COPRIFUOCO? TODO DEPENDE

Di Rino Girimonte

Quella parola, in inglese, faceva paura, alludeva a reclusione, a dittatura, c’era chi era disposto a battersi per scongiurarla, dicevano, questi combattenti che, con la scusa del virus, qualcuno stava uccidendo la libertà, la democrazia. Lookdown, non si poteva nemmeno pronunciare. Poi l’hanno tradotto e, nella lingua di Dante, suona più dolce, niente a che vedere con scenari di guerra, con bombardamenti. No, “coprifuoco”, quando non lo decreta questo Governo liberticida, è sinonimo di scampagnata. Chissà come ne usciranno magari, come per incanto, spariranno i timori, d’altra parte le sorti, la responsabilità della decisione, adesso, sono in buone mani, in quelle dell’ineccepibile Fontana i cui meriti, ogni giorno, sono sempre più evidenti e i lombardi ne sono spettatori privilegiati. Magari il suo capo penserà che il provvedimento regionale gli farà perdere il voto dei commercianti, non sia mai, mica si può mettere sullo stesso piano il consenso elettorale con la salute. Chi smentirà chi? Ma, dico io, possibile che il ligio governatore abbia deciso un’ordinanza di questa portata senza consultare con il capataz? Boh! Anche nella tragedia, scavando, si trovano momenti di comicità.
Ne vedremo delle belle. Naturalmente, i maggiordomi in livrea verde cercheranno di coprire la ritirata, con la loro boccuccia a culo di gallina, emetteranno qualche pigolio e la coerenza sarà salva.
Per il momento la misura prevede la chiusura dalle ore 23 alle 5 del mattino. Una mini dittatura? La firma o non la firma?
Come si dice lockdown in lumbard?

#RinoGirimonte

Nato calabrese nella penuria degli anni ’50, a Roma sono cresciuto, ho frequentato la scuola della strada, l’università di filosofia e delle lotte, piccole e grandi patrie mi abitano ” amo la libertà delle righe sussurrate, insurrette, in eterna guerra contro le frasi armate”.