Grande è la confusione sotto il cielo

Di Rino Girimonte

Poi ci sarebbe il mantra per cui siamo di fronte a un virus interclassista. Forse qualche riccaccione cade pure ma quanti Ronaldo, oltre che cannoniere adesso pure virologo, quanti Briatore avete visto in fila, per ore, al Drive In per un tampone? Ed è lo stesso fare la quarantena in un appartamento di 60 metri quadri o nella villa di Bocelli? Quanti famosi a bivaccare in un’ambulanza perché non riescono nemmeno ad entrare in un pronto soccorso? Sicché, solo la morte pareggia le differenze di classe, per il resto non è cambiato niente ma, alle disuguaglianze sociali e tra i popoli della terra, dobbiamo aggiungere lo scontro mortale tra la specie umana e tutte le altre, vegetali e animali. Noi uomini gli rubiamo spazio vitale, cementificando pure l’aria, e loro ci ripagano con le sette piaghe d’Egitto.
Posteggiati in soffitta i Bignami del pensiero marxista, archiviato il tumulto civile, politico, sociale dell’altro secolo, la globalizzazione ha mischiato il paesaggio umano e sociale, con l’arricchimento e, soprattutto, l’impoverimento senza precedenti di milioni di persone. Si creano aspettative di bisogni fittizi, spesso irraggiungibili, c’è il miraggio di avere tutto ciò che ha l’altro e la paura di scivolare nella classe inferiore, d’impoverirsi, di perdere il poco che si ha, e questo bisogno di avere, anche il superfluo pensando che sia necessario, sostituisce la canonica lotta di classe, la consapevolezza dei propri diritti e, l’organizzazione necessaria per ottenerli, lasciano il passo a un cittadino anonimo, consumatore compulsivo di merci e di spazzatura culturale. Scendono in piazza, a parte un po’ di esercenti, una composizione umana non detettabile con le categorie della politica di un tempo, scende in piazza, nonostante la sofferenza dilagante, pochissima gente. Nella confusione dei nostri tempi, brandelli di disperazione si uniscono senza sapere dov’è il nemico, s’ammucchiano frustrazioni di giovani delle periferie urbane, tifoserie varie, fascisti, centri sociali e varia umanità condita di un’ignoranza dilagante, naturalmente la magnifica opposizione, confondono un virus con il potere, non si limitano ad esigere il sacrosanto soccorso dal governo, lo accusano di aver inventato la pandemia nell’universo mondo e di volerci confondere sulla geomorfologia della terra. Come se il potere avesse bisogno di un malattia per imporre il suo dominio. Forse è il potere stesso la malattia. Spuntano oggi, nelle piazze italiane, contagiati da un protagonismo di rivolta, e non li abbiamo mai visti protestare, in tutti questi anni, per il massacro dei servizi pubblici, dei beni comuni. Abbiamo passeggiato, quest’estate, in lungo e in largo per l’Italia e l’Europa, il puzzone nella bisaccia, ci siamo impapati di tutti gli umori, ci siamo scambiati goccioline più di una foresta pluviale, ripassate nei vostri cellulari gli abbracci e i selfie dei mesi caldi, crolla la Borsa in tutto il mondo, ma la colpa è di Conte. Come se gli altri paesi non stessero peggio di noi, io, nel mio comune, sono da un mese in zona rossa e, adesso che stavamo per uscirne, il lookdown lo applicano a tutte le regioni. Siamo nella stessa merda, dappertutto il modo di vivere consumistico ci ha uniformati, l’assenza di una coscienza sociale, di un sentimento di comunità umana, ci consegna alla solitudine di una rabbia contro i mulini al vento. Siamo farina di quei mulini. Non solo portiamo pantaloni strappati, ma abbiamo l’anima in frantumi ed il cervello al macero.

#RinoGirimonte

Nato calabrese nella penuria degli anni ’50, a Roma sono cresciuto, ho frequentato la scuola della strada, l’università di filosofia e delle lotte, piccole e grandi patrie mi abitano ” amo la libertà delle righe sussurrate, insurrette, in eterna guerra contro le frasi armate”.