CI LASCIA MASSIMO CAMPANINI, ILLUSTRE ISLAMISTA E STORICO DELLA FILOSOFIA

Di Angelo D’Orsi

Ogni anno ha le sue pene, ma questo 2020 sta rivelandosi davvero come un annus horribilis. Mancano ancora parecchie settimane alla fine, ma non sono sicuro che il 2021 ci elargirà gioie. Tutt’altro. Ma ora, dichiaro la mia stanchezza: sono stanco di annunciare la morte di questi e quelli. Sono stanco di piangere amici, colleghi, e persone che ammiravo. Sono trascorsi solo 5 giorni da quando se n’è andata Carla Nespolo, e ancora piango Gian Mario Bravo morto a fine aprile, quando giunge una ennesima notizia ferale. Stavolta è Massimo Campanini a lasciarci: personaggio poco noto, perché serio, scientificamente preparato, e schivo. E benché fosse una delle massime autorità non soltanto italiane in fatto di Islam, antico e moderno, di storia delle religioni e delle filosofie del Medio Oriente e del mondo arabo, nei palinsesti radiotelevisivi era assente o quasi. Si sa che specie nel piccolo schermo vengono prediletti coloro che urlano, quelli che hanno il sorriso stampato sulla bocca, e quanti parlano di tutto, perché non hanno studiato seriamente nulla.
Campanini era nato nel 1954, a Milano e a Milano è spirato oggi 9 ottobre; non so se c’entri la maledetta Covid19, anche se sembra che la causa diretta della morte sia stata un infarto. Aveva avuto una carriera accademica anomala, difficoltosa, arrivando piuttosto tardi alla cattedra, segno di indipendenza e, sottolineo, di competenza. Era uno studioso, prima di tutto, e poco si preoccupava delle “compatibilità” e anche della comunicazione. Questo lo ha sempre un po’ penalizzato, ingiustamente. Ma pochi come lui sapevano districarsi in quell’universo filosofico, religioso, culturale e politico che è l’Islam. La sua produzione libraria è immensa: una trentina di volumi, un centinaio di articoli scientifici. E conferenze, interviste, oltre alle lezioni in varie sedi, da Urbino a Trento, da Napoli a Pavia. Campanini sapeva discettare sul Corano come sulla situazione politica attuale del Maghreb, ci ha fatto conoscere meglio giganti del pensiero quali Averroè e al-Fahrabi, facendoci capire che i filosofi non erano solo nel mondo greco…: tutto, sempre con pacatezza e informazione precisa ed esatta. Le sue analisi teoriche e geopolitiche, le sue ricostruzioni storiche ci consegnavano un ritratto sfaccettato e critico del mondo islamico, contro la chiacchiera giornalistica oscillante tra il vituperio e la banalizzazione.
È una voce importante quella che si è spenta oggi. Per lui, da domani parleranno i suoi libri, di cui ricordo solo quelli a me più noti: “Islam e politica” (1999); “Storia dell’Egitto contemporaneo” (2005), “I sunniti” (2008); “L’alternativa islamica” (2012);.”Il Corano e la sua interpretazione” (2013); “Islam, religione dell’Occidente” (2016); “Dante e l’Islam: l’empireo delle luci” (2019); “Pensare nell’Islam” (2019). E l’ultimo, apparso proprio quest’anno, nella bella collana di biografie di Salerno Editrice: ”Maometto, l’inviato di Dio” (2020).
Campanini era nel Comitato Scientifico di “Historia Magistra” e aveva partecipato ad alcune iniziative tra le quali il convegno sul 1956 i cui atti purtroppo non hanno ancora visto la luce. Così come non è stato ancora pubblicato il volume collettaneo per festeggiare i 10 anni (ormai 12) della rivista, che uscirà col titolo “Il diritto alla storia”, presso Accademia University Press, nella BHM, la Biblioteca di Historia Magistra, a mia cura. E mi coglie un senso di colpa per il ritardo di queste pubblicazioni, che aggrava la malinconia per la perdita di un uomo di tanto valore.

#AngeloD’Orsi

Professore ordinario di Storia delle dottrine politiche prima presso la Facoltà di Scienze Politiche, poi presso il Dipartimento di Studi Politici, infine presso il Dipartimento di Studi Storici dell’Università di Torino, ha in precedenza insegnato all’Università Statale di Milano e in quella del Piemonte Orientale, sede di Alessandria e nell’Università della Valle d’Aosta, anche se era già incardinato nell’ateneo torinese. Ha cessato l’insegnamento il 31 ottobre 2017. Si è occupato di militarismo e pacifismo, di nazionalismo, di futurismo e di fascismo, di nuove guerre, di intellettuali italiani ed europei in età contemporanea, e soprattutto di Antonio Gramsci. Ha lavorato molto anche nei settori della metodologia storica e della storia della storiografia[1].
Ha insegnato in atenei stranieri, in particolare in Francia e in Brasile. Ha tenuto e tiene conferenze in varie sedi istituzionali e no, in Italia e fuori.
Fa parte di diversi comitati scientifici di riviste e ha fondato alcune collane editorialli e alcuneriviste: Nuova Sinistra. Appunti torinesi (1971-1974), Nuvole (1991, da cui poi si è allontanato), Quaderni di Storia dell’Università di Torino (1996-2001), Historia Magistra. Rivista di storia critica (2009-in corso), Gramsciana. Rivista internazionale di studi su Antonio Gramsci (2015-in corso). Ha inoltre fondato FestivalStoria (2003, 1ª edizione 2005). Ha collaborato con diverse testate giornalistiche (Il Sole 24 ORE, Corriere della Sera, La Stampa, Quotidiano dei lavoratori, il Fatto Quotidiano).
Scrive per MicroMega, edizione cartacea e on line, il manifesto e occasionalmente per altre testate, su carta o elettroniche. Ha un blog personale chiamato “Istruitevi, Agitatevi, Organizzatevi”.