DORMONO, DORMONO SULLA COLLINA

Di Rino Girimonte

Perdere quella vita che ti sta crescendo dentro, solo una madre ne potrà dire, ne potrà tacere, autorizzata da un Ministero senza ministro. Dopo la terribile decisione, che sia la natura e la disgrazia o la volontà, l’autonomia e la libertà della donna, nelle condizioni previste dalla legge, non importa. Sempre una madre accompagna quel gesto estremo morendo un po’ anche lei. Ma non fino al punto di vedere, in vita, il suo nome scritto come sulla collina di Spoon River.
Una distesa di croci spoglie, ognuna ha una scritta col pennarello indicante il nome di una donna e un numero di registro, chissà perché è stato ignorato il padre, forse la concezione avvenne per spirito infuso. Ce ne sono qualche centinaio al cimitero Flaminio di Roma, uno dei più grandi d’Europa. Nessun fiore, nessuna luce votiva, solo qualche giocattolino.
Una croce, un nome, la data, hanno risparmiato la foto, e c’è il paradosso di morire a tua insaputa. Se almeno l’avessero avvisata, si sarebbe data il gusto di vedere compiere l’aspirazione più profonda, più trascendentale dell’essere umano: assistere al proprio funerale.

#RinoGirimonte

Nato calabrese nella penuria degli anni ’50, a Roma sono cresciuto, ho frequentato la scuola della strada, l’università di filosofia e delle lotte, piccole e grandi patrie mi abitano ” amo la libertà delle righe sussurrate, insurrette, in eterna guerra contro le frasi armate”.