BRASILE BOLSONARO, LIBERI DI MORIRE DI COVID, MA SUL RESTO TUTTO SOTTO CONTROLLO

DI ENNIO REMONDINO

Le mani di Bolsonaro sui dati del Brasile. Un nuovo registro online aumenta la già stretta sorveglianza sui cittadini: aggregherà cartelle cliniche, informazioni biometriche e scan della retina. Una rete del controllo che si aggiunge a sensori, telecamere ovunque e software per il riconoscimento facciale. Nel frattempo, il coronavirus quasi negato dal presidente, ha contagiato 4 milioni e mezzo di brasiliani, uccidendone 135 mila.

Fu la più grande democrazia dell’America Latina

Per anni, q1uelle che è stata la più grande democrazia dell’America Latina è stata leader nella gestione dei dati, a vantaggio dei cittadini e a loro tutela. Nel 1995, con Fernando Cardoso presidente, il Brasile inaugurava l’Internet Steering Committee, ma, precisa Tommaso Grossi sul Manifesto, «un comitato di enti pubblici e privati che già allora si apprestava a tracciare delle linee guida per governare il digitale». Servire ma non spiare, era più o meno il motto

Poi Snowden e gli yankee spia e spiati

Nel 2014, dopo le rivelazioni di Edward Snowden sui programmi di sorveglianza americana, il governo di Dilma Rousseff crea il ‘Marco Civil’, un apparato politico-legislativo per una gestione democratica e trasparente del web. Più fortunato della proposta della cancelliera tedesca Merkel, che propose invece di limitare internet ai confini europei, il Marco aprì la strada alle prime carte dei diritti del digitale. E meno di quattro anni dopo le vicende di WikiLeaks, il congresso brasiliano faceva approvare la Legge di Protezione dei Dati: «Un documento da cui il GDPR (General Data Protection Regulation), il Regolamento generale per la protezione dei dati personali  europeo chiaramente prende ispirazione», scriveva la Commissione.

Sovranismo e tutela dei diritti litigano

La svolta autoritaria di Bolsonaro non ha riguardato solo l’espressione territoriale del suo potere, ma anche l’infrastruttura che regola il rapporto tra governance e tecnologia. «Nell’ottobre 2019, Bolsonaro ha firmato un decreto che obbliga tutti gli organi federali a condividere la maggior parte dei dati in loro possesso sui cittadini brasiliani, dalle cartelle cliniche alle informazioni biometriche, dal numero di previdenza sociale allo scan della retina, per aggregarli poi in un database unico, il Cadastro Base do Cidadão (Registro di base dei cittadini)». Da fare invidia alla Gestapo nazista o alla Čeka sovietica.

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