ELEONORA E DANIELE

Di Rino Girimonte

Ed era troppa quella felicità che, interamente vissuta, andava interrotta, a cui bisognava dare morte, che suscitava invidia, sconcerto, forse anomala in tempi come questi, allora va fatta a pezzi con il coltellaccio affilato in silenzio, per non suscitare sospetti, per dare piacere all’anima turbata, di fronte al meraviglioso delitto di amarsi. E si agisce così, come chi, quel giorno, non ha niente da fare, niente che possa scuotere la monotona litania di una giornata qualunque. Quanto minuzioso impegno, i tempi scanditi dall’ansimare omicida, il copione scritto con appunti di sangue. Che tutto sia pulito, smacchiato, igienizzato, che siano quegli occhi testimoni dell’ultimo abbraccio d’amore, quegli occhi che non sanno sopportare la normalità del bene. Perché è giudice e boia della sua sentenza e non ha rimorsi da condividere e si parlerà di lui, delle sue solitudini, dei disagi, dei vent’anni sprecati in un’ora, poi forse si pentirà, ma la certezza di cui è replica è una sola: l’insopportabile gratuità del male, che si prende in anticipo la sua ricompensa, sotto forma di quei corpi trucidati che non hanno perdono, e nessuno può perdonare, e ti lascia l’impotenza della giustizia, quando la vendetta ti urla dentro e lo stato e le sue leggi non possono alleviare.

Rino Girimonte

Nato calabrese nella penuria degli anni ’50, a Roma sono cresciuto, ho frequentato la scuola della strada, l’università di filosofia e delle lotte, piccole e grandi patrie mi abitano ” amo la libertà delle righe sussurrate, insurrette, in eterna guerra contro le frasi armate”.