più gravi, come è successo recentemente a Napoli, dove un ragazzo ha perso le gambe per una lite da strada, per questioni di traffico e precedenze dovute. C’è stato il canaro, poi Willy, e poi ci siamo noi, noi che siamo in mezzo, noi che se provocati pensiamo alle conseguenze, a ciò che abbiamo da perdere, anche se spesso, troppo spesso, perdiamo la dignità. In alcuni ambiti si dice che è meglio un pessimo processo che un bellissimo funerale, e forse è vero, forse a volte viene quella voglia di reagire, quel desiderio di avere addosso una pistola, per sentirsi sicuri, per dire al prepotente di turno che stavolta ha sbagliato bersaglio. Perchè per i bulli questo spesso siamo: bersagli. Ma non è solo la paura a tenere a freno le nostre reazioni, c’è anche quella maledetta compassione che ci impedisce di essere crudeli, folli. Per noi ferire qualcuno è una sofferenza, una crudeltà inammissibile, ed è questo che i balordi, le bestie a due zampe non capiranno mai. Per loro chi non alza la testa non è un uomo, ma in realtà è umano pensare alle conseguenze che si possono cagionare. Quel colpo di pistola che spariamo nella nostra mente ci perseguiterebbe per tutta la vita, e solo il pensarci crea una eco morale che difficilmente abbandona. C’è stato il canaro, poi Willy, e poi ci siamo noi, e Willy era come noi, lui si, che si è intromesso in una lite per appianare la situazione, non per sfidare. Ha cercato di usare la ragione con chi ha il cervello intriso solamente di violenza, con chi non si preoccupa delle conseguenze delle proprie azioni, l’importante è mostrarsi maschi, forti, duri. Ci sono le vittime, ci sono i carnefici, manca solamente la giustizia. E poi ci siamo noi, che siamo eroi proprio nel momento in cui decidiamo che è più importante vivere-

#PaoloVarese

nato a Roma nel 1968, segno zodiacale leone. Vive e lavora nella Capitale da sempre, appassionato di cinema, letteratura, arti visive. Rifugge il gossip e i programmi contenitore, preferendo la natura.